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Economia

“Il Coronavirus secondo me”: le riflessioni degli studenti astigiani

Termina la nostra iniziativa che ha dato spazio ai ragazzi delle scuole. Protagonisti dell’ultima “puntata” due alunni dell’Artom

Termina “Il Coronavirus secondo me”

Termina, con il numero de “La nuova provincia” in edicola da oggi, “Il Coronavirus secondo me”, lo spazio di espressione dedicato agli studenti astigiani nel periodo del lockdown e della Fase 2 dell’emergenza sanitaria.
Una pagina in cui abbiamo pubblicato i temi e le riflessioni che tanti ragazzi sono stati chiamati a scrivere, su invito degli insegnanti, relativi alla diffusione del Coronavirus e alle conseguenze sulla vita quotidiana. Ma che successivamente si è allargata anche ad altre modalità espressive, dai disegni ai calligrammi, dalle illustrazioni digitali agli acquarelli.
In totale 13 le puntate dedicate all’iniziativa, che hanno avuto ottimi riscontri anche on line.

Gli studenti e i docenti protagonisti

Abbiamo cominciato lo scorso 24 marzo con gli studenti dell’istituto superiore Castigliano, su proposta della docente Elena Papa, per continuare, senza mai saltare un’edizione di giornale, con gli studenti del liceo artistico Benedetto Alfieri (frequentanti il triennio nelle sezioni F e G) e del liceo classico Vittorio Alfieri, seguiti dalle insegnanti Elisabetta Deleonardis e Silvia Caronna. Quindi con i temi di vari studenti dell’istituto enogastronomico Penna di San Damiano, grazie alla collaborazione dei docenti di Italiano Valentina Giovara, Margherita Leone, Valentina Viola e Manlio Cipullo. Successivamente abbiamo pubblicato gli elaborati, firmati da alcuni studenti del corso di teatro del liceo artistico Benedetto Alfieri, su indicazione dell’insegnante Monica Gatti. Quindi abbiamo dato spazio ai testi agli alunni delle classi II e III F della media Brofferio, assegnati dalla docente Gabriella Vaudano; ai temi di alcuni ragazzi della IV AE dell’istituto tecnico industriale Artom, su indicazione della docente di Lettere Cristina Adriano; agli elaborati della classe V F del liceo artistico Benedetto Alfieri, grazie alla collaborazione dell’insegnante Erika Bocchino, e della V D dello stesso liceo, grazie alla docente Anna Musso.
Concludiamo oggi con due temi – firmati da Arianna Forno (“Sacrifici in tempo di Covid 19”) e Stefano Bollito (“L’ abitudine ci nasconde il vero aspetto delle cose”), studenti della classe I C dell’istituto Artom – assegnati dall’insegnante di Lettere Alessandro Gibellini.

 Stefano Bollito (I C)

Sono le sei e mezza di un mattino qualsiasi, di un venerdì qualunque, di una settimana uguale alle altre, in cui tutto corre secondo precisi ritmi.
Inizia così un nuovo giorno: la sveglia, la scuola, il ritorno su un autobus affollato, il ritorno a casa, una casa sempre uguale dove persino i miei amati gatti aspettano sdraiati nel solito posto la mia solita carezza .Come al solto mia nonna mi aspetta con il pranzo che ha amorevolmente preparato, il solito abbraccio per ringraziarla poi un’ora di giochi poi i compiti e via, verso un pomeriggio ed una serata sempre uguali a quelle trascorse.
Non avrei immaginato che, dopo solo due giorni, sarebbero cambiate così tante cose nella mia vita e in quella dei miei famigliari… che sarei stato confinato in casa per dei mesi… con i miei genitori sempre presenti…
I primi giorni in cui le vecchie abitudini erano sparite, ho cercato di crearne delle nuove ma tutto era difficile: dopo l’entusiasmo per la mancanza della scuola, tutto incominciava a sembrarmi noioso e mi sentivo quasi come una marionetta, alla quale hanno allentato i fili, che aspetta che qualcuno la faccia ripartire…
Quando tutto era programmato, avevo poco tempo per pensare, per accorgermi che non tutto deve essere dato per scontato: la possibilità di andare a scuola, di viaggiare, la fortuna di avere degli ospedali che ti possono curare. Ho scoperto che le vecchie abitudini erano in realtà una serie di opportunità che mi erano state date gratuitamente.
La colazione, il pranzo, la cena tutti insieme in famiglia, le ore passate insieme, mi hanno fatto riscoprire la bellezza di avere una famiglia unita dove non c’è mai stata violenza o arroganza ma amore e aiuto reciproco.
Mi sono trovato a sfogliare album di foto, ad ascoltare attentamente i racconti di una gita, di capricci, di giochi al mare, del primo giorno di scuola.
Ho scoperto il piacere di cucinare, di impastare la pizza, mentre prima mi ero sempre limitato a sedermi a tavola.
In famiglia abbiamo scoperto il piacere di riappropriarsi del nostro tempo: per una volta non era più l’orologio a comandare a casa nostra, eravamo noi che potevamo liberamente gestire le nostre giornate.
Mi sono ritrovato a guardare la bellezza delle stelle, a sentire il profuma dei lillà, ad osservare le bellissime colline che ci sono davanti a casa mia.
Mi mancano delle vecchie abitudini, come quella di sedermi nei banchi scolastici, il contatto diretto con compagni ed insegnanti.
Mi manca il poter dimostrare il mio affetto con un abbraccio ai miei parenti, il poter uscire con i miei amici ma penso che quando questo virus terribile sparirà, apprezzerò molto di più queste cose.

