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Al.Pi. presidio con Mininni
Economia
Il caso

«Al macello di Baldichieri non possiamo fare di più: le nostre offerte sono state rifiutate»

La società agricola Gruppo Ciemme interviene in merito alla vertenza in corso: «Pianificata una saltuaria e minima ripresa dell’attività per frenare il deperimento dello stabilimento»

«Di più riteniamo di non poter fare. Le nostre due offerte sono state incredibilmente rifiutate. Se non sarà accolta nemmeno l’ultima dovremo, nostro malgrado, abbandonare l’idea di proseguire l’attività con i lavoratori ex Fortes e saremo costretti a proseguire in autonomia con altra forza lavoro che possa garantire il servizio».
Ad intervenire è la Società agricola Gruppo Ciemme, che dal 4 settembre è titolare dello stabilimento ex Al.Pi. di Baldichieri, subentrando alla precedente proprietà, e dove la società Fortes, fino al 31 agosto scorso, forniva il servizio di macellazione in regime di appalto.
Dall’inizio di agosto, infatti, lo stabilimento è al centro di una vertenza sindacale per l’inquadramento contrattuale degli addetti Fortes. A portare avanti la protesta al fianco dei lavoratori la Flai Cgil, che ha già più volte incontrato la Fortes srl e la Società agricola Gruppo Ciemme: nelle scorse settimane, infatti, è stata avviata la procedura di consultazione sindacale dopo che la Fortes, venendo a cessare l’attività, ha inviato le lettere di licenziamento ai 106 dipendenti a tempo indeterminato impegnati nello stabilimento (che attualmente, come prevede la legge, non lavorano ma percepiscono la retribuzione).

L’intervento della Flai Cgil

«In occasione dell’ultimo incontro – commenta Letizia Capparelli, segretaria provinciale Flai Cgil – la società agricola Gruppo Ciemme ha proposto l’assunzione diretta dei lavoratori con contratto agricolo, per mantenere la sua condizione di società agricola. Una opzione irricevibile, come ribadiamo da agosto, cioè da quando è nata la protesta perché, in previsione del cambio di appalto, era stato proposto il passaggio dal contratto artigiano a quello agricolo florovivaista. I lavoratori hanno diritto, invece, al contratto dell’industria alimentare, l’unico che potrebbe dare loro dignità, concedendo un aumento di circa 100 euro in busta paga a dipendenti che non arrivano a mille euro al mese, pur svolgendo un lavoro molto faticoso. In alternativa, il Gruppo Ciemme ha proposto di dare in appalto la lavorazione ad una società esterna di Modena, che assumerebbe i lavoratori con il contratto della piccola industria alimentare. In questo caso il problema non sarebbe la tipologia contrattuale, dato che le differenze col contratto alimentare sono minime, ma il fatto che continuerebbe il regime degli appalti. Dobbiamo uscire da questo circolo vizioso che non garantisce stabilità. Riconosciamo che la società agricola Gruppo Ciemme sia seria, ma deve fare un passo in più: completare l’investimento fatto su Baldichieri puntando anche sulla forza lavoro. Sono a conoscenza di altri macelli nel Nord Italia in cui il contratto dell’industria alimentare è applicato. Noi chiediamo che sia così anche a Baldichieri».
Nei giorni scorsi è intervenuto anche il segretario generale nazionale della Flai Cgil, Giovanni Mininni, che ha incontrato i dipendenti in presidio (vedi foto in alto), così come alcuni rappresentanti della Cgil regionale. «La loro presenza – spiega Capparelli – rafforza le rivendicazioni dei lavoratori fino ad oggi sostenute e alza il tono delle richieste ad un livello più elevato e generale, affinché anche attraverso la loro lotta possa essere posto al centro del dibattito nazionale il giusto riconoscimento del lavoro e dei lavoratori».
Il sindacato ha anche coinvolto la Prefettura, l’Inps e la Regione Piemonte. «Se sarà necessario – annuncia Capparelli – andremo con i lavoratori a manifestare le nostre richieste direttamente fuori dallo stabilimento di Borgo San Dalmazzo, davanti ai cancelli della sede della società agricola Gruppo Ciemme».

La dichiarazione dell’Inps

Chiamato in causa, interviene il direttore regionale dell’Inps, Filippo Bonanni: «L’Istituto – afferma – è sempre disponibile, in qualunque sede, a fornire alle parti interessate informazioni di carattere normativo sulla materia di riferimento, fermo restando che non rientra nelle proprie competenze la partecipazione a tavoli di contrattazione sindacale».

La posizione della società agricola Gruppo Ciemme

Da parte sua, il Gruppo Chiola, di cui la società agricola Gruppo Ciemme s.s. fa parte, attivo da decenni in Italia nel campo della suinicoltura, conferma di voler portare avanti il rilancio del macello di Baldichieri, con investimenti graduali volti sia all’ammodernamento delle strutture e delle attrezzature presenti sia alla stabilità occupazionale, ipotizzandone anche l’incremento.
«A partire da oggi (mercoledì) – scrivono dalla Gruppo Ciemme – la società ha pianificato una saltuaria e minima ripresa della macellazione, al solo fine di mettere un freno al deperimento dello stabilimento e all’attuale grave rischio di perdita della clientela sul territorio nonché, più in generale, per evitare il naufragare dell’operazione e degli investimenti già eseguiti. Riteniamo di aver compiuto ogni ragionevole sforzo per riprendere la macellazione con i lavoratori che in precedenza prestavano tale attività a Baldichieri in regime d’appalto (come dipendenti della Fortes Srl), maturando professionalità e competenze nel corso degli anni».

