Il riconoscimento a patrimonio Unesco è solo un affare turistico? Beh, no, possono essere diverse le ragioni che spingono i territori a chiedere di essere ricompresi in questa lista che non arriva a
Il riconoscimento a patrimonio Unesco è solo un affare turistico? Beh, no, possono essere diverse le ragioni che spingono i territori a chiedere di essere ricompresi in questa lista che non arriva a mille siti al mondo. Ragioni che sono spiegate dal professor Ludovico Solima, docente della Seconda Università degli Studi di Napoli.
«La Convenzione sul Patrimonio dell'Umanità, adottata ai primi anni Settanta dalla Conferenza generale dell'Unesco, ha inteso individuare quei siti di eccezionale importanza esistenti a livello mondiale, tali da essere oggetto di specifiche azioni di tutela e valorizzazione. La lista risulta attualmente composta da 981 siti, variamente distribuiti a livello planetario, che registrano un particolare addensamento sul territorio italiano, che attualmente detiene il maggior numero di iscrizioni (51), seguito da Spagna e Cina. In realtà, le finalità sottostanti la richiesta di iscrizione nella Lista Unesco risultano molto diverse tra loro, come messo in evidenza da un recente studio, che ha effettuato una categorizzazione dei siti Unesco basata sulle motivazioni alla base della richiesta di inserimento nella Lista. In questo lavoro, in particolare, vengono individuate quattro categorie di motivazione: quella celebrativa, equivalente ad un riconoscimento; quella "SOS", finalizzata ad attirare l'attenzione mondiale sulla necessità di salvare un determinato sito a rischio; quella di marketing e qualità, utilizzata come leva per attirare più ampi flussi turistici; quella "identitaria", legata alla volontà di costruire nuove identità per i territori, utili all'attivazione di programmi di sviluppo in grado di generare effetti socio-economici positivi.
Non necessariamente, dunque, le effettive motivazioni alla base della richiesta di iscrizione nella Lista sono riconducibili alla volontà di promuovere dei processi di sviluppo locale in chiave turistica. Pur tuttavia, appare largamente diffusa e condivisa l'idea che da tale iscrizione possano discendere, in modo apparentemente automatico, significativi benefici economici per un territorio».