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Zio Vanja secondo BellocchioQuell’attesa che sa di ’900
Cultura e Spettacoli

Zio Vanja secondo Bellocchio
Quell’attesa che sa di ’900

È un trio di nomi di primissimo piano a mettere in scena, giovedì sera, il “Zio Vanja” di Cechov. Nell’adattamento di Marco Bellocchio, i ruoli dei protagonisti Vanja e Serebrjakov sono

È un trio di nomi di primissimo piano a mettere in scena, giovedì sera, il “Zio Vanja” di Cechov. Nell’adattamento di Marco Bellocchio, i ruoli dei protagonisti Vanja e Serebrjakov sono interpretati rispettivamente da Sergio Rubini e Michele Placido. Lo spettacolo, proposto in abbonamento per la stagione teatrale dell’Alfieri, è una produzione che si distingue dalle innumerevoli altre presentate nel corso degli anni proprio per lo spessore del regista e degli interpreti principali. Bellocchio sarà anche l’autore di una trasposizione cinematografica dell’opera di Chechov prevista per il 2014, pellicola che dovrà essere all’altezza della sua eccezionale filmografia. L’autore di “I pugni in tasca” e “La Cina è vicina” anche negli ultimi lavori si è confermato una delle voci più autorevoli del nostro cinema. Dopo l’onirico racconto dell’omicidio Moro in “Buongiorno, notte”, Bellocchio ha affrontato il tema dei manicomi con lo storico “Vincere” e quello dell’eutanasia con “La bella addormentata”.

La pièce che l’autore piacentino dirige si preannuncia dunque ancora complessa e profonda; nessun cambiamento è intervenuto sul testo, che delinea la figura disillusa di Vanja, la sconfitta Sonja – qui interpretata da Anna Della Rosa – e l’indolente e cinico professor Serebrjakov. La trama è quella dello spettacolo che debuttò nel 1896 al Teatro d’Arte di Mosca, con la casa di campagna del professore a fare da sfondo a un intreccio di amori destinati a fallire. Quando Serebrijakov, senza preoccuparsi dell’avvenire della figlia Sonja, cerca di vendere le terre che la donna amministra, lo zio di lei Vanja cerca di ucciderlo. Ma i colpi di rivoltella mancano il bersaglio, e il professore parte con la moglie lasciando gli altri alle loro frustrazioni e alla loro rassegnazione.

Anton Chechov ripropose con questo testo un’opera che dieci anni prima non aveva avuto successo: la rilettura di quello che si intitolava “Lo spirito della foresta” divenne al contrario uno dei vertici assoluti del teatro cechoviano, dove al di là dei dialoghi e delle vicende dei personaggi quello che conta è l’indifferenza verso gli avvenimenti, l’indefinibile senso di attesa, tutti tratti embrionali del teatro che sarà, ripresi in seguito dalla drammaturgia novecentesca. Lo spettacolo al Teatro Alfieri inizierà alle 21, ancora disponibili i biglietti: 20 euro per platea, barcacce, palchi, 15 euro per il loggione. Informazioni al 0141 399057 e 399040.e.in.

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