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Economia

Confcommercio, allo studio un portale web per radunare le proposte di menu a domicilio

Lo annuncia il direttore provinciale Claudio Bruno, che ricorda anche la chiusura degli uffici fino al 27 marzo

Uffici chiusi nella sede di Confcommercio

Anche l’associazione di categoria Ascom Confcommercio ha intrapreso misure eccezionali per contenere i contagi da Coronavirus.
Gli uffici della sede di corso Felice Cavallotti sono infatti chiusi da lunedì fino a venerdì 27 marzo. A rassicurare gli associati che le pratiche verranno ugualmente svolte il direttore provinciale Claudio Bruno.
«Gli addetti dei vari uffici (servizi e informazioni generali, contabilità e redditi, paghe e uffici zonali) seguono le varie pratiche lavorando da casa, essendo reperibili telefonicamente – afferma – per cui siamo in grado di fare fronte alle esigenze dei nostri soci. Per esempio oggi (lunedì per chi legge, ndr) è stato svolto il 99% delle operazioni di pagamento delle scadenze inerenti la contabilità dei commercianti e di chi opera nei settori del turismo e dei servizi. Il tutto, lo sottolineo, sulla base di documenti ufficiosi in quanto, alle ore 12, non era ancora licenziato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che conteneva decisioni proprio in merito alle scadenze del giorno».

Il portale per i menu a domicilio

Al contempo l’associazione sta mettendo a punto un progetto per agevolare, su tutto il territorio astigiano, la consegna a domicilio di pasti e menu preparati da bar, ristoranti, pizzerie e locali che vorranno aderire, indipendentemente dal fatto che siano associati o meno a Confcommercio.
«Verrà messa a punto un portale su internet – continua Bruno – che radunerà tutta l’offerta di menu e piatti preparati da locali astigiani. Accedendovi, i cittadini potranno consultare tutte le proposte, quindi ordinare ciò che preferiscono e vedersi recapitati i piatti a domicilio. Le imprese inteerssate, così come i cittadini, troveranno informazioni in merito sul sito www.ascom.at.it».
Un modo, questo, per offrire un servizio ulteriore alla popolazione e per cercare di alleviare almeno in parte la difficoltà in cui si trovano gli operatori del commercio e della ristorazione che sono in seria difficoltà da quando è cominciata l’emergenza sanitaria causata dal Covid -19. In base ai dati dell’Ufficio studi nazionale dell’associazione – diramati nei giorni scorsi dopo una verifica del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo – in provincia di Asti hanno dovuto chiudere 839 negozi (38,61% del totale), mentre hanno potuto tenere aperti 1.334 negozi (61,39%), esclusa la somministrazione e il commercio su area pubblica.
«Il settore del commercio – conclude il direttore provinciale – sta facendo la sua parte, da chi chiude a chi rimane aperto per garantire i servizi essenziali e la fornitura dei beni di prima necessità. Insomma, stiamo operando con responsabilità. La stessa responsabilità che chiediamo con forza al Governo perché chi chiude possa riaprire, non appena sarà nuovamente consentito, potendo contare su importanti risorse per fare fronte ai grandi danni economici che sta patendo. Effetti negativi che richiederanno tempi lunghi prima di essere superati».

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