Confartigianato su lockdown e Decreto Ristori bis
«Le parole d’ordine devono essere “velocità” e “zero burocrazia”. Gli imprenditori devono poter contare su risorse certe, erogate in tempi rapidi, abbandonando il ragionamento basato sui codici Ateco e adottando una logica di filiera».
E’ il commento di Roberto Dellavalle, presidente provinciale di Confartigianato Imprese Asti, rispetto alla situazione che si è venuta a creare nel settore artigiano del Piemonte dopo il DPCM firmato dal Presidente del Consiglio e che, anche a seguito delle sollecitazioni di Confartigianato, ha portato al varo di un nuovo decreto Ristori (Decreto Ristori bis).
L’associazione di categoria sottolinea come dal primo Decreto siano rimaste fuori categorie, ad esempio i bus operator e i fotografi, ma anche tutti quei mestieri artigiani che ruotano intorno alla produzione e servizi per la ristorazione e somministrazione (come pizzerie al taglio, gastronomie, rosticcerie e piadinerie), non ammesse ai contributi nonostante i vistosi e prolungati cali di fatturato, e quelle che gravitano nel turismo e nel settore degli eventi, di fatto senza mercato da 7/8 mesi. Senza dimenticare le imprese appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura che subiscono gravi danni economici a causa delle restrizioni imposte al settore della ristorazione.
Riguardo, in particolare, ai fotografi, già in occasione del lockdown di marzo il loro codice Ateco non compariva tra quelli delle attività obbligate alla chiusura perché molti laboratori fotografici sono stati parificati agli ottici e, pertanto, considerate attività essenziali. Anche se, fra cerimonie annullate, matrimoni rinviati e divieti negli spostamenti, hanno avuito un pesante calo di fatturato. Essendo aperti, tuttavia, sono stati esclusi dalle misure di aiuto.
Codici Ateco e logica di filiera
«Una situazione paradossale che si è ripetuta nuovamente», sottolinea il direttore provinciale Giansecondo Bossi. «Già a maggio avevamo chiesto che fossero previste misure specifiche e concrete di aiuto per la categoria», continua. «Ora ci siamo trovati di nuovo a chiedere l’inserimento delle aziende di fotografia e comunicazione tra i beneficiari delle misure di sostegno economico previste per altri settori. Con il Decreto Ristori bis si sta andando nella direzione giusta, ma vogliamo verificare insieme al Governo l’elenco dei codici Ateco delle attività che prenderanno gli indennizzi per evitare che ci siano, nuovamente, settori esclusi».
Secondo Dellavalle, quindi, occorre uscire dalla logica dei codici Ateco. «E’ un sistema che ha dimostrato nei fatti di escludere intere categorie colpite tanto quanto, se non in misura maggiore, di quelle coinvolte. Insomma, occorre ragionare non per codici Ateco ma con una logica di filiera».
«Ovvero – conclude Bossi – il Governo deve pensare a provvedimenti che seguano la logica di aiutare coloro che possono dimostrare un calo del fatturato di una certa percentuale a prescindere dalla attività svolta».
Elisa Ferrando