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Sciopero dipendenti pubblici 2020
Economia

“Chiediamo assunzioni e regole per lo smart working”

Anche ad Asti si è svolto lo sciopero dei dipendenti pubblici. Diverse le ragioni della protesta, dal rinnovo del contratto al contrasto al precariato

Mercoledì in tutta Italia i dipendenti del pubblico impiego sono scesi in piazza per protestare contro una serie di problemi, tra cui la necessità di assunzioni, del rinnovo del contratto, della sicurezza sul posto di lavoro e del contrasto al precariato.
Ad Asti lo sciopero – indetto da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa – ha visto un presidio sotto la Prefettura in piazza Alfieri. «Da tempo – spiega Gabriele Roberto, segretario generale provinciale Cgil Fp – sul piano locale noi chiediamo assunzioni soprattutto nei Servizi sociali, negli Uffici Anagrafe, in Sanità; solo nel Comune di Asti, ad esempio, mancano circa 100 unità (nel 2015 i dipendenti erano oltre 600, contro i 470 di oggi). Nel settore sanità, poi, le assunzioni, rese molto difficoltose dalla pandemia, sono indispensabili, anche in previsione della campagna di vaccinazione. E poi c’è il problema sicurezza sul lavoro nelle RSA dove si continuano a registrare tantissimi contagiati sia tra gli operatori che tra gli anziani».
«Quella delle assunzioni è un’emergenza che dura da diversi anni – ribadisce Dino Penso, segretario generale provinciale Uil Fpl – la carenza di personale, soprattutto negli ospedali dove mancano infermieri, operatori socio-sanitari e amministrativi, la stiamo pagando in questo momento».

Lo smart working

«Altra cosa che non è stata presa in considerazione dalla Ministra Dadone – ha aggiunto Alessandro Delfino, funzionario Cisl Fp – è che chi è in smart working deve tornare a lavorare in sicurezza. La regolamentazione su questo modo di lavorare è stata una grande occasione persa perché, invece di concordarla con i sindacati, l’ha delegata ai dirigenti creando problemi».
«Bisogna anche smettere di considerare in vacanza chi lavora da remoto – ha commentato Penso riferendosi allo smart working – i lavoratori in questione non sono privilegiati, semplicemente sono obbligati dal momento quindi, anche su questo, ci auguriamo un regolamento a livello nazionale» Uno sciopero, quindi, per chiedere un rinnovo contrattuale, ma che punta soprattutto al rinnovo dell’ordinamento professionale «che, per quanto riguarda gli Enti Locali – aggiunge Salvatore Bullara, funzionario Cisl Fp – è fermo al 1999, quando lo smart working non esisteva. Un ordinamento vecchio, motivo per cui durante il lockdown, mancavano i mezzi e l’autonomia per lavorare da casa».
Per quanto riguarda la questione economica dei lavoratori pubblici «il contratto precedente doveva essere un contratto “ponte” – conclude Dino Penso – che prevedeva un aumento lordo medio di 85 euro e in cui, soprattutto in ambito sanitario, non si entrò nel merito della valorizzazione della professione. Un aspetto molto importante che deve essere affrontato immediatamente, fondamentale per rilanciare la Pubblica amministrazione, per cui servono anche importanti risorse ma di cui, ancora adesso, non si parla».

Monica Jarre

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