Venerdì 12 dicembre si terrà lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Coinvolti tutti i settori, dalla scuola alla sanità, ad eccezione dell’igiene urbana, che si fermerà il 10 dicembre per effetto dello sciopero unitario, indetto insieme a Cisl e Uil, per il rinnovo del contratto.
Organizzato a livello nazionale, lo sciopero del 12 vedrà anche una manifestazione a livello locale, con concentramento alle 9.30 in piazza San Secondo, da cui alle 10 partirà il corteo che, dopo aver percorso via Gobetti e corso Alfieri, arriverà sotto la Prefettura in piazza Alfieri. Qui si terranno gli interventi, tra cui il discorso di Enrica Valfré, componente della segreteria regionale Cgil.
A spiegare le ragioni della mobilitazione, stamattina in conferenza stampa, il segretario generale Luca Quagliotti e Beppe Morabito, componente di segreteria.
«I due motivi principali per cui abbiamo deciso di scioperare – ha affermato Quagliotti – sono due: la Legge di Bilancio e la questione del riarmo».
La Legge di bilancio
«Nel primo caso – ha specificato – parliamo del documento di programmazione economica 2026, che dovrebbe prevedere investimenti per il rilancio del Paese, ma che invece posso definire “minimal”, dato che serve per rientrare dalla procedura di infrazione dell’Unione europea, così da preparare il terreno per una Finanziaria 2027 di tipo “elettorale”, dato che quell’anno si andrà alle urne per il rinnovo del Parlamento».
La seconda questione su cui la Cgil focalizza l’attenzione è quella del riarmo. «Riguarda tutta l’Unione europea – ha aggiunto il segretario – ma l’Italia investirà 23 miliardi in tre anni per avvicinarsi alla quota del 5% del Pil, percentuale variabile (appunto perché legata al Prodotto interno lordo), ma che comunque potrà oscillare tra i 160 e i 200 miliardi. Un parametro, quello della percentuale variabile, che però non viene utilizzato in altre situazioni, come la sanità, che vede l’Italia investire il 6,3% del Pil a fronte della media europea del 7,3% e l’indicazione dell’Ocse secondo cui, per fornire servizi di qualità, è necessario spendere almeno il 6,9%».
Al centro della protesta anche numerose altre questioni legate alla Legge di bilancio.
«Il Governo Meloni – ha affermato Morabito – continua a ripetere che l’occupazione sta crescendo. Peccato si tratti di quella precaria e sottopagata. Infatti vengono principalmente creati posti di lavoro a basso contenuto intellettuale e vengono conteggiati anche i rinnovi di contratti a tempo determinato. A conferma, basti considerare che le ore lavorate non aumentano proporzionalmente all’aumento degli occupati».
Pensioni e programmazione industriale
Critiche anche alla Legge Fornero («modificata dal Governo Meloni con un ulteriore aumento dell’età pensionabile») e alla modifica Irpef. «Nel 1974, quando era stata introdotta – ha ricordato Quagliotti – l’Irpef prevedeva 32 scaglioni che andavano dal 10 al 72%. Progressivamente si è ridotta andando dal 23 al 43%, con uno sbilanciamento a favore di chi guadagna di più. Noi chiediamo una vera riforma fiscale che ripristini la progressività della tassa, anche perché l’86% dell’Irpef deriva dai versamenti di lavoratori e pensionati».
Infine il richiamo all’attuazione di una vera politica industriale. «In Italia – hanno concluso i sindacalisti – non esiste un piano di investimenti, così come a livello locale non esiste una programmazione. Si pensa solo ad investire in costruzioni, come dimostra la volontà di realizzare il casello dell’autostrada Torino – Piacenza a Villafranca, la tangenziale Sud Ovest e l’edificio a forma di grappolo d’uva al posto dell’ex ospedale. Certo, si è parlato anche di logistica. Bene, è una buona idea. Ma relativa a quali prodotti? Non è mai stato specificato. E intanto, nella nostra provincia, la crisi si allarga. Per anni, infatti, il Pil è stato trainato non dalla domanda interna, ma dalle esportazioni, ora in difficoltà per i dazi americani, tanto che la cassa integrazione si sta estendendo anche al comparto vinicolo e alle aziende del Canellese».