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Askoll, sulla "cassa"si accende la speranza
Economia

Askoll, sulla "cassa"
si accende la speranza

La speranza è di riuscire ad agganciare un anno – forse un anno e mezzo – di ammortizzatori sociali in parallelo all’apertura della procedura di mobilità. Una speranza che animerà l’incontro, in programma mercoledì 1° luglio all’Unione industriale, tra sindacati e vertici della Askoll, l’azienda di Castell’Alfero che produce motori per lavatrici e che il 31 agosto cesserà l’attività, dopo anni di difficoltà legate alla crisi del…

La speranza è di riuscire ad agganciare un anno – forse un anno e mezzo – di ammortizzatori sociali in parallelo all’apertura della procedura di mobilità. Una speranza che animerà l’incontro, in programma mercoledì 1° luglio all’Unione industriale, tra sindacati e vertici della Askoll, l’azienda di Castell’Alfero che produce motori per lavatrici e che il 31 agosto cesserà l’attività, dopo anni di difficoltà legate alla crisi del settore degli elettrodomestici.

«Il fatto che l’azienda chiuda – commenta Isidoro Gioiello (Fim Cisl) – è ormai un dato di fatto da mesi. Ora dobbiamo gestire al meglio l’uscita dei 104 lavoratori, sia operai sia impiegati, dello stabilimento. In queste settimane abbiamo atteso la publicazione dei decreti attuativi del Jobs Act del Governo Renzi (che modifica il sistema degli ammortizzatori sociali, ndr). Non sono stati ancora pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, ma da quanto sappiamo attraverso altri canali, comunque ufficiali, si sa che la cassa integrazione per cessazione di attività sparirà dal 1° gennaio 2016. Di conseguenza dovremmo poterla chiedere per un anno, forse un anno e mezzo se nel frattempo subentrasse un gruppo interessato a rilevare, anche solo in parte, l’attività e la forza lavoro. Riusciremmo così a garantire un po’ di respiro ai lavoratori, destinati a rimanere a casa dal 1° settembre: chi vorrà “sganciarsi” perché trova un altro posto di lavoro potrà farlo, ma per gli altri ci sarà un ulteriore “paracadute” prima della mobilità.  Comunque, con i vertici aziendali, abbiamo deciso di attendere fino al 1° luglio per leggere con attenzione la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e stabilire un ppiano di “uscita” dei lavoratori entro fine luglio».

Nei mesi scorsi i sindacati avevano poi contattato la Regione per organizzare un incontro al Ministero dello Sviluppo economico, a Roma, per capire se ci sono imprenditori interessati a rilevare il sito produttivo. «I vertici aziendali ci hanno detto che hanno ricevuto visite di gruppi interessati – spiega Gioiello – che però non hanno portato ad offerte concrete. Riguardo al Ministero, poi, ci hanno detto che in questa fase non è possibile organizzare un incontro, dato che gli uffici sono a disposizione o in caso di crisi aziendale, per trovare soluzioni volte a mantenere l’attività, o nel caso in cui ci sia un gruppo intenzionato a rilevare la produzione. In casi come il nostro, dove l’unico dato certo è la chiusura, il Ministero non interviene».

Elisa Ferrando

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