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Economia
Sociale

Asti, sindacati critici sul sistema di formazione e di ricerca dell’occupazione

Dopo lo stop al Reddito di cittadinanza che anche nell’Astigiano sta mettendo in allerta centinaia di persone

«Per ora non abbiamo avuto casi di persone che si sono rivolte a noi manifestando disperazione, ma penso sia solo questione di tempo». È critico il segretario generale provinciale Cgil Luca Quagliotti sul modo in cui il Governo ha affrontato la modifica del Reddito di cittadinanza. «La situazione – afferma – è molto più complessa di quanto si voglia far credere. Lo strumento era nato nel modo sbagliato, dato che metteva insieme la forma passiva di sostegno al reddito con quella attiva della ricerca di lavoro, ma va anche ricordato che ha subito due anni di stop a causa della pandemia».

Secondo Quagliotti, quindi, da una parte il Governo dovrebbe rafforzare il sostegno alla povertà, «considerando che si sta sempre più assottigliando la fascia del ceto medio», e dall’altra dovrebbe mettere mano al sistema della formazione e del collocamento. «Non mi sembra ci sia una richiesta di forza lavoro così ampia che garantisca occupazione a queste persone – sottolinea – altrimenti i percettori di Reddito in grado di lavorare avrebbero accettato le offerte già in precedenza, dato che dal secondo rifiuto in poi avrebbero visto ridursi l’assegno. E poi direi che bisogna smettere di accusare chi non accetta offerte di lavoro con salari non dignitosi: se uno stipendio mensile, con orario a tempo pieno, magari anche nei festivi e nei serali, non arriva a 750 euro, facendo quindi la “concorrenza” al Reddito di cittadinanza, allora c’è un problema serio».

A sostenere la necessità di un rafforzamento della lotta alla povertà anche Stefano Calella, segretario generale aggiunto Cisl Alessandria – Asti. «La sospensione repentina del Reddito di cittadinanza – afferma – può creare criticità a coloro che ne avevano effettivamente bisogno. Come sindacato ci auguriamo che il Governo rafforzi la lotta alla povertà, sfruttando anche le risorse che derivano da questa sospensione».

Secondo Calella il Reddito di cittadinanza, che ha avuto un ruolo molto importante in fase pandemica, andava effettivamente modificato sotto qualche aspetto. «Le politiche attive del lavoro non hanno risposto come ci attendevamo. La nostra preoccupazione, però, è che ora il sistema pubblico non riesca a far fronte alla situazione in modo adeguato, per cui sarebbe bene integrarlo con quello privato. Parimenti, anche gli strumenti nuovi messi a disposizione, come l’assegno di inclusione o il sostegno alla formazione, sono ancora insufficienti. Ci auguriamo risposte certe dal Governo».

Critico nei confronti del sistema di politiche attive del lavoro anche Armando Dagna, segretario generale Uil Asti-Cuneo. «Il sistema di formazione – afferma – non è tarato sulle persone poco qualificate o non specializzate. Peraltro il Reddito aveva inciso solo in parte nella lotta alla povertà, che secondo noi deve essere portata avanti dai Comuni, che conoscono la realtà locale».
Per quanto riguarda, poi, il blocco della misura, al sindacato hanno “giocato d’anticipo”: «Abbiamo contattato le persone che avevano presentato la pratica da noi – racconta Elena De Lucia, responsabile patronato Ital Uil – aiutando, in particolare, coloro a cui il Reddito scadeva nei mesi scorsi a percepire l’assegno fino a luglio e, alle famiglie con figli maggiorenni, a fare domanda per ottenere almeno l’assegno unico (nei casi in cui è previsto) che prima percepivano insieme al Reddito di cittadinanza».

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