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Un sondaggio per decideresui nuovi vigneti di Moscato
Cultura e Spettacoli

Un sondaggio per decidere
sui nuovi vigneti di Moscato

La sua dolcezza nel bicchiere tradisce l'asprezza e la durezza dei contrasti che si consumano nella lunga filiera dalla produzione alla commercializzazione. Parliamo del Moscato, vino Unesco, al

La sua dolcezza nel bicchiere tradisce l'asprezza e la durezza dei contrasti che si consumano nella lunga filiera dalla produzione alla commercializzazione. Parliamo del Moscato, vino Unesco, al centro sempre più spesso di polemiche e di carte bollate di tribunali.
Toni duri si sono registrati nei giorni scorsi all'assemblea generale del Coordinamento Terre del Moscato, associazione di produttori con sede a Santo Stefano Belbo ma conferitori anche dalle vigne astigiane. Insieme ai punti all'ordine del giorno più burocratici, vi era la discussione sulla proposta avanzata da Confagricoltura di Asti di aprire a nuovi impianti di Moscato. Non doc o docg, ma semplicemente Moscato da destinare ad un mercato in domanda crescente. Una domanda che, secondo Confagricoltura di Asti, altre zone d'Italia e del mondo stanno soddisfando in attesa che da noi si risolvano le beghe legate all'inserimento del Comune di Asti nella docg.

E qui è arrivata la prima sorpresa: mentre la Confagricoltura di Asti, per bocca del suo direttore Francesco Giaquinta ha avanzato la formale richiesta, Confagricoltura di Cuneo interviene per ribadire che non condivide assolutamente la posizione astigiana. «La contrarietà di Confagricoltura di Cuneo all'apertura di nuovi impianti di Moscato o allargamento della zona di produzione da sempre sostenuta -si legge in una nota del direttore della zona di Alba Mario Viazzi- è stata rafforzata dall'esito di una recente indagine tramite questionario da cui emerge che il 98% dei produttori non vuole alcun ampliamento». Posizione condivisa anche dalla Cia di Cuneo il cui presidente Igor Varrone ha dichiarato «L'ampliamento della zona di produzione del Moscato d'Asti determinerebbe un danno economico alle aziende a seguito del maggior quantitativo di prodotto sul mercato».

Fra gli interventi più interessanti quello di Mario Berchio di Assomoscato che ha commentato i dati della Camera di Commercio di Treviso sul Prosecco che ha scelto di ampliare i suoi vigneti ed è preso ad esempio dai sostenitori dell'allargamento della zona vitata a Moscato d'Asti. Secondo questi dati, in due anni i prezzi si sono impennati verso il basso. Un esempio? Le uve Cartizze nel 2012 erano pagate 365 euro al quintale mentre nel 2013 sono state pagate 205 euro a quintale; le uve docg sono passate da 120 a 118 euro al quintale mentre le uve igt glera da 40 a 30 euro al quintale. In picchiata anche il reddito per ettaro che per i vicoltori del Cartizze è sceso da 43.800 euro ad ettaro del 2012 ai 24.600 euro ad ettaro del 2013. Il commento di Berchio è stato: «Con l'ampliamento si accontentano per tre anni i viticoltori di collina, cioè fino a quando non entrano in produzione le nuove vigne ma soprattutto si incrementano i redditi dei cerealicoltori che possono convertire i campi in vigne».

Dunque proposta direttamente respinta al mittente? Non proprio o almeno non ancora. Perchè il Ctm, visti gli interventi, ha deliberato di invitare il Consorzio dell'Asti Spumante ad indire un sondaggio in tutta la zona affinchè gli organi regionali abbiano la visione completa di cosa pensano i contadini, "unici detentori della docg del Moscato d'Asti e dell'Asti Spumante".

Daniela Peira

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