«Oltre il 90% dei cattolici non va più a messa alla domenica, se non in occasioni particolari. E’ questo il principale indicatore della riorganizzazione della vita religiosa attuale tra i cattolici che vivono nelle società contemporanee».
Così scrive don Luigi Berzano, professore universitario emerito di Sociologia e parroco di Valleandona, nel suo ultimo libro “Senza più la domenica. Viaggio nella spiritualità secolarizzata” (Effatà Editrice, 109 pagine, 13 euro).
La ricerca
Uscito da circa un mese, il libro si basa su una semplice ricerca che risale al 2021, in cui, grazie al coinvolgimento di un gruppo di giovani volontari, si è chiesto a 1.200 persone che uscivano da una chiesa cattolica, dopo un rito di passaggio in una delle cinque parrocchie (astigiane e torinesi) coinvolte, se frequentavano la chiesa in altre occasioni.
«Preciso che, secondo i ricercatori – afferma don Berzano – i riti di passaggio sono quelle celebrazioni che avvengono nei grandi momenti della vita (quando si nasce, si diventa adulti o si muore) e che, nel caso della religione cattolica, coincidono con i sacramenti».
La domanda riguardava la partecipazione degli intervistati ad altri 10/15 riti di passaggio durante l’anno – e qui le risposte degli intervistati erano affermative dal 60 all’80% – e alla partecipazione regolare alla messa domenicale. «In questo caso – continua – la percentuale dei “sì” crollava al 5%. E’ quindi emerso un dato che tutti i quanti i parroci confermano. Ovvero, il fatto che alla domenica, se non c’è un evento particolare da solennizzare, le chiese sono pressoché vuote».
«Sono due dati oggettivi, quindi – sottolinea – che mostrano il bisogno di un Cristianesimo festivo che contrasti con le attuali società post-rituali, con il loro massimo di comunicazione e minimo di comunità. C’è, in questo bisogno, la ricerca del potere simbolico unificante dei riti, che sono da sempre il fondamento della comunità, anche senza comunicazione».
Le ragioni
Ma perché la gente non va più a messa la domenica?
«Alla base – continua don Berzano – ci sono ragioni sociali e teologiche.
Per quanto riguarda la prima categoria, bisogna innanzitutto ricordare che, ormai, gran parte della popolazione lavora alla domenica nei settori più impensati. Il secondo dato di tipo sociale è che la nostra è una società pluralista, fattore che disincentiva la partecipazione alla messa. Il terzo è legato al Covid. A causa dell’invito, anche da parte dei preti cattolici, di assistere alla messa on line durante la pandemia, si è verificato un effetto paradossale di disincentivazione alla partecipazione alla messa come precetto, perché la gente ritiene che possa andare bene anche solo un momento di riflessione individuale a casa».
L’autore sottolinea anche la ragioni prettamente legate al mondo cattolico ed ecclesiastico. «In primo luogo – evidenzia – il fatto che in molte parrocchie alla domenica la messa non c’è più, oppure c’è ma non in un orario “festivo” (ovvero in tarda mattinata), a causa della scarsità di sacerdoti. Condizione, questa, che impone ai preti di spostarsi da una chiesa all’altra e dire almeno tre messe ogni domenica, ritmi che non consentono l’adeguato coinvolgimento. Per queste ragioni, quindi, molte persone preferiscono partecipare ai riti di passaggio dove sono sicure di vivere un’esperienza positiva».
L’analisi
Berzano sottolinea che nelle pagine del libro non sono presenti giudizi sul fenomeno trattato. «E’ un’analisi oggettiva, dall’esterno – precisa – senza dire se è bene o è male. Ma ciò non toglie che un ricercatore, alla luce di questi dati, non possa non chiedersi: è possibile una religione basata solo sui riti di passaggio?».
Una categoria, peraltro, aperta ad “aggiunte”. «Ritengo, ad esempio – afferma – che le Giornate mondiali della gioventù, da quando sono nate, rappresentino un macro rito di passaggio. Penso quindi che il loro inventore, Papa Giovanni Paolo II, volesse coinvolgere i giovani che già allora cominciavano a non andare a messa alla domenica. Infatti sono esperienze talmente coinvolgenti che producono un effetto spirituale molto forte, anche se poi molti dei ragazzi che partecipano alle Gmg non vanno a messa alla domenica, perché a quanto pare non vi si ritrovano».
Infatti, nella “fetta” del 5% di cattolici che segue regolarmente la celebrazione domenicale, ci sono prevalentemente anziani, mentre i giovani sono pressoché assenti.
Altro dato riportato, il crollo della partecipazione femminile. «In passato – spiega l’autore – le donne erano lo “zoccolo duro” dei presenti a messa. Le ricerche sociologiche degli ultimi 40 anni, però, hanno mostrato un crollo di presenza maggiore rispetto agli uomini, dovuto, penso, alle prescrizioni che riguardano le coppie divorziate e conviventi».
Gli altri aspetti
Secondo don Berzano, quindi, in questo quadro si innesta «il nodo sempre più conflittuale tra il sistema rituale ufficiale della Chiesa cattolica e l’insieme dei cattolici che richiedono di partecipare solo ai riti di passaggio. Da qui l’irritazione delle parrocchie, che vedono il ritorno dei fedeli solo quando hanno bisogno di una celebrazione per loro, senza mostrare la dovuta riconoscenza e contribuire alle esigenze – anche materiali – della vita parrocchiale».
Il volume tratta poi anche altri aspetti delle società secolari, dalla condizione di chi vive come credente al fenomeno della spiritualità, esplosa in mille forme.
Le parole di mons. Olivero
«Il libro di don Berzano – commenta mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, nella postfazione – illustra la varietà del “credere” nella società secolare. Di fronte ai dati della ricerca, poi, avanza un’ipotesi: “E’ forse necessaria una svolta rituale contrassegnata dalla preminenza della forma rasserenante ed estetica del rito nelle fasi fondamentali della vita, sapendo che è il medium a produrre, in parte, il messaggio e che in questo consiste appunto la forza dei riti”.
Tale ipotesi costringe la Chiesa a ripensarsi non per “tagliare fuori” i praticanti stagionali, ma per tenerli dentro offrendo loro il miglior servizio possibile. La Chiesa è a servizio del reale, annuncia alle persone reali, non a quelle ideali, perfette. La Chiesa si fa dialogo, incontro; anzi, la Chiesa è dialogo, è relazione. In questa luce il cambiamento sociologico in atto stimola la chiesa a modellare la sua “forma” per incontrare gli uomini e le donne di oggi, per essere all’altezza del giorno che vive.
Il libro di don Berzano è una bella sfida, apre alla creatività, stimola la creatività. La realtà, qui ottimamente analizzata, deve generare idee, proposte, nuove forme di riti e modalità celebrative».