Negli anni Ottanta e Novanta il suo nome era sinonimo di pellicce di alto livello, modelli artigianali venduti anche a personaggi dello spettacolo e dello sport, dalla cantante Mina alle mogli dei calciatori di serie A.
Parliamo di Franco Gallizzi, fondatore e “anima” dell’omonima pellicceria di via D’Azeglio ad Asti, mancato lo scorso 3 marzo all’età di 74 anni. A dare la notizia, a funerali avvenuti, la moglie Alfa e i figli Igor e Ivan.
In pensione dal 2010, Franco Gallizzi aveva continuato a recarsi ogni giorno, insieme alla moglie, nella pellicceria di cui è titolare il figlio Ivan. Le pellicce erano sempre state la sua grande passione e quell’attività rappresentava la sua vita.
Gli inizi e il periodo d’oro
Aveva cominciato a lavorare a 14 anni, imparando il mestiere a Torino. Dopodiché, alla fine degli anni Sessanta, aveva aperto il primo negozio in Largo Martiri della Liberazione (piazza Dante) accanto al bar Mixi. Nel 1989 si era trasferito nell’attuale sede di via D’Azeglio, facendo costruire un palazzo che ospitava l’atelier, il laboratorio per confezionare le pellicce e il caveau. Un progetto che aveva subito in corso d’opera alcune modifiche in quanto, durante i lavori, erano stati scoperti resti romani risalenti al I secolo d.C.
«Gli anni Ottanta, fino a metà degli anni Novanta – ricorda Ivan Gallizzi – hanno rappresentato il periodo di massimo splendore per il nostro settore. La richiesta era elevata e la pelliccia rappresentava, per le signore, uno status symbol. Mio padre era un artigiano e il suo nome si era diffuso in Italia e all’estero, tanto che tra i clienti c’erano politici, industriali, personaggi dello spettacolo e dello sport italiani e francesi. Posso citare, ad esempio, la cantante Mina e il calciatore Antonio Cabrini, che era venuto ad Asti per acquistare un modello per la moglie Consuelo».
«Inizialmente, quando aveva cominciato a farsi conoscere fuori provincia – prosegue – aveva realizzato collezioni anche per alcune case di moda italiane, ma poi ha preferito firmarle a suo nome. All’inizio degli anni Novanta aveva anche aperto un negozio a Courmayeur, per poi chiuderlo dopo poco perché aveva notato che le clienti preferivano venire ad Asti per farsi fare la pelliccia su misura da lui. Peraltro, si spostava poco da Asti, mandando me a curare le pubbliche relazioni. In quegli anni, inoltre, aveva anche sponsorizzato la squadra di basket Astense che stava vivendo il suo periodo d’oro».
Gli anni Novanta
Dalla metà degli anni Novanta, tuttavia, la domanda è cominciata a calare progressivamente, sia per effetto del cambiamento culturale sia della successiva crisi economica. «Ultimamente – sottolinea – il mercato delle pellicce è diventato di nicchia. Resiste, ma con “numeri” nettamente diversi dal periodo d’oro, e il prezzo dei modelli è calato notevolmente. Parimenti, abbiamo dovuto ridimensionarci, vendendo metà della sede».
Le altre passioni
Oltre che della sua attività, Franco Gallizzi era appassionato di auto sportive e di pittura. «Nella sua vita – conclude il figlio Ivan – ha realizzato circa 300 quadri, grazie all’interesse che condivideva con mia mamma ma che ha sempre tenuto per sé, dato che non ha mai mostrato a nessuno i suoi dipinti. Anche se, a dire il vero, fra qualche anno mi piacerebbe organizzare una mostra per ricordarlo».