Si è concluso con un "nulla di fatto" l'incontro all'Unione industriale sul caso Askoll svoltosi mercoledì. Tra sindacati e azienda non è stato fatto alcun passo avanti: i primi
Si è concluso con un "nulla di fatto" l'incontro all'Unione industriale sul caso Askoll svoltosi mercoledì. Tra sindacati e azienda non è stato fatto alcun passo avanti: i primi continuano ad opporsi alla chiusura dello stabilimento di Castell'Alfero, che produce motori per lavatrici e dà lavoro a 150 addetti (cui si sommano circa 70 lavoratori in cassa integrazione per cessazione di attività); i secondi considerano invece la chiusura l'unica soluzione alla grave crisi che ha investito il settore degli elettrodomestici.
Concetto ribadito mercoledì dalla proprietà – il Gruppo vicentino Askoll – rappresentata, tra gli altri, dall'amministratore delegato Alessandro Beaupain e dal "numero due" Luca Bolcati. «Non abbiamo risolto nulla», ammette Silvano Uppo, segretario provinciale Uilm Uil. «La proprietà ha ripetuto che l'unica soluzione è la chiusura. Anche ipotizzando un piano industriale con un numero minimo di addetti (uno dei problemi di Castell'Alfero è che è sovradimensionato rispetto ai volumi della produzione, ndr), pari a 60 unità circa, hanno sottolineato che le perdite a livello di fatturato continuerebbero a verificarsi negli anni».
«Da parte nostra, comunque – aggiunge – abbiamo ricordato che continueremo ad opporci alla chiusura, tanto che siamo arrivati, ad oggi, (givoedì, ndr) al 28° giorno di sciopero con blocco delle merci davanti allo stabilimento. E che i lavoratori non sono affatto disponibili a riprendere a lavorare in vista di un eventuale trasferimento della produzione all'estero, e nemmeno ad insegnare agli operai del Paese in cui verrebbe trasferita il lavoro da svolgere. Compito che, tra l'altro, potrebbero svolgere solo gli addetti di Castell'Alfero, vista la loro elevata specializzazione».
L'incontro all'Unione industriale è stato preceduto da un lungo corteo dei lavoratori, cui hanno partecipato anche i colleghi di alcune aziende metalmeccaniche astigiane, in segno di solidarietà. Partiti da corso Casale, i manifestanti sono arrivati in centro città per poi raggiungere piazza Medici, dove si trova la sede degli Industriali. Lì Beppe Morabito (Fiom Cgil) ha tenuto un intervento in cui ha ricordato che «l'azienda può tranquillamente mantenere la produzione per varie ragioni. I bilanci del gruppo sono in utile, la produzione si può arricchire con nuove produzioni, e per fare ciò la proprietà potrebbe contare su un aiuto della Regione, sottoforma di finanziamenti destinati a contrastare la delocalizzione delle imprese piemontesi, e dello Stato, sottoforma di ammortizzatori sociali».
Intanto i sindacati faranno il punto della situazione anche sul loro piano industriale, redatto con il contributo di tecnici ed esperti per salvare la fabbrica, nel corso di un incontro che si dovrebbe svolgere oggi (venerdì) nel Municipio di Asti, alla presenza delle Istituzioni locali. Dovrebbe poi essere previsto un momento di confronto con l' Amministrazione regionale che giovedì ha incontrato l'azienda per verificare come applicare al caso Askoll aiuti e/o finanziamenti pubblici volti a venire incontro all'azienda, a fronte di investimenti sullo stabilimento astigiano.
In calendario, poi, anche un secondo incontro all'Unione industriale tra sindacati e proprietà: si terrà lunedì 17 marzo, dopodiché seguirà, venerdì 21 marzo, la fatidica riunione al Ministero dello Sviluppo economico a Roma.
Elisa Ferrando