Domani (sabato), alle 15 alla Biblioteca Astense, si terrà la presentazione del nuovo libro di Marco Omizzolo “Il mio nome è Balbir”. L’incontro, promosso dal Coordinamento provinciale di Libera e dalla biblioteca, vedrà appunto protagonista il prof. Omizzolo, docente di Sociologia delle migrazioni all’Università Sapienza di Roma, responsabile scientifico della cooperativa “In Migrazione” e ricercatore Eurispes.
In particolare è figura di riferimento per quanto riguarda lo studio del caporalato e dello sfruttamento sul lavoro, tanto da aver scritto diversi testi ed articoli sul tema, in particolare sulla comunità sikh pontina, infiltrandosi tra i braccianti indiani, sotto caporale indiano e padrone italiano, e seguendo per diversi mesi un trafficante di esseri umani indiano in Punjab.
Il libro
«In questo libro, nello specifico – anticipano i promotori dell’incontro – Omizzolo dà voce al bracciante indiano Balbir Singh che racconta la sua condizione di schiavitù nell’Agro Pontino, dove per sei anni ha lavorato in condizioni di schiavitù. Un inferno vissuto in un Paese democratico che afferma di essere fondato sul lavoro. Balbir ha però deciso di ribellarsi, di combattere per la libertà e dignità, rischiando la vita più volte».
«Obiettivo dell’incontro, quindi – continuano – è puntare l’attenzione sulla questione del caporalato agricolo che negli ultimi anni è stata sotto i riflettori della cronaca anche nel territorio piemontese ed astigiano».
L’evento, ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, si inserisce nel percorso verso la XXX Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, in programma il 21 marzo.
La proiezione del film
Altro incontro inserito nel percorso di avvicinamento all’evento sarà la proiezione del film “La vita rubata”, in programma sempre domani alle 16.30 al Teatro civico di Moncalvo, organizzato dal Comitato di Libera con l’associazione Rinascita e il patrocinio del Comune di Moncalvo.
Il film – diretto da Graziano Diana e interpretato da Beppe Fiorello e Larissa Volpentesta – racconta una vicenda di mafia che ha visto vittima Graziella Campagna, giovane addetta di una lavanderia, uccisa nel 1985 perché aveva scoperto che l’attività era, in realtà, solo una copertura per attività criminali.
L’appuntamento sarà anche l’occasione per parlare del progetto di ristrutturazione e utilizzo a scopi sociali di “Cascina Graziella” di Moncalvo, bene confiscato alla mafia. Ingresso libero.