Un tantino stretti a bordo della nostra Mini Cooper, percorriamo le vie della città. Poso lo sguardo sul cruscotto. Il contachilometri rotondo è incorniciato da profili in radica e la sua lancetta
Un tantino stretti a bordo della nostra Mini Cooper, percorriamo le vie della città. Poso lo sguardo sul cruscotto. Il contachilometri rotondo è incorniciato da profili in radica e la sua lancetta sembra costante sui 50 allora. Giorgio guida piano, lo sguardo si perde oltre il vetro, come forse i suoi pensieri. Seguendo una curva dice: "Andiamo a rivedere i dancing". Poi sterza di scatto cogliendomi di sorpresa e con tono solenne annuncia: "Prossima fermata: il Winter Garden, dancing ufficiale della città". Svoltiamo e mi accorgo stupita che siamo tornati in Piazza Alfieri, sotto il Toju parcheggiamo il nostro bolide tra tante Fiat 500. A piedi arriviamo in Via Carlo Leone Grandi, dove oggi cè il ristorante Tuit per Eataly, negli anni 70 cera il Winter Garden. Un capannello di gente aspetta di entrare, ci mettiamo in coda sperando di non dare troppo nellocchio. Giorgio indica il cartellone allingresso e mi fa notare cosa cè scritto.
"Stasera suonano Pino e gli Afieri. Qui si alternavano i talenti musicali cittadini. Devi sapere poi che dopo lavvento dei Beatles quelli che oggi sono i talent show, allora si svolgevano nelle cantine. Cera una tale voglia di musica, che ogni occasione era buona per farsi crescere i capelli, provare a strimpellare la chitarra e mettere su un complesso." È il nostro turno. Varchiamo la soglia del locale. Cè una scala davanti a noi, ne scendiamo i gradini e arriviamo al guardaroba, lì lasciamo i cappotti. Ecco, ora si nota chiaramente per come siamo vestiti che non centriamo nulla con lambiente intorno a noi, si potrebbe facilmente giocare a "trova lintruso".
Cè molta gente, forse per questo fa così caldo. Lorchestra suona dal vivo, la musica è coinvolgente e invita a ballare. Il repertorio musicale spazia dai Dick Dick di Sognando la California ai pezzi dei Chicago. Ora i ragazzi in pista sono impegnati in uno shake. Le loro braccia si agitano nel "movimento a gomitolo", tipico accompagnamento di quella musica. Ci sono rappresentanti di tutte le età, ragazzi molto giovani e meno, perfino genitori che accompagnano le figlie. Fingendosi distratti, le osservano molto attentamente dai tavolini a lato della pista da ballo. "Uno degli scopi del venire qui era trovare per una sera, per mezza giornata o per la vita lanima gemella. Pensa che ho rincontrato poco tempo fa unamica che vedevo spesso qui a ballare, mi ha confessato che ai tempi aveva una cotta per me. In quel momento mi è venuta voglia di pugnalarla con un flauto di Pan per non avermelo detto. Avrebbe dovuto farmelo sapere prima, quando anche io avevo una cotta per lei e non glielho mai detto per timidezza." Fato befardo.
Scoprirò più avanti che non si tratterà dellunico amore platonico della sua gioventù. Restiamo fino ai lenti che chiudono la serata, stanno suonando "Lora dellamore" dei Camaleonti. "Vedi quella coppia laggiù che balla a effetto ventosa? mi dice Giorgio. Ballare così, guancia a guancia voleva dire qualcosa, se la ragazza non aveva nessuna predisposizione per te nel ballo ti teneva a debita distanza. Mi ricordo che quando si invitavano le ragazze a ballare un lento capitava di sentirsi rispondere: "non ballo i lenti, ballo solo gli shake." Modo efficace per dirti di lasciare ogni speranza di corteggiamento." Mentre sto ancora osservando curiosa gli ultimi ballerini rimasti in pista, il mio compagno di viaggio è già a metà della scala che conduce verso luscita. Temendo di essere lasciata lì da sola prendo il cappotto e mi affretto a seguirlo. Raggiungiamo in fretta la mini, ripartiamo e il guidatore inizia a raccontare.
