«Il silenzio ai miei concerti è l’applauso più bello: dimostra che lo spettatore sta introitando le parole che ascolta».
A parlare è il noto cantautore Roberto Vecchioni che domani (martedì), alle 21, salirà sul palco di piazza Alfieri per una tappa del suo “Tra il silenzio e il tuono tour” nell’ambito del festival Astimusica (per saperne di più clicca qui).
Cosa si deve aspettare il pubblico da questo spettacolo?
Il pubblico si aspetta le cose più straordinarie da me. Solitamente non anticipo nulla sullo spettacolo, ma qualche eccezione la posso fare. Sono andato a pescare canzoni lontane nel tempo, anche di 30 – 40 anni fa, che hanno fatto la mia vita, la personalità mia e anche di tanti amici (preferisco non chiamarli fan) che venivano ai concerti di allora (o dei loro figli che hanno ascoltato quei brani). Ad essere sincero, inizialmente volevo inserirne di più di questa tipologia, ma poi ho pensato che d’estate non bisogna proporre solo cose sconosciute, ma canzoni che suscitano emozioni e che fanno stare bene per una sera, pezzi molto amati e richiesti direttamente a me via internet.
Mi piace tornare, a questo proposito, sul concetto di emozione. E’ fondamentale. L’applauso è una risposta all’emozione. Ma, in realtà, spesso conta di più il silenzio mentre la canzone va, l’attenzione quando “non vola una mosca”. E’ l’applauso più bello, in quanto lo spettatore sta introitando le parole che sta ascoltando.
Questa comunione va avanti da sempre, ma mai come in questi ultimi due anni, dal festival di Sanremo in poi. I miei concerti sono pieni di gente, peraltro attenta, non solo curiosa. Il 2024 è stato un anno bellissimo e si sta ripetendo adesso.
Che rapporto ha oggi con il palco? Dopo tanti anni, quale significato ha per lei il momento del concerto?
Prima di salire la scaletta del palco sei sempre in ansia. Non c’è ragione, perché il pubblico è tuo, conosci le canzoni. Ma devi sempre batterti con te stesso, dire una cosa che fa bene a te, stupisce, suscita emozioni. Hai tutto mischiato insieme e solo quando sei salito e ricevi l’applauso, si scioglie tutto.
L’ultimo libro
Il tour prende il nome dal libro uscito nel 2024, ma lo scorso marzo è stato pubblicato il suo ultimo volume “L’orso bianco era Nero. Storia e leggenda della parola”. Ce ne parli…
E’ la vita che mi ha portato a pubblicare quest’ultimo lavoro. Sono sessant’anni che adoro la parola, la cerco da tutte le parti. Mi piace studiare come nasce, come si trasforma, come si moltiplica, quanto significa a seconda delle persone. Sono andato a cercare nei cassetti più lontani fogli di tanto tempo fa e in qualche mese ho scritto un libro che doveva avere una sua figurazione. Ho scelto temi che amo – come è usata la parola in teatro, in poesia, ma soprattutto in ambito enigmistico – e ho aggiunto una storia della parola. Non pensavo, a differenza dell’editore, che avesse così tanto successo.
L’ho scritto perché era un grosso debito che avevo con me stesso. Il senso celato dal libro è che tutto appare in un altro modo: molte parole ne nascondono delle altre, il mondo è duplice, la metafora stessa dice una cosa ma ne sottintende un’altra. Tutto va guardato con grande curiosità perché ci sono segreti in tutte le cose: ti vedi bianco, ma in realtà sei nero. Oppure il contrario.
Scrivere libri è molto diverso dallo scrivere canzoni…
Sì. La canzone è qualcosa che ti “salta addosso”. Trovo una frase bizzarra, strana, piacevole e subito mi accorgo che ha un andamento musicale di un certo tipo. Parto da lì. Da una frase molto originale, quasi misteriosa, che poi si spiega nel resto della canzone. E arriva tutto di conseguenza.
Il romanzo è molto più “rilassato”: si può fare un excursus, andare fuori tema, incrociare personaggi a metà del libro. La canzone dura 3 – 4 minuti: bisogna essere sintetici e stupire, utilizzare termini che possano prendere il cuore, l’anima. Tento di scrivere in questo modo quasi tutte le canzoni, perché il punto fondamentale è l’emozione.
Gli impegni dopo il tour
Cosa la aspetta dopo la fine del tour?
Innanzitutto vorrei riposarmi un po’ per dedicarmi alla mia vita privata, che tanto privata non è, ma comunque è fatta di grande amore per mia moglie, cui sono legato da 44 anni, i miei figli e le mie quattro nipoti, che vorrei vedere di più perché sono divertenti, appassionanti e intelligenti.
Per il resto ho circa 30 concerti davanti e devo mettere a posto il disco che uscirà, penso, la prossima primavera. Senza contare tutti gli altri impegni: insegno all’università, sono giudice ai premi letterari Campiello e Strega, sono in televisione con Massimo Gramellini.
L’opinione sulle nuove generazioni
Nel 2024 ha duettato al Festival di Sanremo con Alfa in occasione della serata delle cover. Certamente il panorama musicale italiano è cambiato molto negli ultimi anni. Come guarda alle nuove generazioni di cantautori e autori?
Bisogna fare dei distinguo. C’è gente che ha solo due temi nella testa, ma la maggior parte dei rapper e cantautori nuovi sono molto bravi con la costruzione musicale, la ritmica, le parole. E si vede. Potrei fare a questo proposito tantissimi nomi. Mi vengono in mente, ad esempio, Achille Lauro, i Pinguini tattici nucleari, Coma_Cose, Mahmood, Willie Peyote. Gente che mi piace perché ha inventato un vocabolario, non si perde nel nulla. E’ un nuovo modo di comunicare, bisogna starci dietro. Una cosa è la fantasia sentimentale, o politica, degli anni Settanta e Ottanta, un’altra è questa. E va pari passo con la realtà sociale.