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Mobrici e il consorzio
Attualità, Economia

Vendemmia avara ma 6% di bottiglie in più

Presentati i dati ufficiali del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato sulla raccolta e sull’imbottigliamento del 2017

Asti città del vino

Asti deve continuare ad essere la grande città del vino e rappresentare non solo le etichette più affermate ma anche le “piccole” denominazioni come il Ruchè, Freisa, Cortese i il Nizza Docg. Questo è il proposito che è emerso dalla presentazione ufficiale dei dati della vendemmia e degli imbottigliamenti del 2017 forniti a Palazzo Mazzetti dal Consorzio del Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato. A fare gli onori di casa, il Presidente Filippo Mobrici il quale ha voluto confermare il buon andamento delle etichette associate.

Una vendemmia scarsa ma di qualità

E’ infatti cresciuto del 6,3% il numero di bottiglie di Barbera d’Asti prodotte nel 2017, arrivando a quota 21.134.233. «E’ stata una vendemmia scarsa ma di qualità per tutte le 12 denominazioni (10 doc, 2 docg e il Nizza docg in attesa di riconoscimento) tutelate e promosse dal Consorzio e che rappresentano il 73,4% della superficie vitata idonea destinata a denominazione di origine nella provincia di Asti» ha spiegato Mobrici. La vendemmia dunque non è stata delle migliori, con un -17,2% della produzione, eppure dai dati raccolti emerge come nel 2017 siano uscite dalle cantine 2.287.193 bottiglie in più delle 12 denominazioni tutelate (+3,6%). Il numero di bottiglie di Barbera d’Asti ha raggiunto i 158.506,75 ettolitri, ossia il 6,3% in più rispetto al 2016.

Cresce l’export del vino

Le cantine imbottigliatrici sono 530, delle quali ben 360 nell’AstigianoStefano Chiarlo, delle omonime cantine di Calamandrana commenta: «La Barbera ha le potenzialità per diventare un grande vino. E’ l’unico vino piemontese che si presta ad accompagnare i piatti di tutte le cucine del mondo così come l’esperimento del barbera Fish Festival di Agliano ha già dimostrato». Le vendite si confermano infatti in Italia nel Nord-Ovest ma soprattutto all’estero in Gran Bretagna, Paesi Scandinavi e Germania. Il 30% dell’export è diretto in America, il 9% in Asia e il 5% in Russia. La Barbera d’Asti, con i suoi 21 milioni di bottiglie, di cui il 50% esportato, risulta il vino rosso piemontese più venduto all’estero.

Sul podio la Barbera d’Asti docg Superiore

In generale, tra le migliori performance delle varie tipologie della Barbera c’è quella della Barbera d’Asti docg Superiore (+16%), della tipologia Nizza (+17,2%) e del Piemonte Barbera (+5%). «Questi dati forniti dalla Regione Piemonte confermano come si stia producendo più ettolitri del nostro vino. Le aziende dimostrano di crederci nel progetto, segno che la qualità paga» ha aggiunto Gianni Bertolino dell’Associazione Produttori del Nizza. Segno negativo, invece, per la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco dove si riscontra un -32% che risente del cambiamento dei gusti dei mercati internazionali dove i vini dolci hanno meno appeal.

Meno ettari per la Barbera d’Asti

L’incontro ha però offerto qualche spunto di riflessione amaro. Tra il 2011 e il 2017 la Barbera d’Asti è quella che ha conosciuto il calo più sensibile di ettari vitati, con l’8,7% di vigneti in meno. In questo senso meglio le altre denominazioni, Monferrato (+19,5%) e Piemonte doc Barbera (+26,9%) che di ettari ne hanno guadagnati.

Rasero propone la task force del vino

All’incontro erano presenti anche Mario Sacco Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Erminio Goria Presidente della Camera di Commercio e il sindaco Maurizio Rasero. In una tavola rotonda che ha voluto offrire spunti di riflessione sulla trasformazione della Barbera da patrimonio vitivinicolo a brand, il sindaco Rasero ha dichiarato: «Le nostre etichette sono i migliori biglietti da visita di questo territorio. Per questo è mia intenzione creare una “task force” del vino che impegni l’amministrazione, in Consorzi e la Camera di Commercio al fine di promuovere questo settore, importante per lo sviluppo di questo territorio».

 

Lucia Pignari

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