Di intrecci fra la realtà criminale e quella letteraria si è parlato mercoledì pomeriggio all’Università di Asti su invito della consigliera di parità Chiara Cerrato e del Provveditorato agli Studi
Anni di esperienza sul campo, dalla gavetta del carabiniere di leva a quella del comandante dei Nas di tre province insieme agli studi di giurisprudenza e criminologia che sono andati di pari passo alla professione hanno costruito nel maggiore Biagio Carillo una competenza che ha trovato uno strumento molto accattivamente per essere “restituita”: il romanzo noir.
E proprio degli intrecci fra la realtà criminale e quella letteraria si è parlato mercoledì pomeriggio all’Università di Asti su invito della consigliera di parità Chiara Cerrato e del Provveditorato agli Studi.
Carillo, in una conversazione con la giornalista de La Nuova Provincia, Daniela Peira, è partito dal personaggio che meglio riassume tutto quanto appreso in anni di investigazioni e di studi: Lola, la protagonista dei quattro romanzi scritti con Massimo Tallone ambientati in una straordinaria e contemporanea Torino.
La modernità è il filo conduttore che ha portato all’ideazione di Lola. Una sorta di anti-eroe investigativo in gonnella (si fa per dire, perchè le gonne Lola le indossa solo quando deve sfuggire alle ricerche). «Volevamo un personaggio che si distaccasse molto dall’idea del tradizionale uomo detective – ha spiegato Carillo – così l’abbiamo scelto donna e criminale». Con un lungo e faticoso percorso di riallineamento alla legalità.
Da Lola sono nati molti spunti per parlare, intanto, del crimine di genere. Nelle aule dei tribunali il rapporto fra imputati uomini e imputate donne sono di circa 88 a 12. «L’aggressività e la violenza è una caratteristica prettamente maschile – spiega Carillo – ma la donna è molto più determinata quando decide di fare del male a qualcuno. Meno cruenta ma più efficace e furba».
Alle donne sono ascritti quasi esclusivamente reati di tipo finanziario oppure quelli di tipo predatorio come furti o truffe. Più recentemente, al pari degli uomini, sono attinte da denunce di stalking. Difficile vedere una donna accusata di rapina o omicidio e quando questo capita, spesso è perchè sono sentimentalmente legate ad un uomo che li compie e dunque lo segue, per amore, nella strada della delinquenza.
Interessante la disquisizione sulla distinzione fra i termini di “normalità” e “anormalità” applicati al crimine. Di qualunque sesso sia la vittima o il carnefice.
«La normalità è un termine che non è psicologicamente nè scientificamente definito – ha risposto il docente di criminologia – eppure ci piace tanto applicarla ogni qualvolta capita qualche delitto particolarmente efferato. In realtà i crimini sono eseguiti da soggetti “border line”, e per questi esiste una definizione abbastanza circostanziata». Si parla di persone mediamente istruite e intelligenti, spesso inserite in contesti sociali medio alti con buone capacità di relazione e di socializzazione. Sono difficilissimi da individuare e ancora più difficile è immaginare le loro mosse criminali. Spesso, nelle relazioni private, vivono grandi stati di frustrazione che sfocia nell’aggressività: sono alla base delle ragioni che portano al dilagante fenomeno dei femminicidi.
Un ultimo spunto è stato quello del reclutamento femminile nell’ambito delle carriere militari ed investigative. Una strada ancora lunga, se si pensa che è solo dal 2000 che le donne sono ammesse nei ruoli dell’esercito.
r.n.p.