«Quando sei lì che canti non ti rendi conto dell’effetto complessivo che fa una band di mille persone, respiri solo la risposta del pubblico durante e dopo il concerto. E’ quando rivedi uno qualunque dei video che vengono fatti che ti rendi conto della meraviglia alla quale hai avuto l’onore di partecipare».
A parlare è Paolo Pallavicini, residente a Tonengo che nella vita lavora in uno stabilimento a Buttigliera d’Asti ma da sempre coltiva il suo spirito artistico.
Paolo è un componente della Rockin’ 1000, uno dei più belli e riusciti esperimenti musicali a “targa italiana”.
E’ un supergruppo musicale formato da musicisti e cantanti volontari, siano essi professionisti o non professionisti provenienti da tutto il mondo.
L’idea è stata di un italiano, Fabio Zaffagnigni che nel 2015 ha messo insieme la superband per convincere i Foo Fighters a fissare un concerto a Cesena. Un “flash mob” musicale (che peraltro ebbe i frutti sperati perchè i Foo Fighters a Cesena ci andarono) che si è trasformato in un progetto mondiale.
«Fin da quando avevo 5 anni – racconta Pallavicini – mi diletto in giochi di magia e suono le tastiere. La mia vita è la musica e da un po’ di tempo mia moglie mi diceva di provare a candidarmi per entrare nei Rockin’1000. L’ho fatto, ho compilato il modulo e ho mandato il video provino come cantante. Dopo pochi giorni ho ricevuto la risposta: avevo superato la selezione».
E così, quest’anno, proprio a Cesena in occasione del decennale della nascita del Rockin’1000, Pallavicini ha partecipato al suo primo concerto che si è tenuto allo stadio della città con oltre 20 mila spettatori sugli spalti.
«Cantanti e musicisti eravamo sul campo. Ovviamente eravamo in mille. Eravamo muniti di auricolari con la base e cantavamo con microfoni individuali e direzionali. E’ stato magnifico» dice Pallavicini. Che ricorda anche i tre massacranti giorni di prova. «Mica è facile fare le prove in mille – scherza – ma gli organizzatori sono eccezionali, hanno sviluppato un metodo che riesce a metterci tutti insieme con risultati ottimi. Grazie anche allo spirito che anima ognuno di noi mille, con i professionisti che aiutano noi che professionisti non lo siamo e la voglia di tutti di fare lo spettacolo al meglio del possibile».
Un vero e proprio dress code non è previsto, ma è talmente grande l’orgoglio di indossare la maglietta “We are in mille” che, alla fine, diventa la “divisa”. Quest’anno, poi, con quella speciale del decennale.
«L’atmosfera che si respira è indescrivibile, ti senti al centro dell’attenzione, ti senti una rock star anche se sei insieme ad altri 999 – racconta ancora il Rockin’1000 di Tonengo – E non importa se devi sobbarcarti le spese di viaggio e soggiorno. E’ talmente gratificante il coinvolgimento in questa grande famiglia di cui fanno parte musicisti e cantanti di tutto il mondo, che tutto il resto passa in secondo piano».
Il momento più toccante? «Indubbiamente quando si canta, in mille, Bohemian Rhapsody dei Queen. In quel momento il mondo si ferma e non pensi ad altro che alla gioia di essere lì a cantarla».