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Cultura e Spettacoli
Evento

«Volevo Celentano, aveva la voce migliore per “Azzurro”»

Il cantautore Paolo Conte, ospite al liceo classico Vittorio Alfieri, si è raccontato tra aneddoti e ricordi riferiti alla sua lunga carriera

«Rientrando qui ho provato due sensazioni. Una antipatica, perché un anno da studente mi ero beccato sei materie ad ottobre. Una più piacevole, che consiste nel percepire il valore degli studi classici che mi hanno insegnato bellezza e senso critico».
E’ la premessa con cui il cantautore Paolo Conte – ospite ieri pomeriggio al liceo classico Vittorio Alfieri, dove si è diplomato – ha introdotto il suo intervento in occasione dell’incontro “Canta che ti passa”, organizzato dalla scuola in collaborazione con la Biblioteca Astense per ripercorrere l’evoluzione della storia e del costume dell’Italia nel Novecento attraverso le sue canzoni.
In dialogo con il professor Enrico Cico e accompagnato dalla musicologa Manuela Furnari, Conte ha espresso la volontà di cominciare la chiacchierata parlando piuttosto di Razmataz, «l’opera multimediale che ho tanto amato».
Dall’opera il discorso si è poi ampliato, con le domande del prof. Cico, a diversi aspetti della personalità e dell’arte del cantautore: dalla passione per l’enigmistica alla tecnica di composizione, fino al suo rapporto con Asti.

Con Manuela Furnari ed Enrico Cico

Il riferimento ad “Azzurro”

Non è mancato un riferimento ad “Azzurro”, il brano portato al successo da Adriano Celentano nel 1968. «Celentano – ha raccontato Conte – aveva un pubblico enorme, qualunque suo disco veniva subito comprato ed entrava in classifica immediatamente. Più intimamente, come autore, volevo lui perché aveva la voce migliore per quel tipo di canzone, non da cantante ma un po’ da strada, soprattutto all’epoca, e che andava bene sia per le parole sia per la musica del brano. Una musica antica, tanto che avevo inserito tre mandolini per dare “il sapore di vecchio”. Inizialmente “Azzurro” era il lato B dell’album “Una carezza in un pugno”. Ma poi, essendo potente, divenne il lato A».
Conte ha poi confidato di non avere empatia con sé stesso e di non provare particolare gioia quando ascolta i suoi brani. «Solitamente una volta che stampo un disco non lo ascolto più, perché conosco le imperfezioni. Però durante il lockdown ho ascoltati tutti i miei album e mi sono compiaciuto perché erano perfetti: mi sono fatto un applauso da solo», ha confidato sorridendo.
Al termine dell’incontro spazio ad autografi, selfie e strette di mano, accompagnati da una speciale colonna sonora. La docente del liceo artistico Milena Di Vicino, affiancata dal collega Andrea Passarino alla tastiera, ha infatti intonato “Azzurro”, coinvolgendo coloro che erano in coda per salutare il Maestro.

Il pubblico presente all’incontro

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