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Cultura e Spettacoli

Tim Burton il più visto
nelle 40 serate di “Cinema Cinema”

Il Circolo Vertigo vince la sfida del suo primo Cinema Cinema, rassegna di film all’aperto che fino allo scorso anno è stata gestita dal Cinema Nuovo Splendor. Iniziata a metà luglio e conclusa

Il Circolo Vertigo vince la sfida del suo primo Cinema Cinema, rassegna di film all’aperto che fino allo scorso anno è stata gestita dal Cinema Nuovo Splendor. Iniziata a metà luglio e conclusa nei giorni scorsi, ha registrato 5000 presenze per 40 proiezioni al Michelerio e in Sala Pastrone, un dato in linea con le precedenti edizioni e in crescita rispetto a Cinema Cinema 2014, funestata dal maltempo. «Siamo abbastanza soddisfatti, essendo il nostro primo anno. Abbiamo registrato una media di 150 spettatori a serata, il pubblico era in larga parte giovane», dice il vicepresidente di Vertigo, Alessandro Guarino. Ma cosa hanno scelto di guardare gli astigiani?

I film più visti in assoluto sono stati “Big eyes”, l’ultimo film di Tim Burton; vicino al tutto esaurito un’altra storia vera, quella raccontata da Clint Eastwood in “American sniper”, poi la commedia francese “Non sposate le mie figlie”, quella italiana “Noi e la Giulia”, e ancora “Magic in the moonlight” di Woody Allen. Sono andati forte anche i film d’essai, su tutti l’esempio di “Pride”, divertente e toccante racconto dei movimenti per i diritti gay a sostegno degli scioperi contro il governo Thatcher in Gran Bretagna.

«Ha funzionato molto bene la combinazione con Fuori Luogo Festival – aggiunge Guarino – organizzato al Michelerio a inizio agosto. E’ stata l’occasione giusta per proporre due pellicole di grande livello come “Il sale della terra” di Wim Wenders e “Miracolo a Le Havre” di Aki Kaurismaki.» Il tempo è stato clemente e ha costretto gli organizzatori a rifugiarsi in Sala Pastrone solo in rare occasioni. Nella sala ipogea si sta già preparando la nuova stagione con le rassegne di Vertigo, nel frattempo giovedì sullo schermo sarà proiettato l’interessante esperimento “Taxi Teheran” di jafar Panahi.

Enrico Panirossi

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