Si è svolto anche ad Asti, davanti alla sede di Konecta (ex Comdata), il presidio in occasione dello sciopero nazionale proclamato per l’intero turno di ieri (lunedì) dalle sigle sindacali di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.
Uno sciopero volto a chiedere il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro Telecomunicazioni, scaduto da oltre due anni, che a livello regionale ha visto due presidi principali davanti alle sedi di Confindustria di Torino e Ivrea.
«La trattativa – spiegano i sindacati – è in una fase di stallo dallo scorso dicembre. Se la discussione sulla parte normativa è stata molto accesa, ma ha poi trovato una sintesi su quasi tutti i punti oggetto di confronto, relativamente alla parte economica abbiamo riscontrato un atteggiamento di chiusura».
La situazione del settore
I sindacati fanno poi riferimento alla situazione in cui versa il settore. «Il confronto in ambito governativo sui temi industriali e regolatori del settore delle telecomunicazioni, tenuto conto delle continue fibrillazioni che si susseguono da mesi tra i vari operatori – affermano – prosegue con lentezza e senza evidenti interventi concreti a favore del comparto, che perde oltre un miliardo di ricavi all’anno. Come sindacati abbiamo rivendicato interventi specifici nel corso del tempo all’interno delle nostre piattaforme, mirando alla salvaguardia del settore, mostrando grande attenzione ai temi inerenti alle scelte industriali in difesa dell’occupazione. Eppure le scelte industriali sono andate in direzione totalmente opposta, determinando un mercato deregolamentato che ha comportato una riduzione importante dei ricavi, a causa di una concorrenza eccessiva incentrata sul ribasso delle tariffe e che ha prodotto una forte riduzione degli investimenti».
Da qui la decisione di proclamare lo sciopero delle prestazioni straordinarie ed accessorie che si è svolto per tutto il mese di marzo, oltre alla giornata di sciopero per l’intero turno di ieri.
La richiesta di aumento salariale
In quest’ultimo caso si è puntato il dito soprattutto sulle rivendicazioni economiche legate al contratto. «I fenomeni inflattivi dei precedenti anni hanno messo a dura prova il potere di acquisto, e con forza emerge la richiesta di un rinnovo di contratto che restituisca un giusto incremento salariale. Da parte sindacale, quindi – afferma Carmela Pagnotta (Slc Cgil Asti) – abbiamo chiesto un aumento di 260 euro lordi».
«La rivendicazione economica è calcolata su un dipendente di quinto livello full time – aggiunge Marco Perello (Uilcom Uil Alessandria Asti) – e a questo proposito devo ricordare che tanti dipendenti dei call center attendono da anni un avanzamento di livello».
Il pericolo di un contratto diverso
Il sindacalista ricorda poi un’altra questione urgente. «L’altro grande problema che dobbiamo affrontare in questo periodo di trattativa – aggiunge – è che una delle due associazioni datoriali del settore – la Assocontatc, che comprende tutte le piccole società di call center – mira ad uscire dal contratto nazionale, affermando di non essere in grado di affrontare i costi attuali del lavoro, con la volontà di sottoscrivere un contratto ad hoc estremamente al ribasso. Come sindacati Cgil, Cisl e Uil non possiamo permettere questa “fuga”, che comprometterebbe le nostre richieste a favore dei lavoratori anche per il futuro. Per noi è importante tenere all’interno tutte le azienda della filiera».