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Quirico: "Nel giornalismo si deve raccontare solo ciò che si è visto e vissuto"
Cultura e Spettacoli

Quirico: "Nel giornalismo si deve raccontare solo ciò che si è visto e vissuto"

Il giornalismo è un mestiere in cui si combinano tante componenti, prima delle quali il dovere di fornire un'informazione corretta al lettore: come si possa vivere ed interpretare questo mestiere

Il giornalismo è un mestiere in cui si combinano tante componenti, prima delle quali il dovere di fornire un'informazione corretta al lettore: come si possa vivere ed interpretare questo mestiere è stato l'oggetto della conferenza tenuta alcuni giorni fa da Domenico Quirico nel salone della Società di mutuo soccorso "Fratellanza Militari in congedo", per l'occasione stracolma di gente.

«Componente essenziale di questa professione – ha detto Quirico – è il saper comprendere e comunicare quanto ci accade intorno partecipando, sentendo, vivendo in prima persona le emozioni di coloro che sono coinvolti nei fatti. Il vivere con loro le identiche emozioni è essenziale per poterle trasmettere al lettore. Attraverso la commozione si racconta: senza di essa non è possibile fare il giornalista, anche se oggi commuoversi non fa stile ed è considerata una debolezza. Vent'anni fa in Ruanda accadde un genocidio attuato non in modo industriale com'era stata la Shoah, ma con un diretto rapporto fisico fra assassino e vittima, che spesso avevano convissuto e si conoscevano bene. Là ho capito per la prima volta il rapporto di commozione con gli altri esseri umani, perché con il destino degli altri uomini c'era un rapporto diretto di responsabilità. Allora la professione giornalistica non ha compreso la tragedia, che portava una sofferenza nuova, ignota al secolo che pure aveva vissuto l'Olocausto: solo dopo abbiamo raccontato le chiese piene di cadaveri, i fiumi in cui scorrevano pezzi di cadaveri.»

Quirico si è mostrato molto critico verso la sua stessa categoria «all'interno della quale c'è un gran numero di canaglie – ha aggiunto – che non rispettano né sé, né gli altri. Per riscattarlo devo far sentir vivere e respirare le persone, come le ho sentite io. C'è il diritto di raccontare solo ciò che si è visto e conosciuto. Bisogna poter rispondere alle vittime: io ero con te e posso essere la tua voce. Al di fuori non c'è scrittura giornalistica, né diritto di raccontare. Nel momento in cui si scrive si è già superati dal tempo, ma in quella provvisorietà c'è il fascino del mestiere: scrivere un giornale è la lezione dell'unicità della scrittura e al contempo del suo fascino.»

Quirico ha poi raccontato delle esperienze vissute in Siria ed in Oriente: rispondendo alle domande di Paolo Monticone e dei moltissimi ascoltatori, ha fatto il punto sulla situazione attuale di quei Paesi, in cui la miopia di un Occidente che non sa vedere aldilà dei suoi momentanei interessi ha aperto le porte alle forze più radicali e violente, con le quali ci si troverà ben presto a fare i conti.

Renato Romagnoli

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