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Cultura e Spettacoli
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L’artista

Vigna musa ispiratrice di Ferraris, l’uomo che piega il ferro alla sua arte

Nei giorni scorsi inaugurata una bottiglia gigante al Vignet Brichet in ricordo di Ivan Fassio. La sua proposta per abbellire i muri brutti sulle colline

E’ l’artista del vino, quello che meglio incarna l’ispirazione di colline, viti, vigne, bottiglie di Barbera.
Ezio Ferraris è irrefrenabile nell’utilizzo di materiali naturali ed organici regalati dalla vigna per realizzare le sue opere.
L’ultima è una bottiglia gigante dedicata ad Ivan Fassio, poeta, creativo, organizzatore di eventi di Agliano prematuramente scomparso per un male inguaribile.
Una grande bottiglia in ferro, come di ferro sono i fili che tengono su i tralci delle vigne, inaugurata pochi giorni fa al vigneto del Brichet, ad Agliano, nella proprietà dell’azienda vinicola di Cristiano Giovo, amico di Ivan e di Ezio.
Fra i filari di quello che è diventato ormai il “vigneto dell’arte”, Ferraris non ha realizzato solo quest’ultima bottiglia gigante ma anche la sua prima botte dipinta secondo stile Mondrian, un carro con i primi bicchieri giganti e ora la bottiglia.
Che non è arrivata da sola al Brichet, ma insieme a due sorelle: la “Matrioska” e la “Butterfly” con foglie di vite vera applicate sulle parti dipinte.
Altri due splendidi bicchieri incorniciati dentro una finestra si trovano a pochi metri dal Brichet, sempre nella proprietà di Giovo.
Il ferro, o meglio il suo taglio al laser su bozzetto di Ferraris che poi procede al trattamento “arrugginito” della sagoma e alla sua colorazione solo in alcune parti, è il materiale di questo momento.
L‘arte di vigna arriva da lontano, da quando Ferraris, ancora 14enne, intravvide delle splendide sculture nelle radici delle vigne vecchie di Barbera espiantate per far posto a nuove barbatelle. Con pochissimi interventi, sono diventati corpi di donna, animali, rappresentazioni della natura.
Poi il vino è finito sulla tavolozza dell’ex bancario creativo, con i suoi acquerelli alla Barbera, Grignolino, Freisa. Lo step successivo è stato quello materico, con opere realizzate in corteccia, tralci, foglie di viti, cristalli di solfati di rame. Bellissimi poi i suoi piatti con scaglie di tartufo: pronti da servire a tavola e mangiare ma immersi in una colata di resina che per sempre ne conserva i colori (e l’aroma del tartufo grazie ad una pompetta nascosta).
Le botti dipinte e poi l’attuale lavorazione del ferro, che trae ispirazione dalle sue ore passate nel “pensatoio” sul bricco dal quale si vedono i campanili di 31 paesi intorno ad Agliano.
«Bisogna sempre sperimentare – dice Ferraris – In ogni mia fase creativa ho incontrato il materiale o la tecnica di lavorazione che mi ha portato a quello successivo».
E in questa “era del ferro” personale, Ferraris trova il tempo di pensare anche alla collettività. Come peraltro ha sempre fatto immaginando le sue opere.
«Penso ai bicchieri giganti in ferro trattato effetto corte – spiega – Ho provato ad installarne alcuni, in fila, su un muraglione di mia proprietà e ho visto che potrebbero essere un’ottima soluzione alla mitigazione dell’impatto visivo che tanti di questi muri di contenimento, spesso in cemento, hanno sul paesaggio collinare. I maxi bicchieri di ferro riportano immediatamente all’identità dei nostri luoghi di vino, sono poco costosi, sono sottili quindi di alcun ingombro e sono praticamente eterni grazie ai trattamenti cui viene sottoposta la lastra».

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