E’ una delle sollecitazioni che il presidente dell’Unione Industriale di Asti Andrea Amalberto si trova ad affrontare ogni volta che qualche interlocutore qualificato scopre che viene dalla terra del vino che si porta dietro anche la grande competenza nel settore enomeccanico: l’Astigiano punterà alla nascita di un “distretto enomeccanico”? Grande la sorpresa quando il presidente risponde “no”.
E non certo perché non creda nel grande valore delle aziende, soprattutto situate nel Canellese, che lavorano a questo comparto, ma perché lui ha un’idea diversa dello “sfruttamento” dell’immagine del vino di qualità che le colline astigiane si sono ritagliate negli anni.
«Non voglio parlare di distretto enomeccanico perché io credo sia molto più importante e competitiva l’intera filiera del mondo del vino – spiega Amalberto – Le imprese che lavorano alle attrezzature per cantina vinificazione, imbottigliamento, tappi, etichette, packaging valgono un fatturato complessivo che si aggira intorno agli 800 milioni di euro. Ma se lo allarghiamo a chi il vino lo vende, chi lo serve in tavola accompagnato ad una buona cucina, a chi gli enoturisti li ospita in alberghi e strutture ricettive, ai viticoltori dai quali il vino nasce, il valore di quel mondo sale a 3,5 miliardi di euro e ci offre una visione d’insieme che consente a tutto il territorio di “marciare” verso lo sviluppo, non un singolo segmento, per quanto qualificato e forte».