«In Piemonte dobbiamo puntare sull’energia pulita, avviando la produzione di pannelli fotovoltaici o di idrogeno, per inserirci nei mercati che si svilupperanno in futuro. Creando, così, nuovi posti di lavoro, riducendo i costi dell’energia ormai troppo elevati e, al contempo, contribuendo a migliorare la salute dell’ambiente. Un’opportunità da cogliere adesso grazie ai bandi (PNNR, Unione europea) che favoriscono la nascita di questo tipo di filiere».
A parlare è Andrea Amalberto, imprenditore e presidente dell’Unione industriale, che ha elaborato sul tema una proposta presentata a Confindustria Piemonte.
Su quali basi poggia la proposta?
Su un ragionamento relativo alla situazione attuale.
In questo periodo storico ci siamo svegliati dal torpore, anche a causa del conflitto in Ucraina, rendendoci conto che non abbiamo più a disposizione il gas a 17 euro al megawattora come in passato, dato che è passato per un periodo a 200 euro e ora è intorno ai 100 euro. Parimenti, è chiaro che alcune strategie di contenimento, come la fissazione di un tetto al prezzo del gas, non sono facilmente concretizzabili.
Il mercato dell’energia ci sta quindi trascinando in recessione e sta provocando aumenti significativi di costi alle imprese. Fino a quando è possibile vengono ribaltati sul consumatore finale che però, da un certo punto in avanti, non può più sostenerli perché non sono supportati adeguatamente dai salari.
Al contempo, si rischia di non avere gas a sufficienza per il prossimo inverno. E questo nonostante gli annunci del Governo. Certo, si sta cercando di andare nella direzione dell’indipendenza energetica dalla Russia, ma finora ci sono accordi per forniture che hanno un controvalore di 6 miliardi a fronte di un totale di oltre 30 miliardi, peraltro garantiti a partire dal 2023, non si sa se a gennaio o più avanti.
Comunque, anche se il costo del gas nel medio termine scendesse a 50 – 60 euro, è certo che non si arriverà più ai prezzi del passato. E non si potrà peraltro contare sul nucleare, dato che l’Italia ne è priva.
Non solo. In tale contesto bisogna anche cominciare ad affrontare il fatto che il mercato cambierà in futuro.
Il cambiamento del mercato e i nuovi sbocchi
Ci spieghi…
Prendiamo in considerazione il settore dell’automotive, che sta procedendo verso la tecnologia elettrica. Un motore elettrico conta tra i 30 e i 35 pezzi a fronte dei 5mila del motore endotermico montato sulle auto diesel e benzina. A fronte di ciò, da non esperto del settore mi domando: le aziende produttrici saranno interessate ancora a terziarizzare tutta la produzione, considerando la netta diminuzione delle componenti?
Di sicuro si verificheranno cambiamenti che, come sempre, porteranno alla riduzione delle necessità di personale e all’avvento di nuovi profili professionali che richiederanno un’adeguata formazione.
Ma, come sempre in queste situazioni, si può imboccare la strada che consenta di accompagnare questi cambiamenti.
Quale?
Autoprodurre l’energia per ottenere finalmente dei risparmi. Il pannello fotovoltaico oggi ha un rientro tra i 4 e i 5 anni, quindi dal punto di vista finanziario non c’è nessun investimento a questi livelli di rendimento, e ha una durata di almeno 30 anni dal punto di vista dell’installazione.
Da considerare, poi, che attualmente il fotovoltaico è prodotto quasi esclusivamente in Cina, per cui è soggetto ad un aumento di costi a livello di trasporti e di consegne (basti pensare al fatto che il porto di Shangai è nuovamente chiuso per le limitazioni anti Covid). In secondo luogo è aperto il bando legato al PNRR che in parte finanzia a fondo perduto questo tipo di progetti, senza contare i bandi europei a disposizione.
La proposta alle imprese del territorio
Quale il ruolo delle imprese?
Le imprese del territorio potrebbero sfruttare la combinazione di questi fattori per immaginare di costruire il futuro, che passi attraverso la produzione di nuovi prodotti e impianti per l’energia pulita.
Se ci fossero venti imprenditori in Piemonte disponibili ad investire un milione di euro ciascuno si potrebbe presentare un progetto per il bando del PNRR, che prevede appunto una cifra di investimento in filiera pari a 20 milioni di euro. Facendo, così, massa critica per sviluppare nuove tecnologie in modo da stare sul mercato.
Da imprenditore del settore sarebbe interessato a prendervi parte?
Sì, sicuramente.
Lei ha proposto la produzione di pannelli solari. Pensa anche ad altro?
Sì, non tralascio l’idrogeno, un’altra delle fonti più performanti a lungo termine, da perseguire anche se ora ha ancora un costo di produzione molto alto. In questo ambito la filiera piemontese potrebbe concentrarsi sulla produzione di elettrodi che effettuano la trasformazione di acqua e metano in idrogeno.
Penso anche al biometano, grazie all’utilizzo degli scarti agricoli, o alla produzione di batterie di accumulo per i pannelli fotovoltaici, il cui costo ancora elevato rende questa tecnologia performante solo nella fascia giornaliera. Batterie che, peraltro, potrebbero anche essere sfruttate in ambito automotive o per immagazzinare energia di altra natura.
Il riuso degli immobili vuoti e i pannelli solari
Nella proposta lei parla anche del riuso di immobili vuoti da anni, presenti in città e in provincia..
Sì. Mi riferisco, ad esempio, alle sedi ex Askoll, Ibi Mei, Way Assauto, alle vecchie fornaci abbandonate o anche al vecchio ospedale di Asti. Si potrebbero, ad esempio, sfruttare i tetti dei fabbricati, rendendoli gradevoli alla vista, per produrre energia collocandovi i pannelli fotovoltaici grazie ad un progetto pubblico-privato che consenta di dare vita ad una comunità energetica.
Pannelli che potrebbero essere collocati anche altrove..
Dove?
Utilizzati ad esempio sui tetti delle aziende agricole o per coprire le serre. Oppure collocati a terra in terreni industriali abbandonati, che non torneranno ad essere agricoli e non avranno sviluppo industriale perché mal serviti.
Ma così non di rischierebbe di penalizzare il paesaggio, punto di forza del turismo su cui punta l’Astigiano?
Per quanto riguarda le serre, penso che la copertura con i pannelli non cambierebbe la situazione. Per quanto riguarda i terreni industriali, non so se i panelli a terra siano brutti o belli, ma penso siano utili.
A chi ha avanzato questa proposta?
Ai colleghi di Confindustria Piemonte. Sottolineando che può interessare sia gli imprenditori del settore, la cui produzione potrebbe essere coinvolta nel progetto, sia gli imprenditori in settori lontani “anni luce” da questa filiera, che invece potrebbero essere interessati ad investire con la prospettiva di acquistare corrente e metano a prezzi inferiori. In ogni caso bisogna pensarci ora, sapendo che si tratta di un progetto che richiede tempo per essere concretizzato.