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Un caffé con Zuzzurro e Gaspare
Cultura e Spettacoli

Un caffé con Zuzzurro e Gaspare

E’ un’intervista semiseria quella realizzata ai noti comici Zuzzurro e Gaspare, arrivati al Teatro Alfieri nei giorni scorsi per presentare il loro nuovo spettacolo “Tutto Shakespeare in novanta

E’ un’intervista semiseria quella realizzata ai noti comici Zuzzurro e Gaspare, arrivati al Teatro Alfieri nei giorni scorsi per presentare il loro nuovo spettacolo “Tutto Shakespeare in novanta minuti”. D’altronde non poteva essere altrimenti visto che Andrea Brambilla e Nino Formicola da trentacinque anni sono portatori sani di buonumore e lo dispensano a piene mani in ogni loro esperienza professionale.

Grazie alla cortese mediazione del direttore artistico della stagione del teatro cittadino, l’amico Mario Nosengo, riesco ad organizzare un incontro con i due attori di origini lombarde a pochi minuti dall’inizio della loro performance, rivelatasi poi divertente e applauditissima dalla platea astigiana (leggi la recensione). Con Andrea e Nino però non prendiamo un caffè poiché la nostra chiacchierata non si svolge al tavolino di un bar come solitamente avviene con gli ospiti di questa rubrica ma all’interno dell’Alfieri dove entro insieme al fotografo del giornale dall’ingresso secondario, quello riservato agli artisti ritrovandomi così direttamente ai lati del palco. Qui le maestranze lavorano già dal pomeriggio per sistemare la scenografia. Resto qualche secondo in attesa dietro le quinte poiché Zuzzurro e Gaspare stanno provando con i responsabili del service audio-luci i dettagli tecnici della serata. Intanto noto che appesa ad un muro c’è la “scaletta” dove vedo segnate ben in evidenza le entrate e le uscite degli artisti quindi la mia attenzione viene catturata dagli oggetti di scena: mi colpiscono bizzarre parrucche, vari vestiti (dai più vintage a quelli più sgargianti) e scorgo persino una confezione di borotalco che poi scoprirò servirà a ricreare la polvere racchiusa nel libro di Zuzzurro nella scena iniziale dello spettacolo shakespeariano. Per quanto riguarda l’uso degli altri oggetti di scena sopraelencati soltanto chi ha assistito alla loro commedia teatrale può dire di averne apprezzato la esilarante resa scenica.

“Ok, pronti per l’intervista”. Emilio mi dà il via libera invitandomi a calpestare le tavole del prestigioso palco astigiano e a scendere in platea dall’apposita scala. Così, in mezzo alle poltroncine di velluto rosso, inizio a parlare con due artisti capaci nella loro lunga carriera di passare brillantemente e con disinvoltura dal teatro al cabaret fino al cinema e alla conduzione di programmi televisivi. E riuscendo persino a fare un’incursione nel mondo del doppiaggio nel film d’animazione Hercules dove erano Pena e Panico. “Bravo, sei preparatissimo, è proprio così. Infatti io dico sempre che per la Walt Disney ho fatto Pena”, mi dice Zuzzurro con quella sua tipica espressione tra il serio e il faceto. “Hai tutto il tempo a disposizione per chiederci qualsiasi cosa, tieni solo presente che domani mattina abbiamo entrambi un impegno” continua Brambilla, sicuramente il più loquace dei due. Nino (Gaspare) appare più riservato, sembra già concentratissimo per l’imminente esibizione e lascia che a rispondere alle mie domande sia prevalentemente il socio anche se, dopo una svaporata alla sua sigaretta elettronica, mi confida: “Sai, quando siamo in tournée passiamo mesi insieme ma è solo la condivisione di un lavoro. Fuori dal palcoscenico abbiamo vite separate avendo pure caratteri diversi. Forse è proprio questa la nostra forza; se ci frequentassimo anche nella vita privata avremmo già litigato e magari ci saremmo pure separati”.
Interviene Andrea (Zuzzurro): “Beh, dai, non dire così; non è che proprio ci ignoriamo. Semplicemente abbiamo le nostre rispettive vite familiari e le viviamo in maniera indipendente e con ampia autonomia”.

