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Bar Ligure, il nuovo gestoreavrebbe dovuto sborsare 95mila euro
Economia

Bar Ligure, il nuovo gestore
avrebbe dovuto sborsare 95mila euro

Nell'ormai tristemente lunga lista di negozi e locali storici perduti della città, entra anche il Bar Ligure. Chiuso da diversi mesi, i suoi estimatori nutrivano speranze di riapertura sotto

Nell'ormai tristemente lunga lista di negozi e locali storici perduti della città, entra anche il Bar Ligure. Chiuso da diversi mesi, i suoi estimatori nutrivano speranze di riapertura sotto nuova gestione: una sorta di "penitenza" in attesa di tornare a calcare il suo pavimento in tavolato con l'inconfondibile bancone centrale. Invece no. Il Ligure, almeno in tempi brevi, non sarà più un bar, ma diventerà un negozio di occhiali altamente specializzato. E non si può dire che i suoi proprietari non abbiano fatto di tutto per "mantenerlo" bar come non si può dire che mancassero i gestori pronti a rilevarlo. Il problema risiede in una norma comunale, mutuata da una legge regionale che a sua volta discende da una legge nazionale, che ha dell'incredibile in periodi di crisi come questi.

Una legge che impone ad ogni nuova attività di somministrazione con superficie superiore ai 25 mq di "reperire" dei posti auto riservati ai clienti in numero proporzionale alla grandezza del locale. Senza addentrarci nei meandri di complicati calcoli, solo per il piano strada del Ligure serviva "dimostrare" una dozzina di posti auto. Se il locale non ne dispone, il Comune è obbligato, per legge, a "monetizzare" questa carenza facendo pagare ai gestori una cifra calcolata sul numero di posti auto combinata con il pregio della zona in cui sorge il bar. Morale: chiunque volesse rilevare il bar Ligure doveva al Comune di Asti una cifra compresa fra i 70 mila e i 95 mila euro solo per la monetizzazione dei posti auto di cui il locale, per la sua posizione centrale in zona pedonale, ovviamente non può disporre. Ma fa rizzare i capelli parlare di "nuova attività" quando si fa riferimento è ad uno dei bar storici di Asti.

Tocca al dottor Angelo Demarchis, dirigente del settore attività produttive del Comune di Asti spiegare dove sta l'inghippo: «Un conto è la sospensione di un'attività e il subentro di un nuovo gestore -specifica- In questo caso nulla è dovuto perchè non c'è soluzione di continuità. Ma se, come in questo caso, i precedenti gestori dichiarano la cessazione di attività, chi viene dopo è come se aprisse ex novo il locale e dunque deve sottostare a questa norma. Tenendo conto che il Comune di Asti, negli ultimi anni, ha già dimezzato i valori di monetizzazione dei posti auto, ma non può sottrarsi all'applicazione della legge». Una legge che, forse, a Roma qualcuno dovrebbe preoccuparsi di abolire o almeno ridimensionare o riformulare in tempi di crisi come questi e in casi di salvaguardia del patrimonio storico cittadino. Chi può, oggi, disporre di una cifra così alta da destinare esclusivamente a questa gabella che non porta alcun reddito? Ma quanti caffè ci vogliono solo per pagarsi i parcheggi che non ci sono?

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