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Settore costruzioni
Economia

“Costruzioni, ripartire in sicurezza per evitare il collasso dopo anni di crisi”

Palumbo (Feneal Uil): “Pagati scatto di anzianità e gratifica ai lavoratori, dato che il 90% delle imprese ha avviato la cassa integrazione”. Le indicazioni per chiedere l’anticipo in banca

La crisi del settore costruzioni

“Il settore delle costruzioni sul territorio astigiano aspetta con ansia la ripresa lavorativa dopo l’emergenza sanitaria. Una ripresa difficile ma necessaria, prima che il comparto incassi il colpo definitivo dopo anni di crisi”.
Sono le parole di Calogero Palumbo, coordinatore provinciale Feneal Uil Piemonte, che analizza la situazione del comparto e indica alcune strategie per una ripresa dell’attività in sicurezza.
“Il settore – commenta – proviene da una situazione di crisi economica durata oltre un decennio e, sul territorio astigiano, non ha mostrato cenni di ripresa nemmeno nell’ultimo anno edile, in netta controtendenza rispetto a buona parte del Piemonte. Dai dati della Cassa Edile di mutualità e assistenza, nel periodo tra l’ottobre 2018 e il settembre 2019 nella provincia di Asti si sono registrati 65 lavoratori in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (quasi il 5%) portando il numero di lavoratori attivi a 1791 (oltre mille in meno rispetto a dieci anni fa). L’emergenza Covid 19 rischia quindi di assestare il colpo definitivo, soprattutto in ambito privato, se non si trova il modo di poter riprendere l’attività in piena sicurezza”.

Le difficoltà del presente e le strategie “di uscita”

Palumbo delinea quindi nel difficoltà nel presente e le strategie per il futuro.
“La difficoltà di reperire i dispositivi di protezione individuale – continua – rimane uno dei primi ostacoli, oltre al fatto che esistono alcune lavorazioni dove è difficile mantenere la distanza di sicurezza tra gli operai. Ogni impresa dovrebbe chiedere la consulenza agli Enti bilaterali per le linee guida e per farsi aiutare nella messa in atto delle procedure necessarie. Devono essere stipulati protocolli condivisi e, soprattutto, è necessario salvaguardare i lavoratori più anziani e coloro che hanno avuto patologie pregresse per non inficiare tutto il lavoro svolto. E’ necessario anche un aiuto da parte delle Istituzioni per la prosecuzione degli appalti pubblici, affinché il settore possa ripartire senza tentennamenti e nel rispetto delle regole. Non bisogna essere troppo frettolosi, ma nemmeno immaginare di poter tenere bloccato il comparto ancora a lungo”.

Gli interventi a favore dei lavoratori

Molte imprese edili, cave, impianti lapidei, o che si occupano di laterizi, legno e manufatti si stanno attivando per poter essere pronte in vista del 4 maggio, che potrebbe rappresentare una possibile data di ripresa delle attività economiche, almeno in parte.
“In vista di quella data – sottolinea – bisogna anche valutare altre questioni pratiche: le modalità per gli spostamenti dei lavoratori e le soluzioni per il pranzo. Solitamente, infatti, le imprese sono convenzionate con ristoranti e bar, ma se questi rimangono chiusi bisogna trovare un’alternativa. Le organizzazioni sindacali, e la  Feneal Uil del Piemonte (area Asti) sono sempre disponibili ad un confronto per trovare soluzioni che possano andare incontro ai lavoratori e non creare problemi alle imprese“.
Per quanto riguarda, poi, la difesa dei diritti dei lavoratori, Palumbo ricorda le misure prese per andare loro incontro in questo periodo di blocco delle attività. “Tramite gli Enti bilaterali – spiega – si è provveduto ad anticipare ai primi giorni di aprile il pagamento dell’Anzianità Professionale Edile (lo scatto di anzianità annuo) che di solito viene pagata a maggio. Inoltre a fine aprile verrà pagata la gratifica relativa ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2019 che di norma era pagata a giugno. Tutte somme dovute ai lavoratori, per cui nulla è stato regalato”.

I tempi lunghi di pagamento della cassa integrazione

Due provvedimenti presi in quanto il 90% delle imprese del settore ha fatto ricorso alla cassa integrazione. “Il problema nel problema – sottolinea – è che la maggior parte delle aziende ha scelto di non anticipare il trattamento in busta paga. Con la conseguenza, senza il nostro intervento, di problemi enormi ai lavoratori, soprattutto monoreddito, che per questi mesi non avrebbero avuto nessuna entrata economica, in quanto il pagamento diretto tramite l’Inps non si sa quando avverrà”.

Come richiedere l’anticipo alle banche

A questo proposito va ricordato che Cgil, Cisl e Uil, a livello nazionale, hanno stretto un accordo con l’ABI (Associazione bancaria italiana) per consentire un anticipo fino a 1400 euro, tramite le banche aderenti, ai lavoratori posti in cassa integrazione. “Auspichiamo – conclude – che le banche facciano il possibile perché l’accordo sia attivato in fretta senza un lungo iter burocratico”.
A delineare la procedura di richiesta di anticipo alle banche (e, da ieri, anche a Poste Italiane) Filippo Manta, segretario generale Feneal Uil Piemonte. “I lavoratori devono rivolgersi alla banca presso cui accreditano lo stipendio
. L’istituto bancario farà loro compilare due moduli e chiederà una dichiarazione dell’azienda che attesti il fatto che si trova in cassa integrazione (non mi riferisco alla domanda o all’accordo ufficiale di avvio dell’ammortizzatore sociale, ma ad una semplice attestazione scritta sul fatto che la riduzione di orario è stata avviata). Dopodiché la banca concederà un anticipo sul trattamento Inps, in sostanza una linea di credito (il tetto di 1.400 euro è previsto per la cassa integrazione a zero ore per la durata massima di 9 settimane) che il lavoratore dovrà chiudere, restituendo i soldi, quando riceverà in busta paga la quota prevista dall’Inps”.

 

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