Niente "lieto fine" per 28 addetti della Askoll, l'azienda di Castell'Alfero che produce motori per lavatrici e che vive da mesi una situazione di difficoltà a causa della crisi del settore elettrodomestici. I lavoratori in questione sono i "reduci" del gruppo da 70 dipendenti del reparto "motore universale", che ha chiuso i battenti nell'agosto 2013 dato che la proprietà – il Gruppo Askoll di Vicenza – aveva deciso di trasferire la produzione in Slovacchia. E, quindi, esclusi dall'accordo siglato tra azienda e sindacati…
Niente "lieto fine" per 28 addetti della Askoll, l'azienda di Castell'Alfero che produce motori per lavatrici e che vive da mesi una situazione di difficoltà a causa della crisi del settore elettrodomestici. I lavoratori in questione sono i "reduci" del gruppo da 70 dipendenti del reparto "motore universale", che ha chiuso i battenti nell'agosto 2013 dato che la proprietà – il Gruppo Askoll di Vicenza – aveva deciso di trasferire la produzione in Slovacchia. E, quindi, esclusi dall'accordo siglato tra azienda e sindacati, poi avvallato dal Ministero del Lavoro, che prevede un diverso percorso per i circa 160 dipendenti dell'altro reparto (Askoll motor), tuttora in attività».
I dipendenti del reparto trasferito, originariamente 110 e poi scesi progressivamente a 35, hanno ottenuto la cassa integrazione per cessazione di attività e successivamente la cassa in deroga, che scadeva il 31 agosto. La speranza era, a quel punto, che il decreto firmato dal Governo alcune settimane prima concedesse loro la possibilità di prorogarla fino a dicembre (data massima di "rinvio"), ma così non è stato. «La ragione – spiega Silvano Uppo, segretario provinciale Uilm Uil – è che il decreto non prevede la cassa in deroga per le aziende che hanno cessato l'attività (ovvero il caso del loro reparto) e la Regione, che aveva la possibilità di derogare da alcuni punti del documento, ha optato per modificarne altri, come ad esempio concedere questo ammortizzatore sociale agli apprendisti».
Di conseguenza ora scatterà la mobilità, preludio della perdita del posto di lavoro, con durata diversa a seconda dell'età anagrafica del singolo addetto: un anno per chi ha meno di 40 anni, due per chi ha tra i 40 e i 50 anni, tre per chi ha oltre 50 anni. Con una differenza: per sei di loro il licenziamento era già scattato il 1° settembre, mentre per gli altri 29 (scesi successivamente a 28) è notizia più recente. Infatti, confidando nell'eventualità di una proroga, si erano autosospesi dal posto di lavoro, rinunciando a retribuzione e contributi. Ma è stato tutto inutile.
Discorso diverso, come accennato, per gli altri 160 addetti. Nel loro caso, alla scadenza della cassa in deroga lo scorso 31 agosto, è scattato, sulla base dell'accordo prima citato, un altro ammortizzatore sociale, ovvero i contratti di solidarietà, di cui potranno godere fino al 31 agosto 2015, previo appuntamento, il prossimo maggio, tra azienda e sindacati per verificare l'andamento dello stabilimento.
e.f.