Parla l’attore Massimo Barbero
«L’emergenza sanitaria in corso è sicuramente una situazione inedita. Ma, a differenza di altri ambiti, va ad intaccare un settore, quello dello spettacolo dal vivo, in emergenza già prima».
E’ molto preoccupato per la situazione attuale Massimo Barbero, attore e organizzatore sia della compagnia Teatro degli Acerbi, di cui fa parte da 22 anni, sia dell’Archivio Teatralità Popolare/Casa degli Alfieri, in cui è impegnato dal 2004.
«Il settore dello spettacolo dal vivo, che ora ha ricevuto un secondo duro colpo con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di domenica scorsa – racconta – ha sempre vissuto in una situazione di emergenza, come ha avuto modo di sottolineare in questi giorni anche Filippo Fonsatti, presidente di Federvivo e direttore del teatro Stabile di Torino. E questo per vari motivi. In primo luogo per il minimo investimento da parte dello Stato attraverso il Fondo unico dello spettacolo, quindi a causa del mosaico esistente a livello di contratti, ambito che necessita di una profonda revisione, di cui peraltro si parla da anni».
Il lockdown e la ripresa degli spettacoli
Nel 2020, a peggiorare la situazione, è arrivata l’emergenza sanitaria. «Il primo lockdown, la scorsa primavera – afferma – ha fermato in toto l’attività. Addirittura ci è stato bloccato il codice Ateco, per cui non potevamo nemmeno svolgere attività che esulavano dagli spettacoli, ad esempio progettazioni e consulenze. Certo, lo Stato ha stanziato degli aiuti economici, come le due indennità da 600 euro e una da mille euro. Noi non abbiamo avuto difficoltà ad ottenerle perché, sia a livello di Teatro degli Acerbi sia a livello di Casa degli Alfieri, siamo una cooperativa molto strutturata, con uffici e dipendenti. Ma in altri casi non è stato così facile, soprattutto a causa di cavilli burocratici. Per i dipendenti, invece, era prevista la cassa integrazione, ma spesso si sono verificati ritardi nei pagamenti».
Poi, dal 15 giugno, i codici Ateco sono stati sbloccati. «Abbiamo potuto riprendere l’attività – continua – e abbiamo subito toccato con mano come le difficoltà erano dovute alla necessità di organizzare tutto in breve tempo e al fatto che la Regione Piemonte non ha ancora fatto uscire i bandi ordinari 2020 per il sostegno dello spettacolo dal vivo. Mentre dal pubblico abbiamo avuto un’ottima risposta. In tutti gli eventi che ho organizzato e a cui ho preso parte, per esempio, gli spettatori si sono dimostrati felici di potervi assistere, nel rispetto della normativa anti Covid, dimostrando entusiasmo e apprezzamento. Il pubblico ha mostrato di aver voglia di partecipare, di aver bisogno dell’arte come momento di benessere nella propria vita. Tanto che si è innescato un dibattito a livello nazionale sull’importanza dello spettacolo del vivo come forma d’arte cui non avevo mai assistito».
A questo proposito Barbero cita anche uno studio Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) sui contagi all’interno dei cinema e dei teatri. «E’ emerso che i focolai non sono nati in questi spazi, che non si sono verificati contagi, per cui ora spiace proprio chiudere. Spiace perché, a differenza della prima volta, il danno è maggiore anche per il periodo dell’anno in cui si verifica. Devono ancora iniziare, o sono appena cominciate, le stagioni teatrali, né possono partire i corsi di teatro per ragazzi e adulti, così come tutto il cartellone del teatro scuola. Insomma, sono molto preoccupato. E non aiuta il fatto che il Fondo unico dello spettacolo abbia attuato un sostegno di aiuti a pioggia su tutto il settore, andati anche a compagnie teatrali non professionistiche, che quindi non vivono di questo lavoro».
Elisa Ferrando