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Liceo artistico corso Teatro
Economia

“Il Coronavirus secondo me”: le riflessioni degli studenti astigiani

Continua la nostra iniziativa per dare spazio agli alunni delle scuole. Oggi sono protagonisti i ragazzi del corso di teatro del liceo artistico Alfieri

Il Coronavirus secondo me

Continua l’iniziativa “Il Coronavirus secondo me”, con cui diamo spazio di espressione agli studenti astigiani. Una pagina in cui pubblichiamo i temi e le riflessioni che tanti ragazzi sono chiamati a scrivere, su invito degli insegnanti, relativi alla diffusione del Covid-19 e alle conseguenze sulla vita quotidiana. E che, oggi, allarga in parte i suoi orizzonti, andando ad ospitare gli elaborati, firmati da alcuni studenti del corso di teatro del liceo artistico Benedetto Alfieri, che rappresentano i primi passi di un lavoro di drammaturgia in cui sono impegnati attraverso la didattica a distanza.

L’attività dei ragazzi che seguono il corso di teatro

Come spiega Monica Gatti, insegnante di Matematica e Fisica presso la scuola e, da quest’anno scolastico, responsabile del corso di teatro.
«Non potendo continuare la nostra attività laboratoriale a scuola – racconta l’insegnante – ho proposto ai ragazzi (allievi di tutte le classi terze) un lavoro di drammaturgia. Un compito inteso sia come verifica delle competenze sia come farmaco dal potere esorcizzante, per affrontare in modo attivo questo momento di disorientamento e di perdita di certezze».
«Partendo, infatti, dall’idea centrale che in teatro l’invisibile può diventare visibile, incarnando ciò che non vediamo – prosegue – gli studenti sono stati chiamati a costruire l’identità di un personaggio. Quale? Il Coronavirus, appunto. Sono così emerse belle descrizioni di personaggi originali, a cui i ragazzi hanno abbinato una canzone o una musica che hanno sentito essere legata al personaggio».
Sul numero in edicola oggi abbiamo pubblicato gli elaborati di Federica Badella, Elena Bazzanini, Alice Corbani, Enrico Nicolò, Giulia Gaiotto, Matteo Loverre, Gabriele Massarone. Di seguito, quello firmato da Serse Testa.

L’iniziativa

Ricordiamo che l’iniziativa “Il Coronavirus secondo me” è aperta a tutte le scuole. Gli insegnanti interessati ad aderire possono scrivere una mail agli indirizzi: e.ferrando@lanuovaprovincia.it e f.duretto@lauovaprovincia.it. Saremo felici di pubblicare i lavori che ci invieranno!

Il Coronavirus visto da Serse Testa

Il personaggio si chiama FenrirDahl, è di origini norvegesi, è nato il 22 settembre del 1998.
Nato ad Oslo, unico maschio con cinque sorelle, è il fratello maggiore, ed è stato sempre d’aiuto per badare alle piccole di casa. Il suo carattere venne segnato profondamente dalla scomparsa prematura della madre, avvenuta la notte del 10 agosto del 2013. Tutti lo ricordavano come un ragazzino simpatico e premuroso, ma ora appare come un’entità subdola, a tratti famelica, che semina zizzania tra le persone per puro divertimento. Grazie alla sua corporatura esile e all’altezza non esagerata, si confonde bene tra le persone, aiutato dalla sua tendenza nel vestirsi sempre di nero. La carnagione lattea si abbina perfettamente ai bianchi capelli medio-lunghi, con rasature a pelle su entrambi i lati e occhi di un azzurro ghiaccio, che sono l’unico tratto su cui l’occhio si ferma. Nella sua carta di identità vi è ancora una foto del ragazzino coi capelli corti, con un’espressione già fredda e distaccata, che non fa trasparire nessun tipo di sentimento.
Cerca sempre di passare il più inosservato possibile, poi sceglie la sua preda per dare il viaalle voci e seminare le malelingue. E’abbastanza agile, ma per nulla resistente o tonico. L’unica attività che svolge con impegno è suonare la chitarra. Compone nuove melodie e testi. Questa passione è così incisiva nella sua persona che lo ha spinto a costruirsi una sorta di sala d’incisione, che condivide unicamente col suo gatto di nome Euronymous.
La canzone che lo ha accompagnato per buona parte della sua vita è “SIC” degli Slipknot, per via della melodia pesante, del cantato rozzo e del testo in cui si è sempre rispecchiato. La frase “You can’t kill me, ‘cause i’mal ready inside you” lo rappresenta perché lui si vede come una sorta di parassita che infetta e che quando lo scopri, è già troppo tardi.

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