La mostra “Monet e gli impressionisti in Normandia”
«La mostra “Monet e gli impressionisti in Normandia” non è un’esposizione antologica sul movimento artistico né un percorso incentrato su Monet. E’ una mostra di forte intensità che si concentra su un momento dell’impressionismo legato ad un luogo, la Normandia. Un luogo profondo, freddo, tempestoso, di cui i pittori cercano l’essenza, la dimensione spirituale, la natura interiore».
Così il noto critico d’arte e presidente Steering Committee Vittorio Sgarbi ha spiegato il senso del percorso espositivo che apre oggi (venerdì) a Palazzo Mazzetti, visitabile fino al 16 febbraio 2020. Un corpus di 75 opere che racconta il movimento impressionista (sviluppatosi nella seconda metà dell’Ottocento) e i suoi stretti legami con la Normandia. Ovvero, con la regione francese divenuta nell’Ottocento un vero e proprio laboratorio di idee, luogo d’incontro degli artisti parigini che contribuì, appunto, alla nascita e all’evoluzione dell’impressionismo.
I commenti delle autorità
Sgarbi è intervenuto partecipando ieri (giovedì) agli incontri di presentazione riservati ai giornalisti e alle autorità. Al suo fianco, tra gli altri, il presidente della Fondazione Asti Musei Mario Sacco, il sindaco Maurizio Rasero, l’assessore regionale alla Cultura Vittoria Poggio e il curatore della mostra Alain Tapié.
«Per Asti – ha spiegato Mario Sacco durante l’incontro con i giornalisti – questa esposizione rappresenta un evento eccezionale e internazionale, oltre che un grosso investimento (pari ad oltre 600mila euro). Parimenti, abbiamo investito sulle collaborazioni, in primo luogo con Alain Tapié e con Vittorio Sgarbi che ormai è diventato un amico di Asti».
Sacco ha quindi annunciato che la sfida di quest’anno sarà quella di superare i 46.908 visitatori della mostra “Chagall. Colore e magia” che ha inaugurato nel 2018 i grandi eventi dedicati all’arte promossi dalla Fondazione Asti Musei a cadenza annuale. «Puntiamo a superare i 50mila visitatori – ha confidato – e ci fa ben sperare il fatto che, ad oggi, abbiamo già ricevuto, a livello di gruppi, prenotazioni in numero superiore a quello totale raggiunto con la mostra su Chagall».
Soddisfatto il sindaco Maurizio Rasero, che ha fatto sua la frase a commento della mostra pronunciata da Sgarbi mentre raggiungeva Palazzo Mazzetti («In questo modo Asti alza la testa»), auspicando un impegno sempre maggiore in futuro in questa direzione.
Le parole di Vittorio Sgarbi
A progettare la mostra lo stesso Sgarbi. «Il presidente Sacco – ha raccontato – mi aveva chiesto di progettare una mostra su Monet, sugli impressionisti oppure ancora su Van Gogh. La scelta è poi caduta su Monet e gli impressionisti. Tuttavia, non essendo fattibile una esposizione incentrata sul pittore o su tutti gli artisti della corrente in generale, ho contattato l’amico Alain Tapié (per anni direttore del museo di Lille, che contiene una sezione di pittori impressionisti relativi alla Normandia, ndr). Insieme abbiamo pensato di focalizzare la mostra sul legame tra impressionisti e Normandia. Una decisione cui è seguita una scelta molto attenta e rigorosa delle opere da parte sua».
«Questa esposizione – ha continuato – non è un’antologica sul movimento artistico né un percorso alla scoperta di Monet. E’ una mostra di forte intensità che si concentra su un momento dell’impressionismo legato ad un luogo, la Normandia. Un luogo freddo e lontano rispetto a quelli che normalmente vengono ritratti nelle opere impressioniste (di festa, felicità, euforia). Un luogo della mente e dello spirito dove la natura poteva essere rappresentata come un’espressione dell’anima degli stessi pittori. Insomma, un luogo profondo, freddo, tempestoso, di cui i pittori cercano l’essenza, la dimensione spirituale, la natura interiore. Tanto che, secondo la mia interpretazione, che si può anche non condividere, qui ci sono opere che parlano di Dio senza bisogno di rappresentarlo».