Le tappe della vertenza secondo l’azienda

La società ripercorre quindi le tappe della vertenza. «Inizialmente è stata loro offerta l’assunzione diretta e ogni ragionevole beneficio (ad es. assenza periodo di prova, patto di stabilità minima garantita per due anni etc.) per rendere più agevole la transizione verso l’applicazione dell’unico contratto collettivo possibile per la Gruppo Ciemme, cioè quello sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per le aziende agricole. Detta fonte collettiva, lo si rimarca, prevede espressamente la qualifica di “addetto alla macellazione”, (comprensibilmente) rivendicata dai lavoratori Fortes per avere un giusto riconoscimento della loro professionalità e consentirebbe loro di percepire una retribuzione annua ben superiore rispetto a quella attuale (derivante dall’applicazione del CCNL Artigiani Alimentari applicato dalla Fortes).
A fronte del rifiuto opposto alla proposta dai lavoratori per mezzo della Flai Cgil, motivata dalla richiesta di vedersi applicato il CCNL Industria Alimentare, fermo tutto quanto sopra, la Gruppo Ciemme ha ulteriormente migliorato l’offerta proponendo l’armonizzazione dei trattamenti retributivi tra i due contratti, offrendo cioè una retribuzione annua pari a quella che avrebbero percepito se fosse stato loro applicato il CCNL Industria Alimentare. In pratica i lavoratori avrebbero ottenuto l’assunzione diretta e il trattamento retributivo desiderato. Incredibilmente la Flai Cgil ha comunicato la non accettazione da parte dei lavoratori Fortes neppure di questa offerta. A quel punto, per evitare il naufragio delle discussioni in corso, pur superando il proprio iniziale progetto (ovvero l’assunzione diretta dei lavoratori Fortes), la Gruppo Ciemme ha proposto una soluzione alternativa, che, per il tramite di azienda terza a cui il servizio sarebbe stato affidato in regime di appalto diretto con la nostra società, avrebbe consentito l’assunzione con applicazione del CCNL Industria Alimentare per le PMI (sostanzialmente uguale a quello dell’Industria Alimentare). Tale appalto sarebbe stato stipulato con un rinomato operatore del settore, con esperienza decennale, nonché svolto nel pieno rispetto della normativa vigente, previo ottenimento della “certificazione” da parte della Fondazione Biagi e ovvia assunzione del proprio ruolo di garante solidale ex art. 29 del decreto legislativo 276 del 2003, da parte della committente Gruppo Ciemme, a piena garanzia dei lavoratori.
Di nuovo, incredibilmente, neppure questa opzione è stata ritenuta accettabile. Per inciso, i lavoratori Fortes hanno sempre prestato le loro attività in regime di appalto in passato, senza aver mai formalizzato alcuna rimostranza sul punto ed avendo, anzi, sottoscritto per il tramite dei loro rappresentanti sindacali specifici accordi che contemplavano tale regime solo un anno fa. In pratica, i lavoratori Fortes attualmente pretendono l’assunzione diretta e la scelta del contratto collettivo a loro più gradito.
La Gruppo Ciemme conferma a tutt’oggi la disponibilità del nuovo appaltatore individuato ad assumere anche nei prossimi giorni i lavoratori Fortes, che, se interessati, potranno chiedere direttamente alla Gruppo Ciemme i riferimenti dell’azienda da contattare. Di più si ritiene di non poter fare. Qualora neppure tale ultima offerta sia accettata, la Gruppo Ciemme dovrà, suo malgrado, abbandonare l’idea di proseguire l’attività con i lavoratori ex Fortes e sarà costretta a proseguire in autonomia con altra forza lavoro che possa garantirle il servizio».
Per poi concludere: «In questa vicenda il diritto al lavoro non sembra centrare (più) nulla. A dire il vero, come emerge dalla lettura delle più recenti pubblicazioni degli organi di stampa, sembrerebbe essere in campo più una battaglia politico–sindacale per il diritto alla scelta del contratto collettivo, che andrebbe però “combattuta” a Roma, tra i banchi del Parlamento e non certo a Baldichieri. Va ribadito anche in questa sede, ancora una volta per scrupolo di massima chiarezza, che nel contesto giuridico attuale la Gruppo Ciemme non ha alcun vincolo verso i lavoratori Fortes, i quali, comunque, in nessun caso avrebbero diritto di vedersi applicato il CCNL Industria Alimentare. Ciò a differenza delle parole che abbiamo spesso sentito utilizzare non correttamente, nell’ambito di pareri non legali. In nome di questa “battaglia per il CCNL”, già depressa e maltrattata la legittima iniziativa imprenditoriale, si sta finendo per sminuire il “Lavoro” stesso, quello celebrato dalla Carta Costituzionale, che, a differenza di tante altre tristi storie, in questo caso ci sarebbe ed è stato offerto in ogni forma possibile».

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