Il vino, come tutti i gli alimenti che diventano fenomeni di costume, vive anche di curiosità e comunicazione. Che deve essere corretta, equilibrata e precisa. Così fa un poco ridere che l'ex
Il vino, come tutti i gli alimenti che diventano fenomeni di costume, vive anche di curiosità e comunicazione. Che deve essere corretta, equilibrata e precisa. Così fa un poco ridere che l'ex premier D'Alema spieghi che il suo rosso non tradisce o che stia arrivando un "wine robot" con la lingua migliore di ogni sommelier. Mentre sulle guide le barbere astigiane fanno incetta di premi e ai ristoratori astigiani proprio non piace il diritto di tappo.
Infatti è di pochi giorni fa un sondaggio riportato da Wine News, secondo cui il 36% dei lettori, una volta su due, va al ristorante con il proprio vino soprattutto nel weekend. Anche se il "byob" così si chiama, non sempre è gradito dai ristoratori. «Ci manca solo più questo -? racconta uno storico ristoratore astigiano -? non metta il mio nome se no mi linciano, ma le sembra normale? Già la gente non viene al ristorante se poi lasciamo ancora che si portino il vino da casa e perché non anche le tagliatelle a ?sto punto? Fuma fiuchè».
Così c'è chi nei giorni scorsi alla notizia che Pippa Middleton, più celebre per il suo perfetto lato B che per le conoscenze enologiche, fosse ospite alla Contratto, in piena zona Unesco, senza nemmeno un passaggio sui tg nazionali lamentava che: «stiamo provando a battere il nostro record mondiale di occasioni perse». Ormai sul vino puntano tanti, forse pure troppi. Così non stupisce che Massimo D'Alema dica in giro che il suo rosso non tradisce. «Pure su questo punto non tutta la sinistra è d'accordo – scherza Nicolò Ollino – forse era meglio quando i comunisti passavano tutti il tempo a mangiare bambini e cuocere costine invece che a fare vino».
Intanto il tipico modo di fare italiano di dividersi su tutto tra guelfi ghibellini continua imperterrito. Così oltre a vederci di fronte una decina di denominazioni diverse di dolcetto ci troviamo di fronte almeno tre associazioni di professionisti della degustazione del vino. Che ora dovranno tremare visto che sta arrivando il "wine robot". Vedo già sogghignare: «Sì adesso, dopo i sex toys finisce pure che nei rimborsi pubblici mi ci mettono pure i wine robot». Invece è una cosa seria. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica ACS Nano e messa a punto dalla Aarhus University, una fra le prime cento università del mondo. In pratica è stata messa a punto una tecnologia SPR (surface plasmon resonance), che usa sensori ottici per valutare i tannini del vino in bocca simulando pure l'effetto della saliva.
Nonostante questo, il mercato dei sommelier qualificati sembra avere ancora spazi. «Non mi stupisco, i piemontesi sono davvero molto bravi – chiosa Nik Lazzari, neozelandese di origini astigiane e presidente dell'Associazione Rebel della Sommellerie – nessuno al mondo ha lingua migliore di noi italiani. Specie coi potenti».
Lodovico Pavese