Per poi aggiungere che «far arrivare qui tutte le opere che la Normandia ha ispirato mi è sembrata l’occasione per fare venire il mare ad Asti».
La spiegazione del curatore Alain Tapié
Tapié ha poi introdotto la mostra, ricordando prima di tutto come l’impressionismo non sia nato nel 1874, ma anni prima grazie alla lezione degli acquerellisti inglesi come Turner e Parkes. Attraversata la Manica per abbandonarsi allo studio dei paesaggi, trasmisero la loro capacità di tradurre le verità e la vitalità naturale ai pittori francesi. Gli Inglesi parlarono della Normandia, della sua luce, delle sue forme ricche che esaltano i sensi e l’esperienza visiva. Luoghi come Dieppe, l’estuario della Senna, Le Havre, la spiaggia di Trouville, il litorale da Honfleur a Deauville, il porto di Fécamp – rappresentati nelle opere in mostra – diventarono fonte di espressioni artistiche di grande potenza, dove i microcosmi generati dal vento, dal mare e dalla bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva, che i pittori francesi giunsero ad afferrare dipingendo en plein air dando il via così al movimento impressionista.
Accanto ai pittori più illustri (Monet, Corot, Courbet, Boudin, Marquet, Géricault, Jongkind), altri artisti meno noti (Noel, Lepic) celebrarono il matrimonio tra la luce e il cielo normanno nutriti del lirismo naturale dei loro paesi. L’esposizione si concentra sul patrimonio della Collezione Peindre en Normandie, una delle più rappresentative del periodo impressionista, accanto a opere provenienti dal Musee de Vernon, dal Musee Marmottan Monet di Parigi, dalla Fondazione Bemberg di Tolosa e da collezioni private francesi. Dislocata al piano terreno e nei sotterranei di Palazzo Mazzetti, l’esposizione è divisa in cinque sezioni così intitolate: La fattoria Saint Siménon; In riva al mare: svago, villeggiatura; In riva al mare: lavoro, Terra normanna e Lungo la Senna.
Le opere in mostra
Tra le opere in mostra le note “Falesie a Dieppe” (1834) di Delacroix, “La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet, “Camille sulla spiaggia” (1870) e “Barche sulla spiaggia di Etretat” (1883) di Monet, “Tramonto, veduta di Guernesey” (1893) di Renoir. Tutte opere che raccontano anche gli scambi, i confronti e le collaborazioni tra gli artisti. Anche perché, come ha sottolineato Tapié, dal percorso espositivo emerge il lavoro corale che ha caratterizzato il movimento, concepito come un terreno di creazione.
Tapié ha poi evidenziato le dimensioni ridotte di vari quadri esposti. «Sono piccoli, seppur caratterizzati da densità e intensità – ha spiegato – perché non erano destinati al mercato ufficiale o alle gallerie, bensì al cosiddetto “terzo mercato”, quello degli amatori».
I promotori
La mostra è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, in collaborazione con Ponte – Organisation für kulturelles management GMBH. E’ organizzata da Arthemisia con la partecipazione del Gruppo Cassa di Risparmio di Asti e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
Orari e biglietti
La mostra sarà visitabile a Palazzo Mazzetti (corso Alfieri 357) dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (la biglietteria chiuderà un’ora prima).
Biglietti: intero 13 euro; ridotto 10 euro; altre riduzioni per scolaresche e gruppi di adulti. Possibilità di laboratori didattici scolastici ed extrascolastici.
Per ulteriori informazioni: 0141/530403, www.astimonet.it.