"Destate tutti quelli che frequentavano il Winter Garden si trasferivano a ballare al Circolo dei Ferrovieri. Cerano anche altri dancing fuori Asti, mi ricordo La Croce Bianca a Mombercelli e un altro a Vallerana, prima di Acqui. Proprio lì ha suonato per la prima volta con i Pooh Dodi Battaglia. Quella sera ho conosciuto Riccardo Fogli. Devi sapere che i gruppi in quegli anni vestivano delle divise, avevano un loro stile che spesso non corrispondeva a ciò che erano nella vita privata. Riccardo Fogli sul palco sembrava Jimi Hendrix a Woodstock, finito lo spettacolo infilava il doppiopetto. Quella sera a uno dei Pooh avevano rubato le valigie con dentro i "costumi di scena", si era così dovuto arrangiare facendosi prestare i vestiti." Continuando a chiacchierare arriviamo in un parcheggio, pieno di moto. Mentre parcheggia, Giorgio passa lo sguardo su ognuna. "Honda, Kawasaky… sono arrivate le "giapponesi". Prima di allora la moto era la Gilera monocilindrica. Anche io ero riuscito a comprarmi unonda 750 facendo il cameriere ai matrimoni." Alzo gli occhi, sopra di me uninsegna con scritto Hotel Salera.
"Ora entriamo in una discoteca leggendaria". Allingresso Giorgio saluta gli amici che avevamo già incontrato al Cocchi, il Minaccia, il Tenace e gli altri. Sono vestiti con pantaloni a zampa, e come giacca hanno una pelliccia, indumento che vedo indossato dai piú intorno a noi. Giorgio mi conferma che a quellepoca era di tendenza e aggiunge: "Un amico di mio padre mi aveva regalato una pelliccia di lapin che probabilmente sofriva di alopecia. Nel giro di un mese sembrava che avessi indossato la pelliccia di gatti nudi. Era senza dubbio più commovente che elegante." Seguendo gli "impellicciati" entriamo in discoteca. Anche qui la temperatura è piuttosto elevata e il mio compagno di viaggio mi dice che "solo su Mercurio può fare lo stesso caldo". Il colore dominante è il nero, scelta che permette di fare sembrare sempre nuovo il locale e di camuffare le magagne, ma anche di una "perfidia inumana" secondo Giorgio.
Capisco il perché di queste parole alla prima delle tante cadute della serata sugli scalini mimetizzati che risultano davvero invisibili. Sulla parete davanti alla pista è dipinta una tipica orchestra americana "anni ruggenti". Guardo la firma dellartista in basso. Lautore è Ottavio Cofano. Intorno alla pista i divani e di fronte a noi la zona bar. Ci avviciniamo al bancone e Giorgio mi presenta il barman, Renato Miotto, che lha appena salutato calorosamente. Mentre gli ordiniamo da bere, il mio compagno di viaggio mi si avvicina allorecchio e mi racconta un aneddoto. "Causa ritiro patente, una sera dopo la chiusura, Renato mi chiese di accompagnarlo dalla sua fidanzata dellepoca che abitava in un paese vicino a Casale. Prendemmo così la sua macchina, una Ford Escort. Mi misi alla guida. Gennaio non è mai stato mite dalle nostre parti e gli chiesi di accendere il riscaldamento.
Risposta letterale: "Dato che io ne soffro molto del caldo, quando compro una macchina lo faccio togliere. Lho guardato e in effetti pareva una foca. Mentre io quasi tremavo, lui era vestito solo di una giacchetta con sotto una camicia aperta. Quel viaggio al freddo me lo ricordo bene, il giorno dopo avevo trentanove di febbre!". Restiamo a goderci i ritmi anni 70 e chiacchierando sopra il volume della musica, scopro che Giorgio qui ha fatto il dj. "Layla" di Eric Clapton segnava il suo ingresso in cabina, quella era la sua "sigla" per segnalare a tutti che era arrivato. Guardo lora. È luna di notte di sabato sera e anche chi viaggia nel tempo deve pur mangiare. Giorgio suggerisce di andare al ristorante Vecchio Paradiso di Corso Torino, una sorta di "dopoteatro" e aggiunge: "Certamente il mio amico cuoco "Poppa" non ci negherà un piatto di spaghetti." Già con lacquolina in bocca guadagnamo luscita.
Alessia Conti