Facendo un passo indietro nella storia, troviamo un grande personaggio astigiano, Alessandro Artom, inventore del radiogoniometro. Figlio di Enrichetta Ottolenghi, respirò l'aria dell'Unità
Facendo un passo indietro nella storia, troviamo un grande personaggio astigiano, Alessandro Artom, inventore del radiogoniometro. Figlio di Enrichetta Ottolenghi, respirò l'aria dell'Unità d'Italia alla quale aveva contribuito lo zio Isacco Artom, collaboratore di Camillo Benso Conte di Cavour. Artom si diploma nel 1889 alla Scuola di Applicazione per Ingegneri di Torino e nel 1896 consegue il diploma di perfezionamento in elettrotecnica al politecnico di Torino, sotto la guida di Galileo Ferraris. Scelto come suo assistente, iniziò la carriera nelle applicazioni radiotelegrafiche a seguito delle scoperte di Guglielmo Marconi e dei suoi studi sulle onde elettromagnetiche e sulle comunicazioni senza filo.
A onorare la sua memoria, oggi, nei giardini pubblici di Asti si erge il busto di Alessandro Artom. Nel 1907 costruì le prime antenne chiuse triangolari, da questi studi sulla dirigibilità delle onde gettò le basi della radiogoniometria: creò il radiodireziometro, così si chiamava il radiogoniometro a lettura diretta che fu realizzato solo dopo la sua morte. Artom elaborò anche un piano che, grazie all'uso di antenne direzionali, assicurava la relativa segretezza delle comunicazioni costiere e navali, dando alla marina militare durante la Prima Guerra Mondiale, la possibilità di individuare la posizione delle navi in caso di nebbia e di controllare l'invasione nemica in mare contribuendo alla difesa radiotelegrafica nell'Adriatico.
Le antenne radio direzionali sono oggi alla base dei sistemi di telecomunicazione radiofonica e televisiva, di navigazione marittima, aerea e spaziale, di radioastronomia e radarastronomia. Artom s'interessò anche a fenomeni atmosferici, alla protezione dalle scariche (brevettò nel 1920 un tipo di parafulmine radioattivo) e alla formazione e prevenzione della grandine.