Arianna Forno (I C)

Questa quarantena la vedo come un’occasione, come la possibilità di poter finalmente fare tutto ciò che non abbiamo mai avuto tempo di fare e anche quello a cui non avevamo mai pensato.
Avere così tante ore a disposizione ti fa esplorare tante parti di te, ti fa nascere passioni e ritrovare talenti o piaceri dei quali avevi perso l’abitudine nel tempo.
Ho riscoperto la mia passione per la pittura, ho ripreso tutto ciò che avevo in casa che potesse creare qualcosa e lasciando libera la mano ho fatto quelli che ritengo i miei lavori più belli, specialmente contando che non so dipingere.
All’inizio della quarantena ho anche provato ad imparare a suonare la chitarra, mio padre quando ero piccola mi aveva insegnato un paio di accordi che avevo ovviamente dimenticato, ma ho scoperto che internet può darti un grande aiuto anche in questo, nel migliorarti.
Ho capito quante possibilità ci offre la vita nel 2020, penso che se una cosa simile fosse successa in un periodo in cui la società non era ancora così sviluppata, sarebbe stato tutto più difficile; in un periodo senza possibilità di comunicare, con tanta povertà e magari anche meno aiuti esterni, per un’intera popolazione sarebbe stato impossibile sopravvivere, perciò ho maturato quanto siamo fortunati a vivere in questo periodo storico.
D’altro canto, mi sono accorta di quanto le dita siano molto più taglienti della lingua, di quanto le persone siano molto più meschine se consapevoli di non poter correre rischi, stando al sicuro nella propria cameretta, e di come sia facile aggirare gli ostacoli e ingannare se nessuno può controllarti.
Tutti stando a casa dicono di aver fatto sempre le stesse cose e che sia davvero noioso: “Non faccio altro che allenarmi ormai!”, “Sto cucinando così tanto che usciti di qui potrei fare lo chef…”, “Non so più che serie guardare su Netflix.”, “Queste videolezioni mi hanno veramente rotto!” e un’altra infinità di esempi, questo mi porta nuovamente a notare quanto le persone ormai siano superficiali ed io non posso escludermi, siamo sempre a guardare il lato negativo delle cose, a pensare che sia sempre tutto un complotto, a seguire la massa perché, se tutti dicono che la quarantena è noiosa, noi gli andiamo dietro come delle pecore, è facile copiare il pensiero altrui, ma è difficile costruirne uno e per me è questa la causa del regresso della società: più ci sviluppiamo dal punto di vista pratico e più torniamo indietro dal punto di vista mentale.
Il periodo, ai nostri occhi eterno, che stiamo vivendo, in realtà è solo la miglior occasione che ci sia stata data per conoscerci meglio, per capire i nostri difetti, per scavarci più a fondo, per apprezzarci sempre di più e per cambiare.
Ogni giorno, quando quella che ormai è la nostra routine giunge al termine, io mi fermo a pensare, a volte non dormo, mi sento esausta e sto male, come se stessi cercando la cosa più preziosa del mondo ma non riuscissi a trovarla, mi sento disorientata, fuori posto, affogo i pensieri nella musica, che è sempre lì, a darmi una mano, a darmi conforto quando nessuno lo fa, a tenermi compagnia quando nessuno c’è, quando ne ho davvero bisogno.
Realizzo di giorno in giorno che ho bisogno di aiuto, sempre di più, e penso sempre che questa sarà la volta buona per rimettere a posto le cose, ma più vado avanti e più capisco che le cose non torneranno al proprio posto, che ormai sono lì e nulla lo potrà cambiare, tutto quello che posso fare è superare il dolore e trasformare lo stress in voglia di fare, voglia di migliorare il mio futuro e non di riaggiustare il mio passato.
L’unica persona che può aiutarmi sono io e negli ultimi due mesi ho provato a far scattare in me quella voglia di rinascita che mi aiuterà ad essere una persona migliore, che mi servirà per raggiungere i miei obiettivi, ciò che resta da fare è non tornare alla quotidianità quando questo sarà finito, sarà difficile, ma potrò finalmente riscattarmi.

 

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