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Blini Maurizio 2022
Cultura e Spettacoli
Narrativa

«Quando Carlo Lucarelli mi consigliò di cominciare a pubblicare»

Lo scrittore Maurizio Blini ha presentato il suo ultimo romanzo “Torino. La chiusura del cerchio – Una nuova indagine di Vivaldi e Meucci”

Nei giorni scorsi, presso la libreria Mondadori, Maurizio Blini ha presentato il suo ultimo libro, “Torino. La chiusura del cerchio – Una nuova indagine di Vivaldi e Meucci” (Fratelli Frilli Editori). E’ il diciassettesimo in diciassette anni.
Scrittore molto prolifico, Blini, torinese, classe 1959, investigatore della Polizia di Stato per oltre 30 anni che ha lavorato a lungo ad Asti come vice-capo della Digos. Nella stesura di libri ha trovato il giusto ripiego ad un’altra sua grande passione nel mondo dell’arte, quella di paroliere e musicista.
«Nel 1982 ho dato l’esame da compositore a Roma – ha raccontato – e ho iniziato a scrivere canzoni. Con i colleghi della caserma di Vicenza ho anche fondato un gruppo, chiamato “Gli Squallidi”. Nel 1985 ho inciso un 45 giri, seguito da un altro nel 1991, poi sono passato dalla chitarra alla tromba e dalla musica leggera al jazz – ha continuato – fino a quando nel 2001, durante un concerto, ho subito un trauma acustico con un danno importante che mi ha causato la perdita dell’udito da un orecchio».

La passione per la scrittura

Spazio, allora, ad un cambio di rotta, che lo ha portato a trasformare testi musicali in racconti con cui ha partecipato a concorsi letterari, diventando così scrittore a tutti gli effetti. «Con quei racconti, scritti quasi per scherzo – ha sottolineato – ho vinto due concorsi e ad un terzo, indetto dalla Polizia di Stato per la rivista “Polizia Moderna”, sono arrivato secondo».
In giuria c’era Carlo Lucarelli che, avvicinandosi a Blini, gli ha detto: «Lei è arrivato secondo, ma per me questo racconto era il migliore. Perché non pubblica?».
Era il 2006 e quella domanda ha acceso in lui la famosa lampadina. Tornato a casa si è messo alla ricerca di una casa editrice. Ne ha trovata una ad Imperia, poi è passato ad altre, incominciando a farsi conoscere nel settore. E il suo nome è iniziato a girare, «tanto che mentre facevo la scorta a Silvio Berlusconi sono stato contattato anche da Camilleri», ha ricordato.
Un lavoro che lui definisce terapeutico «perché mentre scrivi ti confronti con te stesso – dice – e devi essere credibile, dicendo cose che conosci e a cui credi, che ti emozionano, perché un romanzo è come un pezzo di specchio rotto che ti riflette a 360°».

L’ultimo romanzo

Un libro poliziesco, l’ultimo romanzo, ambientato a Torino e che ha tra i protagonisti Mario, un pensionato di 87 anni, «filo conduttore di tutta la storia». Un romanzo che affronta anche tematiche sociali, quelle della quarta età, dei conflitti familiari. Un poliziesco che parte dalla scoperta di ossa umane durante uno scavo per posizionare un’area giochi e si sviluppa attraverso 350 pagine. E che vede il ritorno degli storici Vivaldi e Meucci, «investigatori che ho già tentato di far “morire” – ha ironizzato lo scrittore – ma a cui i miei lettori sono troppo affezionati e per questo motivo faccio tornare dal Brasile dove avevano aperto una agenzia investigativa».

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