Riprende il nostro viaggio alla scoperta delle bellezze e delle particolarità di Asti sotterranea: un mondo per così dire parallelo al nostro, che vive dell'inesauribile fascino dei misteri e
Riprende il nostro viaggio alla scoperta delle bellezze e delle particolarità di Asti sotterranea: un mondo per così dire parallelo al nostro, che vive dell'inesauribile fascino dei misteri e dei "gioielli," che custodisce da secoli. In occasione della recente Giornata della Memoria, la nostra "esplorazione" si è focalizzata sui locali sottostanti la Sinagoga di via Ottolenghi, uno dei luoghi simbolo, per eccellenza, di quella che un tempo era la comunità ebraica astigiana. Ancora una volta a guidarci è stato l'architetto Roberto Nivolo. Carichi di una forza suggestiva in grado di comunicare forti emozioni, i locali in questione sono in parte preesistenze, rispetto alla Singoga attuale, nati come cantinati.
Dal punto di vista strutturale, rispondevano all'esigenza di portare alla quota rialzata di via Ottolenghi l'intero edificio, durante la sua ristrutturazione nel 1889, per iniziativa e a spese di Jacob Ottolenghi e del fratello Leonetto, autore del progetto posto in opera dal geometra Carlo Benzi. L'iniziativa era finalizzata all'abbellimento e all'ampliamneto della struttura precedente. "Nello specifico ?- spiega l'architetto Nivolo -? nel cortile sottostante la Sinagoga, dalla parte di corso Alfieri, c'era l'ingresso verso questi locali, raggiungibili anche dall'interno dell'edificio stesso. I sotterranei ospitavano, tra gli altri spazi, la cosiddetta stanza delle azzime con il forno, tuttora visibile, dove veniva cotto il pane senza lievito, e la sala adiacente con il tavolo da lavoro, utilizzata per gli impasti e le relative preparazioni."
Com'è risaputo, il pane azzimo è il più antico del mondo, ottenuto semplicemente dall'impasto di farina di cereali e acqua, senza l'aggiunta di sale né di lievito, e consumato dagli ebrei, come alimento rituale, durante la loro Pasqua, per celebrare la fuga dall'Egitto." Un'altra delle stanze sotterranee, collegate da corridoi, comprende la caldaia ad aria, che scaldava, da sotto il pavimento, la Sinagoga. Più in generale, i sottolocali furono utilizzati come magazzini, ad esempio per i viveri, delle famiglie che abitavano nelle vicinanze. "Nel giorno in cui ci fossero i finanziamenti ?- afferma Nivolo -? si potrebbero riutilizzare questi spazi sotterranei, per illustrare ai visitatori una parte della vita quotidiana degli abrei e i loro riti. Ad esempio, si potrebbe recuperare lo stampo usato per realizzare il pane, ripristinare le stanze un tempo appositamente preposte e rimettere in funzione il forno, come è già stato fatto in una Sinagoga toscana, del comune di Pitigliano, in Maremma."
Durante il secondo conflitto mondiale, inoltre, presso la Sinagoga di Asti trovò rifugio, nella parte però soprastante, una famiglia di ebrei sfollati da Torino. Più in generale, gli astigiani si mostrarono spesso solidali nei confronti dei concittadini ebrei, dando loro aiuto. Come attesta la storia del dottor Elio Arleri, classe 1921, grande personaggio del mondo paliofilo locale e storico, ex farmacista di professione, che all'epoca, con i suoi familiari, nascose per oltre un anno, fino al termine della guerra, presso l'abitazione in via XX Settembre, una famiglia ebrea in fuga, proveniente dall'estero, salvandola così dalla persecuzione nazista. Per il loro gesto coraggioso e altruista, il dottor Arleri e la sua famiglia sono stati insigniti, qualche anno fa, del riconoscimento di "Giusti tra le nazioni," consegnato dallo Stato di Israele.
Manuela Zoccola