«Se la “partita” del Recovery Fund sarà giocata al meglio e se sarà posta la giusta attenzione sul Superbonus 110%, il settore dell’edilizia registrerà una crescita annua del 20% per i prossimi cinque anni».
Non ha dubbi Carlo Fornaca, a capo del Gruppo costruttori edili dell’Unione industriale, che nei giorni scorsi, presso il ristorante “I 3 Poggi” di Canelli, ha guidato l’assemblea annuale dell’associazione.
Lo stato di salute del settore
L’incontro è cominciato con una relazione sullo stato di salute del settore dell’edilizia a livello nazionale, regionale e provinciale, riguardo a cui Fornaca delinea ora le condizioni.
«L’edilizia – spiega – è un settore decisamente in crescita. Sicuramente un grosso stimolo è stato fornito dal Superbonus 110%, subito “colto” da aziende e professionisti strutturati. Purtroppo, però, ci sono ancora problemi sulle tempistiche di sanatorie e rilascio dei documenti».
Fornaca ricorda quindi gli incontri con i vertici delle amministrazioni pubbliche e degli enti locali per sensibilizzarli sull’importanza di agevolare la partecipazione alle gare d’appalto, nel rispetto delle norme, delle imprese del territorio. Oltre che di incentivare il recupero edilizio dei centri storici e dei borghi della provincia di Asti. «Se il Superbonus verrà prorogato, le Amministrazioni organizzeranno con efficienza il rilascio delle autorizzazioni e se verranno fatti recepire i progetti del Recovery Fund – continua – avremo una crescita costante annua del 20% nei prossimi cinque anni. Un risultato accompagnato da indubbi vantaggi: abbattimento delle barriere architettoniche, città messa a nuovo dal punto di vista architettonico e meno inquinamento grazie all’efficientamento energetico, dato che il riscaldamento è la principale fonte di emissione di Co2 nell’aria. Oltre, indubbiamente, ai benefici a livello occupazionale sull’intera filiera».
I “numeri”
A questo proposito Fornaca cita anche i “numeri”. «L’ammontare dei lavori che scaturirebbero dal finanziamento, col Recovery Fund, di tutti i progetti astigiani appositamente definiti e accolti – afferma – farebbe sparire la crisi del settore che risale al 2009, dato che raddoppierebbero imprese e operai».
In base ai dati della Cassa edile, infatti, nel 2008, prima dell’impatto della crisi finanziaria sul settore, le imprese in provincia di Asti erano 782, per un totale di 2.671 operai (livello massimo). Dopo 10 anni di restrizioni si è arrivati nel 2019 ad un livello minimo, pari a 414 imprese e 1.337 operai. «Ora, finalmente – annuncia – il trend è nuovamente in crescita, con 1.471 operai e 453 imprese. Tanto che si prevede una massa salari a fine anno pari a 22 milioni di euro, 3 in più rispetto al 2020. Questo momento non va sprecato».
Infine Fornaca ricorda gli accordi sindacali firmati (o in procinto di esserlo). «Dopo aver riformato l’amministrazione della Cassa edile, ottimizzandone i costi – racconta – abbiamo lavorato sull’accordo sindacale bilaterale, che non è ancora stato siglato. Prevederà l’aumento del 4% sui salari e una seria riorganizzazione dell’Ente unico della Cassa edile per intensificare la prevenzione di infortuni sul lavoro e garantire dieci corsi base di formazione gratuiti».
Le difficoltà
Dopo il saluto di Andrea Amalberto, presidente dell’Unione Industriale, l’assemblea è poi proseguita con una tavola rotonda cui hanno partecipato Paola Malabaila, presidente di Ance Piemonte; il vice presidente della Regione Piemonte Fabio Carosso; l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Gabusi e il capogruppo Carlo Fornaca.
Nel corso del dibattito sono emersi i problemi che le imprese edili vivono quotidianamente.
Tra questi, la scarsità di manodopera qualificata e specializzata. «I lunghi anni di crisi – spiega ancora Fornaca – hanno impedito la formazione di giovani specializzati nel settore, per cui non c’è ricambio generazionale. Bisogna quindi lavorare sulla formazione degli operai e, inoltre, il Governo dovrebbe limitare il reddito di cittadinanza solo a chi ne ha veramente bisogno. Ora che la domanda c’è, non ha senso aiutare in termini economici chi potrebbe lavorare. Così facendo si mantengono persone che stanno a casa, col danno che a volte integrano la cifra ricevuta dallo Stato con lavoretti in nero, soprattutto nel nostro settore».
Altro problema, quello del caro materiali per l’edilizia. «Il balzo elevato dei prezzi – rimarca – dipende dal fatto che il mercato ha risposto ad un aumento di domanda significativo in poco tempo, dopo anni di crisi. Per contribuire a risolvere il problema il Governo dovrebbe prorogare il Superbonus al 2022 o anche al 2023, in modo da garantire al settore di adeguarsi e gestire correttamente la domanda».
Nel corso degli interventi Carosso e Gabusi hanno evidenziato le prossime azioni che intendono intraprendere per cercare di incentivare le imprese private e cogliere le importanti opportunità che le misure di sostegno europee e nazionali metteranno in campo per la ripresa dell’economia italiana.