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Perrone Stella
Economia

“Classi virtuali, linee guida chiare per evitare errori”

Parla Stella Perrone, dirigente dell’istituto Alfieri, da anni impegnata nella ricerca sulla didattica a distanza

Lezioni a distanza

Dalle elementari alle superiori, in questi giorni le scuole si stanno attrezzando per cercare di garantire la continuazione dell’attività didattica.
Un ulteriore impulso in questo senso arriva dal nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte firmato mercoledì. Alla luce delle chiusura delle scuole fino al 15 marzo, prevede infatti che «vengano attivate modalità di didattica a distanza, avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità».E mentre alle elementari si procede soprattutto con l’assegnazione di compiti – e la pubblicazione delle relative correzioni – attraverso la piattaforma del registro elettronico, alle medie e alle superiori si è cominciato a proporre vere e proprie lezioni a distanza.

L’istituto Alfieri

In prima linea, anche a livello di supporto verso le altre scuole, è l’istituto superiore Alfieri (che comprende liceo classico Vittorio Alfieri, liceo artistico Benedetto Alfieri, istituto Quintino Sella). Come spiega la dirigente Stella Perrone, che si occupa di didattica a distanza da vent’anni, nello specifico nell’ambito della ricerca metodologica a livello nazionale. Già insegnante di Matematica all’istituto Castigliano, nel 2014 ha vinto il primo premio come Miglior docente volontario innovatore nella didattica promosso dalla Fondazione Mondo Digitale.
«Sul rapporto tra insegnamento e nuove tecnologie – spiega – posso parlare con cognizione di causa, in quanto me ne occupo da diversi anni. Tanto che l’istituto Alfieri che dirigo è stato inserito, in questo periodo di emergenza Coronavirus, all’interno del gruppo “Scuole per le scuole” sul portale segnalato dal Ministero dell’Istruzione, perché in grado di fornire supporto agli istituti in difficoltà nell’attivare questi strumenti».
Martedì, prima ancora del nuovo decreto che proprogava la chiusura delle scuole, la dirigente ha organizzato una conference call con 97 insegnanti. «Alcuni docenti, componenti dello staff – spiega – erano in presidenza con me. Tutti gli altri erano collegati da casa, magari in coppia. E sono contenta che, nonostante l’invito fosse su base volontaria, ha visto l’adesione della quasi totalità dei professori. Nell’ambito della riunione abbiamo istituito una task force di docenti esperti che funzioni da “sportello virtuale” per tutti i colleghi che necessitano di aiuto. E poi abbiamo parlato di come organizzarci in questi giorni. Nel nostro istituto, per esempio, abbiamo avviato classi virtuali con lezioni sincrone, anche per ristabilire il gruppo classe. E faremo partire un canale YouTube privato, accessibile solo a chi ne ha l’autorizzazione, per inserire le spiegazioni caricate dagli insegnanti».

Le difficoltà e le linee guida

Quali consigli dare, quindi, sull’argomento? «In questo momento – evidenzia – è importante fornire linee chiare ai docenti, tarate in base all’utenza (degli insegnanti e degli studenti), in modo da evitare problemi successivi. Se non si parte con il percorso giusto, si rischia di causare un senso maggiore di isolamento tra i ragazzi oppure di sfiducia e veloce abbandono di queste attività da parte dei professori meno avvezzi alla tecnologia».
La dirigente ammette, infatti, che non si tratta affatto di una operazione semplice. «Ormai si sente parlare di avvio dell’attività didattica a distanza nella sua interezza, quindi con lezioni e verifiche, come se fosse semplice e automatico. In realtà non è così. Prima di tutto perché le piattaforme digitali che consentono di avviare una modalità completa di insegnamento a distanza richiedono un periodo di attivazione tra uno e due mesi. In secondo luogo perché la didattica a distanza impone delle modalità di insegnamento diverse. Ecco perché, quindi, stiamo definendo linee guida che metteremo a disposizione anche delle altre scuole».
Tanto per fare qualche esempio, «è bene evitare piattaforme non create per scopi didattici, che non garantiscono la privacy e non sono accessibili ai ragazzi sotto i 14 anni, ma scegliere strumenti ideati appositamente per l’insegnamento attivabili immediatamente. Alcuni sono particolarmente adatti ai docenti neofiti, altri agli alunni più piccoli, dato che vengono “inseriti” dall’insegnante nel gruppo classe virtuale e non hanno bisogno di una autenticazione personale. Anche il registro elettronico non è da sottovalutare, visto che ormai è uno strumento conosciuto ed è perfetto per la condivisione di materiale e della pianificazione del lavoro da svolgere, come l’annuncio delle lezioni sincrone».

La valutazione degli studenti

Capitolo a parte è poi quello delle verifiche e delle interrogazioni. «Lo strumento della classe virtuale prevede verifiche a distanza – conclude – che superano la modalità tradizionale. Certo è che bisogna fare un ragionamento sul “peso” del voto, che non può essere lo stesso di quello delle prove in classe, dato che uno studente, nel salotto di casa, potrebbe essere aiutato. Ma, nonostante tutto, questi primi tentativi vanno premiati sia da parte dei docenti sia degli alunni. Nella drammaticità della situazione, il mondo della scuola ha una grande opportunità di crescita».

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