Dal 2013 al 2018 il personale di Poste Italiane è sceso, tra sportello e recapito, di 107 unità, passando da 580 a 473 dipendenti, con una contrazione pari al 18,4% in soli cinque anni.
Emerge dall’indagine, durata due anni, che ha consentito alla Slc Cgil, categoria sindacale che si occupa dei lavoratori della comunicazione, di dialogare con il personale di Poste Italiane di tutta la provincia di Asti.
«A questo dato, già considerevole – spiegano Giorgia Perrone, segretaria provinciale Slc Cgil, e Patrizia Bortolin, Rsu della categoria sindacale – sono andati poi ad aggiungersi 37 uscite nel 2019 (di cui 16 agli sportelli di Poste e altre 21 nel settore recapito) e altre 36 nel 2020 (di cui 24 agli sportelli e 12 nel recapito) per un totale complessivo, in sette anni, di 180 lavoratori, pari al 31% della forza lavoro di Poste SpA in provincia di Asti».
Le richieste all’azienda
Da qui le richieste del sindacato di chiarimenti e di ripristino delle postazioni lavorative. «Poste Italiane – proseguono – ha risposto che, dalla fine del 2018 ad oggi, sono transitati dal recapito alla sportelleria 24 dipendenti, sono stati assunti dall’esterno 14 lavoratori (sempre per gli sportelli) e che altre 9 persone sono state assunte con contratti di apprendistato per il settore commerciale».
«Tuttavia – specificano – è necessario precisare, al fine di comprendere meglio il “mondo” Poste, che gli specialisti commerciali non coprono i posti vacanti agli sportelli, perché svolgono un’attività di vendita che non ha nulla a che fare con gli sportelli tradizionali o con il recapito. A ciò si aggiunge il fatto che buona parte di queste nuove assunzioni lavora con contratti part time».
«È solo grazie al nostro intervento che, a partire dal 2019, 60 lavoratori precedentemente assunti con contratto a tempo determinato sono stati trasformati, nel recapito, in contratti a tempo indeterminato, con un accordo delle politiche attive».
La dichiarazione di stato di agitazione
Da ricordare, infine, che lo scorso 14 ottobre la Slc Cgil ha avviato, assieme alla Slp Cisl di Asti, le procedure previste dalla legge per la dichiarazione di stato di agitazione. L’obiettivo è ottenere un aumento delle dotazioni organiche. «La giustificazione a tale richiesta – sottolineano – è facilmente dimostrabile ed è sostenuta non solo dai numeri sopra evidenziati, ma anche alla luce della mancata riapertura con orario pre-Covid di molti uffici postali (con conseguenti code interminabili, peraltro non dovute solo alle limitazioni di accesso negli uffici)».
«In assenza, in tempi brevi, di una risposta e dell’apertura di un serio tavolo di trattativa – concludono – come Slc Cgil saremo costretti a passare dallo stato di agitazione al blocco delle attività. Una scelta forse impopolare, ma giusta e necessaria nell’interesse di tutti, cittadini e lavoratori».