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Askoll, lavoratori in corteo a Vicenza«Lo stabilimento va salvato»
Economia

Askoll, lavoratori in corteo a Vicenza
«Lo stabilimento va salvato»

Alla fine la notizia tanto temuta è arrivata: lunedì sera sono state recapitate le lettere di licenziamento ai 220 dipendenti della "Askoll", azienda che produce motori per lavatrici. La

Alla fine la notizia tanto temuta è arrivata: lunedì sera sono state recapitate le lettere di licenziamento ai 220 dipendenti della "Askoll", azienda che produce motori per lavatrici. La proprietà, il gruppo Askoll, ha infatti comunicato di voler chiudere lo stabilimento il prossimo 8 giugno, adducendo come motivazione la crisi che sta attanagliando il settore cosiddetto "del bianco", ovvero quello degli elettrodomestici. Proprio quel provvedimento che lavoratori e sindacalisti temevano da tempo. Una preoccupazione, questa, che li aveva indotti il 13 febbraio a dichiarare lo sciopero insieme con Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, seguito, il giorno successivo, dal corteo di protesta.

Ancora un'azienda del territorio ha quindi dichiarato di cessare l'attività, lasciando "sulla strada" 220 lavoratori per i quali, se nulla cambierà, comincerà la trafila della mobilità: circa 70 erano già in cassa integrazione per cessazione di attività dallo scorso agosto, in quanto impiegati nella produzione del cosiddetto "motore universale", trasferita in Slovacchia. Gli altri 150 circa, invece, avevano mantenuto il posto nello stabilimento astigiano, dove l'azienda aveva recentemente investito per la produzione dell'Askoll motor, tecnologicamente più evoluto, usufruendo comunque dei contratti di solidarietà in scadenza il prossimo giugno.

«È la conferma che l'azienda aveva premeditato la chiusura dello stabilimento», commentava martedì a caldo Silvano Uppo, segretario provinciale Uilm. «In queste settimane Askoll ha preso tempo allo scopo di accumulare scorte in magazzino, come noi avevamo sottolineato, in vista della chiusura dello stabilimento e del trasferimento della produzione altrove, anche se non sappiamo dove».

Intanto un centinaio di lavoratori mercoledì ha partecipato al "corteo in trasferta" a Dueville, paese in provincia di Vicenza dove ha sede la holding del gruppo Askoll oltre ad alcuni stabilimenti, specializzati nella produzione di pompe acqua per lavatrici e lavastoviglie, acquari, pompe per impianti di riscaldamento. «Siamo rimasti soddisfatti – dichiara Uppo – in quanto abbiamo percepito molta solidarietà da parte degli abitanti del paese e dei lavoratori degli altri stabilimenti del gruppo. Basti pensare che in uno di questi i sindacati vicentini hanno dichiarato due ore di sciopero per solidarietà nei nostri confronti».

Ora i lavoratori, in accordo con i sindacati, rimangono fermi sulla propria posizione: sciopero ad oltranza, sempre con la modalità del 50% del turno e con il blocco totale delle merci in entrata e in uscita. «Quando i clienti dell'azienda cominceranno a non ricevere la merce – continua Uppo – di sicuro verrà avviata la trattativa. Noi non cambiamo posizione: l'avvio della mobilità non deve nemmeno essere contemplato, in quanto lo stabilimento non va chiuso. La produzione, infatti, si può salvare, eccome. Non serve a niente ricordare che è in perdita: bisogna trovare le soluzioni in grado di evitarlo. Per esempio producendo un motore ancora più evoluto progettato dai tecnici di Castell'Alfero o dirottando sullo stabilimento astigiano la produzione legata alla mobilità elettrica che l'azienda vuole sviluppare per slegarsi dal settore degli elettrodomestici. Infatti uno stabilimento con una struttura così corposa come quella astigiana non può funzionare con i volumi di produzione attuali».

«La speranza è d'obbligo – aggiunge Isidoro Gioiello (Fim Cisl) – anche perché sappiamo che impianti così complessi come quelli di Castell'Alfero non sono facilmente trasferibili in Paesi dove non è presente manodopera specializzata. Riteniamo che lo stabilimento astigiano sia ancora molto utile al gruppo, tanto che lunedì circa 20 tra impiegati e quadri sono stati contattati dalla proprietà. Bisogna però che facciamo di tutto per evitare la chiusura o il trasferimento della produzione altrove. Per questo abbiamo intenzione di presentarci al Tavolo in programma al Ministero con una piattaforma di proposte concrete, dopo aver fatto analizzare bene i bilanci dell'azienda dal 2008 ad oggi da revisori dei conti».

Da parte sua il Gruppo Askoll replica, attraverso il responsabile comunicazione Massimo Furlan, «che la situazione è molto delicata, in quanto negli ultimi giorni si è avuta l'accelerazione di un processo già in atto da tempo dove la crisi del settore degli elettrodomestici ha impedito che l'investimento fatto a Castell'Alfero desse i suoi frutti. Questione di cui l'azienda è pronta a discutere con i sindacati anche prima dell'appuntamento del 10 marzo al Ministero». E riguardo al futuro dello stabilimento, di cui i sindacati temono un trasferimento, Furlan ricorda come non si debbe dimenticare che «la chiave di lettura è la specializzazione della manodopera e dello stabilimento stesso in funzione della produzione che finora è stata eseguita».

Di tutto questo si discuterà venerdì sera nell'ambito dell'incontro, in programma alle 21 nella palestra della scuola media di Castell'Alfero, convocato dal vice sindaco Angelo Marengo e aperto a tutti gli amministratori, per affrontare questo grave problema. Intanto vari politici astigiani, appresa la notizia, sono intervenuti sul tema. Oltre alla segreteria provinciale di Prc, che tra l'altro annuncia una nuova visita al presidio assieme al consigliere regionale di Rifondazione comunista Eleonora Artesio lunedì 3 marzo, interviene anche Paolo Romano, deputato del Movimento 5 Stelle. «La notizia del licenziamento collettivo per cessazione attività – afferma – è una "doccia fredda" per tutti. Le spiegazioni addotte dalla società non ci convincono, per cui porterò la questione in Parlamento chiedendo al nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di intervenire».

Interrogazione parlamentare al Ministero dello Sviluppo economico, poi, per l'onorevole Fabio Lavagno (Sel), che chiede l'apertura di un tavolo nazionale di confronto, con lo scopo di avviare un dialogo per tutelare la continuità occupazionale dei dipendenti. «La notizia relativa alla Askoll appare drammaticamente uguale a quella di tanti altri casi analoghi. Ma, se possibile, risulta ancora peggiore, perché non sembra lasciare spiragli ed interviene in un territorio già pesantemente martoriato dalla crisi».

Elisa Ferrando

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