“Il tempo è un naufragio e solo quello che vale davvero torna a galla”.
Tratta dal romanzo “Io sono Dio” di Giorgio Faletti, è la citazione preferita da Roberta Bellesini, moglie dell’artista mancato nel 2014. Insieme al’amica Chiara Buratti, ha curato il volume “Io dico”, recentemente pubblicato da Gallucci editore nella collana “Sounds Good!”. E’ una raccolta di citazioni, anche inedite, tratte dai lavori più significativi di Faletti, che sarà presentata venerdì 28 novembre alle 18.30 alla Biblioteca Astense, con la partecipazione delle curatrici del libro in dialogo con il giornalista Alexander Macinante.
A fornire qualche anticipazione Roberta Bellesini.
Come è nata l’idea del libro?
E’ nata quasi in contemporanea tra me e Chiara, per due motivi diversi. Lei, che ha preso in mano il lavoro del marito (il giornalista e speaker radiofonico Massimo Cotto, mancato nel 2024, ndr), stava pensando ad un libro da pubblicare nella neonata collana che curava Massimo. Al contempo io avevo in mente di raccogliere le frasi che hanno caratterizzato il percorso artistico e creativo di Giorgio perché spesso, sui social network, le persone condividono alcune sue citazioni e riflessioni, che non sempre vengono attribuite in modo corretto. Mi è quindi venuto in mente di raccoglierle attingendo da tutti i media che aveva utilizzato: canzoni, libri, interviste per la carta stampata e partecipazioni a trasmissioni televisive. Quando mi sono confrontata con Chiara, è emerso che anche lei avrebbe voluto propormelo per continuare a parlare di Giorgio. E così il progetto ha preso vita.
Come vi siete divise i compiti?
Chiara si è occupata della parte organizzativa e della ricerca su alcuni scritti, in particolare approfondendo il discorso su “L’ultimo giorno di sole”, il testo teatrale che Giorgio aveva scritto perché fosse interpretato da lei. Io mi sono occupata di tutto il resto, rileggendo i romanzi e le interviste e riguardando le trasmissioni televisive in cui era stato ospite. Poi ci siamo confrontate per dare forma al materiale raccolto.
Come lo avete organizzato?
Abbiamo diviso le citazioni in base alle tematiche su cui sono incentrate. Ne sono nati capitoli aperti da titoli strettamente legati al pensiero e al modo di comunicare di Giorgio, che ci siamo divertite molto a ideare, e da una fotografia.
L’interesse di Faletti per la scrittura
Alcune citazioni sono attinte da materiale inedito: quale?
Principalmente da canzoni scritte lungo l’arco della sua vita, mai pubblicate perché rimaste incompiute o prive della parte musicale. In secondo luogo da dialoghi e conversazioni private, per esempio con Massimo Cotto. Avevano un rapporto molto divertente, per cui abbiamo pensato di far emergere anche il lato ludico della loro amicizia.
Gran parte delle citazioni sono tratte dai suoi libri. Come si era manifestato l’interesse di Giorgio per la scrittura?
Era appassionato di letteratura horror e adorava in particolare Stephen King. Così, ogni tanto, si cimentava a scrivere racconti di quel genere. Quando li fece leggere alla casa editrice “Baldini + Castoldi” gli dissero che erano molto ben scritti, ma che i racconti in Italia non avevano un grande mercato. Per cui lo invitarono a mettere a punto un’opera più strutturata, promettendogli che l’avrebbero presa in considerazione. Quello fu lo stimolo che spinse Giorgio a provare a scrivere un romanzo. Nacque così “Io uccido”, diventato prima “best seller” e ora “long seller”.
Solo dopo il successo dei primi romanzi, i racconti furono poi pubblicati nella raccolta “Pochi inutili nascondigli”.
Tra i romanzi qual è il suo preferito e per quale motivo?
Direi sicuramente “Fuori da ogni evidente destino”, ambientato nelle riserve Navajo. In primo luogo perché è stato preceduto da un periodo di due mesi di ricerca in diversi Stati americani, che mi aveva visto al suo fianco, rivelatosi un’esperienza culturale straordinaria. E poi perché la storia presenta anche alcuni aspetti legati al sovrannaturale, da sempre una mia passione.
Il ricordo di Jeffery Deaver e l’omaggio dalla penna di Massimo Cotto
“Io dico” contiene anche un ricordo a firma dello scrittore americano Jeffery Deaver. Erano amici?
Sì, molto. Cercavamo di incontrarci tutte le volte che Deaver veniva in Italia. Giorgio era un suo fan sfegatato e il fatto di essere diventato un suo amico, tramite il contatto messo a disposizione dalla casa editrice, lo aveva riempito di orgoglio. A questo proposito gli astigiani ricorderanno ancora quando nel 2012, da presidente della Biblioteca Astense, Giorgio invitò Deaver ad Asti a presentare un suo romanzo.
In “Io dico” c’è anche un omaggio dalla penna di Massimo Cotto..
Sì, Massimo aveva scritto tanto di Giorgio ed era stato direttore artistico dell’ultimo spettacolo teatrale che aveva portato in scena, intitolato “Nudo e crudo”. Così abbiamo riunito alcuni ricordi di Massimo, soddisfatte di aver inserito anche le sue parole.
Per concludere… la citazione che preferisce?
“Il tempo è un naufragio e solo quello che vale davvero torna a galla”.