Futuro incerto per l'Askoll di Castell'Alfero. I 113 dipendenti ancora in forze sono in attesa di sapere cosa accadrà a fine agosto, quando termineranno gli ammortizzatori sociali. Da un
Futuro incerto per l'Askoll di Castell'Alfero. I 113 dipendenti ancora in forze sono in attesa di sapere cosa accadrà a fine agosto, quando termineranno gli ammortizzatori sociali. Da un accordo siglato con i sindacati nella primavera scorsa dopo 60 giorni di sciopero e che diede il via prima alla cassa integrazione in deroga e poi ai contratti di solidarietà, si stabilì che se le perdite dello stabilimento avessero superato 1 milione e 500 mila euro la fabbrica avrebbe chiuso. Nell'incontro convocato in azienda giovedì pomeriggio da Bassini, capo del personale con i sindacati si sarebbe dovuto parlare di questo ma al tavolo mancava l'amministratore delegato di Askoll e ogni comunicazione ufficiale in merito è stata posticipata a inizio febbraio.
«Non conosciamo i dati della situazione economico-finanziaria dello stabilimento di Castell'Alfero? ha spiegato Silvano Uppo della UILM ? e purtroppo le notizie ufficiose sui livelli della produzione e del fatturato non sono incoraggianti. Ma aspettiamo di parlare con i vertici dell'azienda per capire quali strategie intavolare». Intanto regna la tensione e il pessimismo tra i dipendenti di Castell'Alfero, i quali oltretutto dal primo gennaio percepiscono solo più il 60% della retribuzione. Secondo alcune indiscrezioni, nel caso in cui lo stabilimento astigiano chiuda i battenti, quella parte della produzione di motori per lavatrici sarà trasferita in Slovacchia dove l'azienda ha già uno stabilimento. Alle sue dipendenze il gruppo Askoll conta ben 3 mila dipendenti suddivisi tra le 11 società, sparse tra Italia, Brasile, Cina, Messico e Romania.
Lucia Pignari