«Giovanni Boldini vive nella pittura. Nei suoi ritratti si nota quello “scatto di vita” che lo rende un grande artista».
Sono le parole di Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e Sottosegretario alla cultura, stamattina ad Asti per la conferenza stampa di presentazione della mostra “Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque”.
Allestita a Palazzo Mazzetti, sarà visitabile da domani (sabato) fino al 10 aprile. Protagoniste 80 opere – provenienti da musei e collezioni private – che celebrano il genio indiscusso del pittore ferrarese Giovanni Boldini (1842 – 1931), andando a comporre una nuova esposizione promossa da Fondazione Asti Musei in collaborazione con Arthemisia.
Le parole del presidente Sacco e dell’assessore Candelaresi
«La città di Asti – ha esordito Mario Sacco, presidente della Fondazione Asti Musei – ha intrapreso da alcuni anni un nuovo percorso, promuovendo grandi mostre in grado di valorizzare l’intera rete museale, non solo cittadina ma anche provinciale. Questa è la quarta che inauguriamo, dopo “Chagall. Colore e magia” (2018), “Monet e gli impressionisti in Normandia” (2019) e “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” (2021)».
A Mario Sacco si è collegato l’assessore comunale alla Cultura Paride Candelaresi: «La Fondazione Asti Musei – ha sottolineato – ha intrapreso un percorso molto importante, citato anche nel dossier di candidatura con cui Asti si propone di diventare Capitale della cultura italiana nel 2025. Dossier che contiene 180 progetti, tra cui anche due mostre che erano già nei programmi della Fondazione e che sono state inserite a sostegno della candidatura: una esposizione dedicata a Van Gogh e una incentrata su Guglielmo Caccia».
L’intervento del curatore Tiziano Panconi
Il curatore della mostra, Tiziano Panconi, ha invece avuto il compito di delineare la figura di Giovanni Boldini nel quadro del periodo storico in cui visse.
«Con questa mostra – ha spiegato Panconi – vogliamo rappresentare lo spirito della rinascita della Belle Époque, di cui Boldini fu interprete. Mi riferisco a quel periodo di benessere che caratterizzò gli ultimi anni dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in Europa, bruscamente interrotto dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
Boldini colse infatti lo spirito del proprio tempo, interpretando la sete di emancipazione dell’alta società, chiamata a confrontarsi con le nuove sfide del progresso».
Boldini visse tra Firenze e Parigi, due città che erano anche capitali culturali dell’epoca, caratterizzate in quegli anni da una profonda trasformazione urbanistica. «Parigi, in particolare – ha continuato Panconi – visse questo cambiamento e, parimenti, dopo l’esposizione universale del 1989 simboleggiata dalla Torre Eiffel, divenne a tutti gli effetti la capitale mondiale del costume, in un periodo in cui la borghesia si arricchì».
In tale contesto Boldini fu l’interprete della bellezza, da cui era stregato, ritraendo una società che bramava ostentare le proprie fortune attraverso lo sfolgorio delle sue donne. «Famoso per i suoi ritratti, principalmente di figure femminili – ha proseguito – a Parigi Boldini dipingeva donne borghesi emancipate che leggevano riviste di moda e si attendevano da lui un ritratto diverso, che le rappresentasse in tutta la loro consapevolezza e modernità. Questo perché era in grado di svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca, dato che dipinse anche alcuni uomini. E, anche, di psicanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porre domande anche sconvenienti, fino a comprenderle profondamente. Così da coglierne lo spirito, scrutandone l’anima».
In riferimento al periodo parigino Panconi ha aggiunto una curiosità: Boldini sposò una giornalista originaria di Costigliole d’Asti, Emilia Cardona, che per conto di una testata piemontese lo raggiunse nella capitale francese per una intervista, occasione di incontro da cui nacque poi una storia d’amore.
«Negli anni della maturità e della senilità, poi – ha concluso – il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituì la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali».
Il commento di Vittorio Sgarbi
A questo concetto si è collegato Vittorio Sgarbi. «Boldini – ha aggiunto – realizzò ritratti in cui la donna era riconoscibile nei tratti del viso e delle spalle, spesso scoperte. Ma quando passava a dipingere la veste lo faceva con una velocità e una libertà futurista, quasi astratta, abbinando quindi una tecnica moderna ad una mentalità ottocentesca».
Sgarbi ha quindi evidenziato la caratura dell’artista. «Nei suoi dipinti – ha affermato – non emerge solo l’immagine della donna ritratta, ma anche il suo profumo, inteso come il fascino che le sta attorno. Con lui la pittura diventa vita, i suoi ritratti possiedono quello scatto di vita che lo rende un grande artista. E, come tale, apre la storia, per cui è senza tempo, è ancora oggi attuale».
Orari e biglietti
La mostra, che comprende anche alcune opere di artisti contemporanei a Boldini (tra cui Giacomo Grosso, Federico Zandomeneghi e Vittorio Matteo Corcos), è divisa in sei sezioni, allestite tra piano terra, piano nobile e seminterrato di Palazzo Mazzetti.
E’ visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietti: intero 13 euro; ridotto 10 euro. Possibilità di visite guidate.
Per informazioni: 0141/530403, 388/1640915, www.museidiasti.com, info@fondazioneastimusei.com.