«Le streghe esistono e ognuno di noi ha la sua strega: può essere un vicino di casa, un collega di lavoro. Sono persone che amano recare il male al prossimo, farlo soffrire. Nel mio romanzo ho raccontato questo aspetto attraverso le sue diverse sfaccettature: cattiveria, bontà, amicizia, connivenza, fortuna e disgrazia, liberazione dal male e dal “malheur”». Franco Francescato è l’autore del romanzo “La strega delle mosche”: dopo 500 racconti brevi e brevissimi, pubblicati in diverse raccolte, è al suo romanzo d’esordio, un noir che racconta l’“anatomia di un atroce atto di morte nel dolce Monferrato”. Canelli e le colline nei suoi dintorni, ma anche Roma, Torino e Milano sono la cornice della storia: paesaggi, strade, atmosfere e colori ritratti con sapienza, tali da apparire di fronte ai nostri occhi pur senza averli mai visti. Per chi conosce Canelli, il “suo” platano prende forma, sullo sfondo dei dialoghi tra il vecchio professore e il suo ex allievo. La richiesta di un “grande favore”, da parte del professore al suo ex allievo, è il motivo da cui prende avvio la storia. Li lega una stretta amicizia, nata dalla stima dei tempi della scuola; un’empatia che metterà in luce altre amicizie nel corso del romanzo.
Molti gli omaggi rivolti da parte di Francescato: alla moglie Nucci, a cui dedica un personaggio del romanzo, ai luoghi entrati a far parte della sua vita, alla vita contadina e al territorio del Monferrato, in cui vive da oltre vent’anni. «Ho saccheggiato da varie esperienze della mia vita, ma non è un romanzo autobiografico. Certamente tra le esperienze personali che ho voluto trasferire nel romanzo, il grande valore del territorio astigiano che abbiamo imparato ad amare in questi anni. Ora faccio il contadino: un mestiere che ho molto rivalutato e di cui sono molto orgoglioso». Bolognese di nascita e veneto di origini, Francescato ha vissuto in molte parti d’Italia, ma anche all’estero, lavorando nel settore della pubblicità e della comunicazione. Attualmente è un vitivinicoltore nel Canellese. La sua prima pubblicazione come scrittore risale al 2011, con “Corti metropolitani – Cento storie a Milano”; nello scorso mese di maggio “La strega delle mosche”, suo primo romanzo. Ed è una storia avvincente, raccontata in prima persona dal protagonista, attraverso una girandola di ricordi, emozioni, decisioni da prendere e azioni da intraprendere. Il piano dell’“atroce atto di morte” è ben studiato, ma il “caso”, «che spesso si accompagna al delitto, ma non sempre al castigo», interviene ad ingarbugliare gli eventi: i colpi di scena non mancano, fino all’ultima pagina, con la «storia che finisce in mezzo a una strada», in modo sorprendente e inatteso.