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Riccardo Santagati e Carlo Gabardini al Babel Festival
Cultura e Spettacoli

Sir Churchill e la democrazia: un “vizio” che va difeso a tutti i costi

L’autore, attore, scrittore e conduttore radiofonico è stato ospite del Festival culturale che si è svolto nel week end: ha parlato di diritti, inclusione, democrazia evocando l’ex primo ministro inglese

Al Babel di Asti Churchill raccontato da Carlo Gabardini

Il Babel Festival di Asti, che evoca l’indimenticato “A sud di nessun nord”, con tre giorni di eventi, incontri, presentazioni di libri, concerti, ma non solo, ha colpito nel segno e mostrato una città culturalmente viva e desiderosa di sperimentare una manifestazione “fuori registro” e sopra le righe. Parole d’ordine: informalità e inclusione per un festival che, questo è l’auspicio, torni ogni anno mantenendo lo spirito sperimentale di questo debutto. Organizzato da Ottolenghi Summer, Spazio Kor e Officine Kaplan, Babel Festival ha potuto contare sul sostegno della Compagnia di San Paolo e sulla collaborazione di numerose associazioni cittadine che operano in ambito culturale, cooperativo e sociale: Diavolo Rosso, Find the Cure, Astigiani, Asti Pride, Spazio Kor, Il Girotondo, Libera, Libellula Music, Circolo Filarmonico Astigiano, Piam Onlus Asti, Love is love Asti.

Domenica pomeriggio, ultimo giorno del Babel, ho avuto l’opportunità di moderare uno degli appuntamenti in programma, l’incontro letterario con Carlo Gabardini, scrittore, autore, attore e speaker radiofonico, giunto al Babel per presentare il suo libro “Churchill – Il vizio della democrazia” (Rizzoli).

Churchill sarebbe andato al Pride?

L’evento, che rientrava tra gli appuntamenti di avvicinamento al primo Asti Pride, in programma il 6 luglio, ha permesso a numerosi astigiani di riscoprire il “padre” degli Stati Uniti d’Europa, il suo essere un’icona moderna non solo per quello che ha fatto (si rifiutò di trattare una comoda pace, sebbene precaria, con la Germania nazista per impedirle di soggiogare il continente sotto il suo dominio), ma anche per aver elevato e difeso il valore della “democrazia” in un momento dove regimi totalitari antidemocratici spadroneggiavano sui diritti dei popoli. «A volte fare il proprio meglio non è abbastanza; dobbiamo fare ciò che è necessario» scrive Gabardini citando una nota frase di Churchill. E’ ciò che a lui riuscì «facendo scoprire coraggiosi tutti gli altri» perché «il popolo elegge i propri rappresentanti dando loro, oltre la fiducia, anche la funzione di guida».

L’Europa è nata come un grande progetto di pace

Non a caso Gabardini ha riesumato un leader come Sir Winston Churchill per farlo diventare il protagonista di un’opera teatrale, in parte compresa nel libro, ma anche l’uomo della memoria collettiva, colui che parla all’autore per rivolgersi a tutti noi e ricordarci una verità indiscutibile: «L’Europa come la conosciamo oggi è nata per evitare che ci fosse la terza guerra mondiale; l’Europa è un progetto di pace, di unione, è imprescindibile, è bellissima, è il futuro». Ecco perché, ancora oggi, c’è bisogno di Churchill e del suo insegnamento, pur strappandolo al “mito” e riportandolo a una più umana esistenza non priva di difetti, contraddizioni, eccessi (in primis quelli verbali), sconfitte e vittorie, stranezze ai limiti delle ossessioni. Carlo Gabardini ha saputo scindere il politico Churchill – padre dell’Europa – da Winston, uomo tormentato dai suoi demoni, specie dalla depressione che lui chiamava il “cane nero”.

Winston e Churchill, due anime che unendosi hanno creato il leader cui anche gli italiani sono debitori nonostante la sua nota scarsa stima per il popolo italico. Winston e Churchill, entrambi convinti che di tutti i vizi, la democrazia debba diventare e restare il più diffuso tra gli stati perché, quando ti prende, non ne puoi più fare a meno ed è dovere di ognuno di noi difenderla contro chi vorrebbe “reinterpretarla” a suo uso e consumo.

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