L’Astigiano è la provincia con il maggior numero di infortuni e morti sul lavoro rispetto alle altre province piemontesi comparabili per estensione e popolazione, ovvero Biella, Vercelli e Verbano Cusio Ossola. Inoltre è al 25esimo posto in Italia per incidenza dei morti sul lavoro in base alla classifica pubblicata da Vega Engineering.
Sulla base di questi dati – e tenendo ben presente la grave situazione dell’Italia, che conta una media di tre morti sul lavoro al giorno – i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di elaborare un documento da presentare in occasione del Tavolo di sviluppo, incontro periodico che vede coinvolti Istituzioni, mondo produttivo e sindacati. Intitolato “La sicurezza sul lavoro è un bene comune”, è stato presentato ieri (lunedì) in conferenza stampa.
«Lo scorso agosto – ha esordito Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil – in Italia è stato registrato l’8,48% di infortuni sul lavoro in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Ad Asti il dato è negativo, pari a – 5,27% (1.186 infortuni nel 2021 contro i 1.252 del 2020), ma bisogna considerare che il dato del 2020 è falsato dalle denunce collegate alla pandemia. Quindi i dati di Asti, lo scorso agosto, erano in linea con il 2019. Inoltre va ricordato che ad Asti sono in aumento le denunce di malattie professionali, con un + 35,71% registrato tra gennaio e agosto 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020».
La strategia da seguire
Da qui la necessità di intervenire. Secondo i sindacati le parole chiave sono tre: servizi ispettivi, inclusione e formazione.
«E’ innanzitutto necessario – ha spiegato Quagliotti – il coordinamento costante tra servizi ispettivi, che vanno sicuramente potenziati. Il Ministro Brunetta ha recentemente annunciato l’assunzione di 5mila ispettori in tutta Italia, numero che comprende i servizi ispettivi dell’Asl, ma purtroppo solo temporaneamente. Secondo noi, invece, dovrebbe essere a tempo indeterminato».
Le organizzazioni sindacali hanno poi posto l’accento sulla necessità di declinare il concetto di inclusione all’interno dei DVR (Documenti di Valutazione del Rischio), uno degli elementi più importanti nella costruzione dei percorsi di sicurezza, e nell’ambito della formazione. «Tutte attività – ha proseguito – che, appunto, devono tener conto dalla specificità dei lavoratori coinvolti, che possono essere donne, stranieri, somministrati o in subappalto. La formazione, poi, dovrebbe essere non solo in mano alle agenzie formative, ma anche agli Enti bilaterali».
Fondamentale, a livello di prevenzione, anche l’informazione. «Questo compito spetta ovviamente ai datori di lavoro, ma nell’Astigiano si potrebbe organizzare una grande campagna informativa nei luoghi di lavoro, finalizzata alla prevenzione, attraverso le risorse che potrebbero mettere a disposizione gli Enti bilaterali, i fondi professionali e la Fondazione CrAsti. Parimenti, si potrebbe anche organizzare una campagna nelle scuole».
Gli altri commenti
E mentre Marco Ciani, segretario generale Cisl Alessandria-Asti, ha sottolineato la necessità di «fare sistema nel mondo del lavoro per ridurre drasticamente gli incidenti», Armando Dagna, segretario generale Uil Asti – Cuneo, ha posto l’accento sul fatto che le leggi in questo ambito non mancano. «Gli strumenti per limitare al massimo gli infortuni ci sono – ha sottolineato – ora è necessario affrontare il problema, ormai strutturale perché indipendente dalla congiuntura economica, con l’apporto di tutti gli attori economici e sociali».