Eccoli lì, come tutte le coppie che si rispettano anche quelle artistiche hanno le loro piccole e simpatiche schermaglie. Mi dicono che, dal momento che non sono sposato, non posso capire cosa vuol dire condividere da così tanto tempo un percorso anche se solo professionale; non ci sono parole per descrivere il loro profondo legame. Mi rivelano poi di stimare parecchi colleghi a partire da Alessandro Benvenuti, regista del loro attuale spettacolo “Tutto Shakespeare in novanta minuti”, ed Andrea mi confida: “Ho sempre apprezzato parecchio Giancarlo Giannini e mi piacerebbe tantissimo lavorare con lui. Chissà che in futuro non possa capitare. Non si sa mai, nella vita”. Colgo una sincera ammirazione nei confronti del noto attore e regista ed impareggiabile doppiatore di origine spezzine, quasi un loro coetaneo con una carriera di tutto rispetto.

Per Zuzzurro e Gaspare la vita artistica ad alti livelli è cominciata nel 1978 col mitico programma No Stop, varietà composto prevalentemente da sketch umoristici, realizzato proprio in Piemonte negli studi Rai di via Verdi a Torino. Lì i nostri hanno condiviso il palco (e le scorribande extra lavorative) con una serie di attori esordienti capaci poi di prendere il largo riscuotendo notevoli gratificazioni professionali. Quell’esperienza torinese è stata realmente una fucina di talenti come mi spiega Andrea: “Devi sapere che c’erano Carlo Verdone, Marco Messeri, I Giancattivi e nella serie precedente gente come Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo Decaro. Tu all’epoca non eri ancora nato e già per questo mi stai un po’ sulle balle, simpaticamente eh! Però, credimi, i ricordi che affiorano nella mia mente sono tantissimi sarà anche perché era la nostra prima grande esperienza dopo gli esordi al Derby e come ogni cosa che fai per la prima volta ti resta in testa per tutta la vita. Ricordo che per la durata della stagione noi comici soggiornavamo tutti nello stesso albergo ed eravamo un bel gruppo, c’era grande feeling tra noi. Avrei una marea di aneddoti da dirti ma il 99% di essi sono inenarrabili, eravamo ragazzi… Te ne racconto giusto uno per renderti l’idea di quanto eravamo giovani ed inesperti. Un giorno, verso le 13, decisi di preparare un risotto e dissi alla povera Stefania Rotolo ‘tra una ventina di minuti è pronto’. Solo che non sapevo che le piastre elettriche ci impiegano una vita rispetto al gas tradizionale e così mangiammo soltanto intorno alle 16. E, vista l’ora, decidemmo di pasteggiare con del tè caldo”.

Andrea e Nino vantano tra gli Astigiani un amico e un collega davvero speciale ossia Giorgio Faletti. Mi parla di lui, con affetto, Nino: “Giorgio è una persona speciale. Pensa che con lui abbiamo condiviso il palco nell’indimenticabile esperienza del Drive In, prima ad Antenna 3 e soprattutto ad Emilio, il programma televisivo degli anni ’89-’90 che andava in onda la domenica sera su Italia 1. Al di là del suo lato di attore comico, Giorgio possiede una personalità artistica poliedrica e, tra l’altro, noi siamo tra i pochi che non ci siamo mai stupiti quando è diventato anche uno scrittore di successo”.

Interviene Andrea e, facendo il verso ai colleghi ‘tromboni’, torna al tono scanzonato: “Adesso andiamo in camerino perché prima che lo spettacolo abbia inizio noi dobbiamo eseguire scrupolosamente almeno per un’ora gli esercizi per usare bene il diaframma e portare la voce fino all’ultima fila del teatro”. “Sì, e intanto sgranocchiamo le patatine e l’aperitivo” gli fa eco Nino, prontissimo a rispondere a tono alla battuta del socio. Ah, i tempi comici! Fantastico averne una dimostrazione in presa diretta, in maniera così ravvicinata. Mentre sto per uscire dal teatro vengo richiamato a gran voce da Andrea. “Volevo farti io una domanda. Serissima. Per dopo lo spettacolo, c’è un ristorantino qui vicino dove si mangia davvero bene?”.

Bartolo Gabbio

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