La stagione di prosa al Teatro Alfieri si avvia alla conclusione nel segno di Samuel Beckett. Giancarlo Cauteruccio dirige questa sera alle 21 "Trittico Beckettiano" (biglietti da 7 a 12
La stagione di prosa al Teatro Alfieri si avvia alla conclusione nel segno di Samuel Beckett. Giancarlo Cauteruccio dirige questa sera alle 21 "Trittico Beckettiano" (biglietti da 7 a 12 euro), tre pièce brevi selezionate tra i capolavori del drammaturgo irlandese, dedicate rispettivamente al corpo, alla parola e alla memoria. Il sipario si aprirà su "Atto senza parole", che metterà in risalto le capacità di azione ed espressione dell'attore Massimo Bevilacqua. Per "Non io", uno dei testi più importanti di Beckett, la sostanza teatrale si riduce a una bocca che parla di se stessa nel buio. Cauteruccio ha assegnato il ruolo di Bocca a Monica Benvenuti, nota cantante soprano. Il terzo tassello del "Trittico" è un felice ritorno per lo stesso Giancarlo Cauteruccio a "L'ultimo nastro di Krapp", testo già diretto e interpretato in precedenza. Krapp, vecchio scrittore fallito, ascolta ossessivamente la sua voce registrata su un magnetofono, unica strada per ritornare al suo passato.
Il Teatro Alfieri ospiterà un ultimo appuntamento domani sera, ancora alle 21. "Contrazioni pericolose" (biglietti da 15 a 20 euro) è la nuova commedia di Gabriele Pignotta, regista e autore per il palcoscenico e il grande schermo. Sua, tra le altre, la sceneggiatura di "Sotto una buona stella", film di Carlo Verdone campione di incassi nel 2014. La scena è ambientata in un reparto di ginecologia. Una donna ha le contrazioni e sta per partorire, la situazione è concitata: un ostetrico cerca di tranquillizzarla, ma ad aver bisogno di conforto è soprattutto l'uomo che la accompagna. «Con questo spettacolo – commenta Gabriele Pignotta – ho voluto raccontare con ironia una piccola grande storia di amicizia tra il protagonista da me interpretato e una donna (Martina, interpretata da Siddhartha Prestinari) entrambi quarantenni, che proprio il giorno del parto di lei, mettono in luce attraverso un lungo dialogo in una stanza del reparto maternità, tutte le loro fragilità e insicurezze.»
C'è nel travaglio di Martina l'immagine del travaglio di una generazione instabile, immatura, trincerata dietro l'alibi della carriera e dell'ormai irrinunciabile soddisfacimento del proprio io. «Così come le contrazioni, che aumentano di ora in ora, altro non sono che "contrazioni esistenziali" che hanno spinto i due protagonisti a limitare al massimo l'esplorazione della loro vita sentimentale e affettiva, per paura di prendere decisioni importanti.» Solo un ostetrico, inerpretato dall'attore Fabio Avaro, che sperimenta quotidianamente la potenza della vita che nasce, riuscirà ad aprire gli occhi alla coppia, spingendola finalmente verso il senso profondo delle loro esistenze: quel giorno, in sala parto, sarà proprio una nuova vita a decidere per loro.
e.p.r.