Venerdì 19 gennaio, alle 21 al Teatro Alfieri, tornerà il comico Giovanni Vernia con la penultima tappa del tour “Vernia o non Vernia”, su invito dell’associazione “Un sorriso per Matteo”, cui andrà parte del ricavato (biglietti da 30 a 39 euro in vendita su www.ticketone.it).
Giovanni, cosa ci si deve attendere da questo spettacolo?
Di ridere. Per uno che è cresciuto a Genova come me, dire che “sarete soddisfatti o rimborsati” è una frase forte.
Detto questo, lo spettacolo rappresenta un po’ la mia storia. Il titolo nasce dal fatto che, fin da piccolo, appena mi trovavo qualcuno intorno dovevo farlo ridere a tutti i costi. Venivo “posseduto” dalle 200mila personalità che si annidano in me, magari solleticate da stimoli esterni. Ad esempio, uno zio del Sud particolarmente colorito (ho origini metà pugliesi e metà siciliane) di cui facevo subito l’imitazione. In quel caso mi rendevo conto che aveva funzionato quando a Natale non arrivavano i suoi auguri.
Insomma, racconto un po’ la follia che serbavo dentro e che mi ha portato a far diventare la comicità il mio lavoro. Una “malattia” che, in questo spettacolo, applico a vari campi: le serie televisive più famose (anche quelle drammatiche diventano comiche) o la musica (le canzoni si trasformano in ottimi testi di omelie). Si affiancano poi momenti musicali, sempre con l’intento di divertire il pubblico.
Il tutto guidato dai registi Giampiero Solari e Paola Grassi, che solitamente dirigono artisti del calibro di Panariello e Fiorello…
Sì, sono coloro che mi hanno dato disciplina sul palco. In passato mi esibivo anche senza un filo logico, mentre questo spettacolo è strutturato, caratterizzato da un fil rouge molto presente, ovvero il fatto di essere sempre “sdoppiato di personalità”. Io sono Vernia con tanti “non Vernia” dentro. Alla fine i “non Vernia” si impadroniscono di me e prendono il sopravvento.
Ci sarà anche Jonny Groove?
Certo, perché è un “non Vernia” particolamente invadente. Però volevo rassicurare gli spettatori che non sarà uno spettacolo di Groove: ci sarà semplicemente un suo cameo con una sorpresa molto particolare.
L’avvio della carriera
Come era nato questo personaggio, fondamentale per l’avvio della sua carriera da artista?
Ho sempre avuto grande passione per la musica dance, tanto che frequentavo molto le discoteche e andavo in vacanza ad Ibiza. Conoscevo l’ambiente molto bene. Poi sono anche molto distratto e sbadato, quindi non ho fatto altro che mettere sul palco tutto ciò che ero io, esasperandolo come si fa nelle maschere comiche.
Però nella prima parte della sua vita il “Vernia” ha preso il sopravvento, dato che si è laureato in Ingegneria e ha lavorato per una società americana…
Sì, ma, come vedrete nello spettacolo, era solo una facciata, perché alla fine non riuscivo a trattenermi nemmeno al lavoro, con conseguenze abbastanza disastrose per la mia carriera.
Qual è stata la leva che le ha fatto capire che era destinato al mondo dello spettacolo?
Andare in televisione, quasi per caso. A Milano facevo cabaret come hobby, poi sono stato visto, mi hanno chiamato a fare provini, li ho superati e mi sono trovato catapultato davanti a milioni di italiani. Ma ho mantenuto il lavoro da ingegnere per un anno e mezzo prima di lasciarlo. Tanto che, essendo il referente italiano per una società americana, lavoravo dai camerini di Zelig, considerando il fuso orario, gestendo call che sembravano film di Lino Banfi. Proprio come racconto nello spettacolo…
Tra web e prossimo tour
Negli anni ha fatto radio, tv, web, teatro. Qual è il mezzo più adatto per veicolare la comicità, secondo lei?
Secondo me c’è un linguaggio adatto ad ogni mezzo. Il web è schizofrenico e immediato; la radio deve prevedere improvvisazione ed evocazione, per dare spazio all’immaginazione (e in questo senso le telecamere puntate sui conduttori non aiutano); la televisione punta sulla forza delle immagini, quindi anche sul corpo. Il teatro garantisce il rapporto con gli spettatori.
A proposito del rapporto con il pubblico, come giudica quello con i follower sul web?
Sembra che sui social cattiveria e cinismo gratuito siano un’arma per farsi notare, ma secondo me non è possibile concedere tutta questa libertà.
Detto questo, il rapporto con i miei follower è fantastico, in quanto ricevo stima e critiche costruttive. Poi magari si intromette qualcuno, che spesso non capisce la mia comicità, e pubblica insulti gratuiti per sfogare la propria frustrazione. Sui miei canali, però, queste persone non hanno futuro, vengono subito bannate.
Prima ha accennato al prossimo tour. Quando partirà?
A febbraio. Si intitola “Capafresca”, un’ espressione meridionale che pronunciava sempre mio papà. Fa riferimento alla vera libertà e rappresenta l’antidoto ad un mondo in cui siamo circondati da ciò che distrugge l’immaginazione e la creatività, come gli algoritmi che ci governano la vita, gli smartphone e l’intelligenza artificiale. Lo spettacolo è una evoluzione dell’attuale tour con una tecnologia nuova per un comico in Italia. In 3D, crea sul palco un’atmosfera immersiva, molto colorata. Appunto da “capafresca”.